La Gazzetta dello Sport

Lotta alla pirateria, aiuti ai vivai, impianti Così lo Stato può già rilanciare il calcio

- Di Andrea Masala

Risposte esatte, chiare, immediate: il calcio italiano le chiede anche allo Stato prima che sia troppo tardi. È ciò che emerge dagli stati generali al Festival dello Sport, il vertice dei massimi rappresent­anti delle nostre istituzion­i discutono di crisi, parola che significa pure “passaggio”. Le urne delle elezioni politiche si sono chiuse ieri notte: ottenere tutto e subito dal prossimo governo non è possibile, ma è lecito aspettarsi interventi almeno a medio termine. Le agende dei partiti e delle coalizioni hanno riservato capitoli allo sport, al calcio. Non si tratta di tirare fuori «fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione», la sintesi del genio secondo il conte Mascetti, alias Ugo Tognazzi, in «Amici miei». Certo, il genio non guasta mai, ma sarebbe già importante varare concreti provvedime­nti per ridare un primo slancio al nostro sport più popolare.

Partiamo dal mattone. Lo stadio di proprietà serve a consolidar­e le strutture societarie, a cominciare dai bilanci. Chi gioca in una casa tutta sua non conduce per forza campagne acquisti faraoniche, ma di sicuro contiene i costi e aumenta i ricavi. In A sono soltanto quattro i club proprietar­i. A Roma e Milano va avanti un tiqui-taka sui nuovi impianti che ormai è un tormentone. Di pari passo con le giunte locali sarebbe ora di accelerare e decidere, giusto per lanciare un segnale. Inoltre occorre un perentorio cambio di passo nella lotta alla pirateria. Siamo allo stra-ripetuto: il fenomeno sottrae risorse fondamenta­li alle compagnie che diffondono il prodotto. Chi paga i diritti tv va tutelato assieme al regolare abbonato: gli strumenti per smascherar­e e punire chi truffa ci sarebbero, andrebbero usati a oltranza. I pirati e le relative ciurme vanno combattuti anche nel merchandis­ing: in Inghilterr­a, indossare la maglia autentica è uno dei modi per contribuir­e alle finanze della squadra del cuore, chi veste farlocco viene bollato quasi come un evasore fiscale. Qui da noi c’è invece un florido settore che campa con i falsi a tutto spiano. Si chiude un occhio, all’occorrenza due, e si tollera l’indotto illegale. Non ci sarebbe niente di scandaloso se le forze dell’ordine reagissero, forti della certezza della pena. Dettagli, certo, ma qualcosa va fatto.

Lo scenario è preoccupan­te, ma “cum grano salis” può subire aggiustame­nti senza terapie d’urto. Il costo del lavoro è una voce pesante nei bilanci dei club: avanti così, la sostenibil­ità diventa un miraggio. Occorre unirsi e svoltare tutti insieme per ridurre l’impatto degli stipendi fino a soglie accettabil­i: in prima battuta, dipenderà soprattutt­o dagli stessi club e dalla Federazion­e. Sarà indispensa­bile

anche una stretta alle commission­i degli agenti, che nel solo 2021, dopo la pandemia, hanno incassato 173 milioni. Le risorse non sono illimitate, senza una regolata ce ne saranno di più per gli intermedia­ri che per altre componenti vitali come i settori giovanili. Qui lo Stato potrebbe agire più a monte, magari con agevolazio­ni fiscali, non con elargizion­i una tantum. I vivai non soltanto costituisc­ono un valido serbatoio, ma svolgono anche una funzione sociale: che cosa ci sarebbe di strano nell’incentivar­li?

Ricorre, anzi si impone, una questione di governance: il calcio italiano non riesce ancora a fare sistema. Ciò complica la gestione dei rapporti con i Palazzi a tutti i livelli. Senza per forza allestire un fronte monolitico, basterebbe non presentars­i sempre in ordine sparso.

Sarebbe utile un soggetto ad hoc per commercial­izzare i diritti tv all’estero: con l’ingresso dei fondi di investimen­to nella Lega sarebbe stato più facile, poi però non se n’è fatto nulla. Si può rimediare, però a furia di veti incrociati e con l’ossessiva tutela del “particular­e” si prolunga una melina che rovina il gioco e il giocattolo.

Il calcio è un nostro patrimonio culturale ed economico, perciò va protetto. Guardiamo ai più ricchi, agli inventori: gli inglesi con la loro nazionale che non vince un titolo dal 1966, scivolano in B nella Nations League. Meglio non imitarli, eppure vivono lo stesso felici e contenti. Come mai? In 30 anni sono riusciti a fondare e rinforzare una lega che distribuis­ce utili a tutti. Anche loro devono correggere storture come gli ingaggi troppo alti, però hanno la pancia piena. Per rilanciare il nostro calcio, prima di tutto si deve puntare alla sostenibil­ità, per poi tentare il salto in alto, missione dura ma non impossibil­e. Lo Stato può senz’altro giocare la sua partita su più campi. Presto però, senza aspettare le prossime elezioni.

 ?? ??
 ?? ?? Casa vincente Lo Juventus Stadium, inaugurato nel 2011, è l’impianto di proprietà del club bianconero, che vi ha vinto nove scudetti consecutiv­i
Casa vincente Lo Juventus Stadium, inaugurato nel 2011, è l’impianto di proprietà del club bianconero, che vi ha vinto nove scudetti consecutiv­i

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy