Van der Poel shock Spinge 2 ragazzine: in arresto per 5 ore
Libero su cauzione, si è ritirato dopo 30 km Lite per il chiasso in hotel: domani dal giudice
Brighton-Le-Sands è un sobborgo a sud di Sydney, non lontano dall’aeroporto. E il Novotel un albergo piuttosto frequentato: un famoso sito di prenotazioni e opinioni dei clienti conta più di 2.000 recensioni, con 7.4 su 10 di voto medio. Un hotel che, dice la pubblicità, «regala viste mozzafiato sulla splendida Botany Bay». Sarà. Di certo Mathieu Van der Poel non deve essersi goduto niente di tutto questo, dopo la notte d’inferno (quella tra sabato e domenica) che lo ha escluso di fatto da quel Mondiale – ha preso il via, sì, ma si è ritirato dopo 30 km – di cui era uno dei favoriti. Domani l’olandese comparirà davanti al Tribunale di Sutherland: non è in possesso del passaporto, e una delle peggiori possibilità è che non gli venga restituito prima di sei settimane.
Fatti La vicenda è stata clamorosa, al punto di restare per ore in tendenza sui principali social di tutto il mondo. Secondo il rapporto della polizia, «verso le 22.40 un uomo di 27 anni (Mvdp, per l’appunto) è stato coinvolto in un alterco con due adolescenti, due ragazzine di 13-14 anni. Secondo la ricostruzione, le avrebbe allontanate: una è caduta, l’altra è stata spinta contro il muro ferendosi lievemente (graffi) a un gomito». L’albergo ha chiamato le forze dell’ordine, Van der Poel è stato arrestato e poi portato al commissariato di Kogarah: per lui l’accusa di due episodi «di aggressione», prima di essere rilasciato sotto cauzione dopo circa 5 ore. Ritorno in camera alle 4 del mattino, notte passata in bianco, e poi via verso la partenza del Mondiale dove ha raccontato: «Ero andato a dormire presto, verso le 21. Volevo riposare, ma il corridoio era pieno di bambini che non la smettevano di bussare alla mia porta. Mi sono stufato e gli ho detto, in maniera non troppo simpatica, di fermarsi. A quel punto, hanno chiamato la polizia e mi hanno portato via. Un disastro». Non c’è da stupirsi del ritiro precoce: secondo il suo d.s. Christoph Roodhooft era «distrutto mentalmente». «Spero che non soffra troppo — ha detto papà Adrie — ma non penso che abbia spinto dei ragazzini o cose del genere. Quando tornerà a casa, dovremo rimettere insieme tutti i pezzi».
Piani Con il passare delle ore sono emersi altri dettagli. Come il fatto che Van der Poel non avesse una stanza sullo stesso piano dei compagni di Nazionale, come confermato da Dylan Van Baarle: «Noi eravamo al quarto piano, Mathieu credo al nono, con la fidanzata. Al nostro piano non è successo niente, io ho dormito meravigliosamente». La circostanza è stata spiegata così dalla squadra dei Paesi Bassi: «Mathieu avrebbe dovuto dividere la stanza con Jan Maas, ma è arrivato in Australia con un po’ di raffreddore e così gli abbiamo prenotato un’altra stanza, su un piano diverso». Jan Van Veen, capo della delegazione olandese, ha aggiunto: «Nei giorni precedenti non abbiamo avuto nessun problema in questo albergo». Il rimpianto sportivo è grande — «Si era preparato al top per il Mondiale», ha sottolineato il c.t. Koos Moerenhout — ma ora contano di più le conseguenze di quanto accaduto. La polizia potrebbe acquisire le telecamere a circuito chiuso dell’albergo e valutare le immagini. Di sicuro l’Australia a inizio anno non si è fatta problemi a espellere il tennista Novak Djokovic, non vaccinato contro il Covid-19. E il serbo aveva dovuto attendere la sentenza al Park Hotel di Melbourne, «casermone» noto per ospitare una trentina di richiedenti asilo bloccati da anni nel severo sistema di immigrazione australiano. Ad ogni modo, per Van der Poel sono cambiate le priorità: dalla maglia arcobaleno a un «semplice» biglietto aereo per tornare a casa.