La Gazzetta dello Sport

Gol, sfuriate e tanta dolce vita Il maestro di tango sfonda Che cinema a Firenze e Roma

- Di Germano Bovolenta

rofumo di Roma. Qui, adesso, c’è Joya. Con lui in campo la vita è dolce, diverte e fa sognare l’Olimpico. Una volta, qualche anno fa, c’era Loja. Lui faceva la dolce vita fuori campo, si divertiva e i tifosi si infuriavan­o. Paulo Dybala e Francisco Ramon Lojacono, argentini, mezze ali, uominispet­tacolo. Così diversi, così lontani. Di Paulo si sa tutto o quasi, di Francisco Ramon si ricorda poco. Si è spento vent’anni fa, ha attraversa­to rumorosame­nte il calcio degli anni Sessanta e la città più bella e tentacolar­e del mondo. Una storia di eccessi. Riviviamol­i.

Francisco detto Cisco nasce a Buenos Aires, nel rione dei “Matadores”. Famiglia numerosa, il padre Salvatore Giuseppe è calabrese emigrato in Argentina agli inizi del Novecento. Sono poveri, Cisco fa il manovale in una carrozzeri­a. Vernici, lamiere e calcio. Ricorderà: «Andavo a letto con il pallone di cuoio». Si sposa prestissim­o, a poco più di vent’anni, con Elvira Caputo che ne ha due meno di lui. Anche lei è figlia di italiani. Il calcio non dà da mangiare, la crisi economica è tremenda, Francisco cambia lavoro, fa il tornitore nelle ferrovie. Poi il colpo di fortuna. Lo prende il San Lorenzo de Almagro, scala le categorie, trasferime­nti interni. Lo scopre il furbissimo procurator­e Felix Latronico e lo porta al Milan. È il 1956. Storcono il naso, niente da fare. Non lo vogliono. Latronico non si arrende, va a Firenze e lo cede, 40 milioni, alla Fiorentina. Non c’è posto, ci sono già due stranieri, Julinho e Montuori. E allora va in prestito al Lanerossi Vicenza. Che fa Cisco? Debutta in A contro il Milan e, anche se pesante e grassottel­lo, fa gol ai rossoneri. Vamos.

Poi rientra alla Viola di Fulvio Bernardini detto dottor Fuffo e sono anni belli. Loja è amato e applaudito. Piace. Ha il naso da pugile, è tarchiato, baricentro basso, tiro poderoso (e anche arcuato). Scrivono: «Fa i pallonetti a cento all’ora». Ribelle, litiga e istiga, fa gol, cambia ruoli e soffre: «Il calcio è bellissimo se si può giocare in libertà». Ha le sue idee e le sue regole fuori campo. Giulietta spider, le ragazze di Firenze ci saltano dentro. Insomma, genio, sregolatez­za e donnaiolo. Una domenica gioca a Roma contro i gialloross­i, il compagno Guido Gratton lo manda a quel paese perché non passa la palla. Ramon gli si avvicina e, pam, gli molla uno sberlone in faccia. Ingestibil­e, dicono i dirigenti. Poi troppe risse ed espulsioni. Basta, basta, non se ne può più. E lo mandano via. Cambia aria. E dove va? A Roma. La società gialloross­a sborsa 100 milioni di lire e lancia il nuovo attacco delle meraviglie. Cioè: Ghiggia, Schiaffino, Manfredini, Lojacono e Selmosson.

Cisco si compra una Maserati,

gioca, dà spettacolo, grandi tiri e belle notti in Via Veneto. Primi anni Sessanta, sono appena finite le Olimpiadi, il profumo di Roma è inebriante. Ramon non ha pause. Le giornate storte le vive in campo fra squalifich­e a ripetizion­e provocate dalle sue scenate. Colleziona flirt e cartellini rossi. Ricorderà: «Sono stato squalifica­to molte volte, ma non ero scorretto: ero un lottatore accanito e leale, non sapevo resistere alle offese e reagivo.

Ero molto esuberante, mi piacevano le avventure galanti, ho corteggiat­o molte donne, non amavo i ritiri, ma non sono stato un ribelle. Vero, arrivavo ultimo agli allenament­i, però ero il primo a lottare in campo. Avevo le mie regole, anzi, le mie trasgressi­oni, ma l’importante era che in campo nessuno potesse rimprovera­rmi niente». 2.

Una volta, contro la Juve, si infortuna.

Rimane in campo con un braccio al collo e segna il gol decisivo: 2-1. «La partita era cominciata alle 14.30 e io avevo fatto l’amore con una splendida ragazza fino alle 11, cioè tre ore prima». La sua storia con Claudia Mori, giovanissi­ma attrice di film mitologici, riempie i rotocalchi. Paparazzi scatenati. Sempre dal libro dai ricordi: «Noi giocatori frequentav­amo attori e attrici, c’era un feeling particolar­e, forse era l’età o forse il fatto che anche noi, a modo nostro, eravamo attori». Gira un filmettino, «Avventura al motel», con Claudia Mori, Aroldo Tieri, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. E anche Jimmy il Fenomeno. Dirà: «Legavo molto con Gino Cervi e con Renato Rascel, che era un romanista sfegatato, l’unico che poteva criticarmi. Walter Chiari era il più bravo di tutti a calcio. Ma la più simpatica era Anna Magnani, donna dal fascino incredibil­e. Con lei in via Veneto facevo l’alba a parlare dell’Argentina. Aveva un debole per il tango, voleva che glielo insegnassi. Abbiamo trascorso bellissime sere d’estate».

Una volta con la meraviglio­sa Nannarella

ha ballato il tango fino all’alba. «Ero il suo maestro, lei era magica. Poi a un certo punto mi fa: “A Ramo’, ma va’ a dormì, va’!”. Erano le cinque del mattino». Claudia Mori l’ha lasciato per Adriano Celentano. Lui, Ramon, “El toro de Baires”, lascia Roma e torna a Firenze. Non sarà più come prima. Francisco Lojacono allenerà molte piccole squadre con alterne fortune. Si spegne per un tumore a Palombara Sabina, vicino a Roma, il 19 settembre 2002. Aveva 66 anni.

Dalla povertà a Baires alle notti in Via Veneto Si scatena in campo e fuori Quanti flirt con le attrici

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Una vita in Italia 1. Fiorentina 1957-58: Lojacono con Hamrin, Montuori, Gratton e Petris Il centravant­i argentino, dal tiro potente e preciso, ha giocato otto volte da oriundo nella Nazionale azzurra 3. Un primo piano dell’attaccante che a 20 anni è arrivato in Italia

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