SUCCESSO MELONI: PRIMO PARTITO COSÌ FDI TRASCINA LA COALIZIONE CALO LEGA, TENGONO PD E M5S L’AFFLUENZA MAI COSÌ BASSA
Spoglio nella notte e previsioni difficili
Fratelli d’Italia, in base agli exit poll, è nettamente il primo partito, all’incirca con il 25% dei voti. Il risultato di Giorgia Meloni trascina la coalizione di centrodestra (diversi punti avanti rispetto agli avversari di centrosinistra) ma nel complesso non brillano FI e Lega, con il Carroccio che registra un brusco calo rispetto alle Politiche 2018 e alle Europee 2019. Se i risultati dovessero essere confermati, Meloni potrebbe diventare la prima premier donna della storia italiana. L’accordo nel centrodestra era che l’indicazione ricadesse sul leader del primo partito. Affluenza in calo rispetto al 2018: alle Politiche è la più bassa di sempre di
Secondo le prime proiezioni, 1 con lo spoglio in corso durante la notte, il centrodestra è in vantaggio nelle elezioni per rinnovare il Parlamento. Come risultava dai sondaggi delle scorse settimane, trainato dall’exploit di Fratelli d’Italia, la coalizione di centrodestra è avanti negli exit poll. Il partito di Giorgia Meloni sarebbe attorno al 25% (sia Opinio per la Rai che Swg per La7 disegnano una forbice più ampia, che va dal 23% al 27%), conquistando quindi il voto di un italiano su quattro. Nel complesso, sommando i voti raccolti da Lega, Forza Italia e dai centristi, il centrodestra si attesterebbe intorno al 43-45%, che in base alla legge elettorale può fruttare un numero di parlamentari tale da governare senza problemi. La Lega non brilla ma raccoglierebbe un risultato attorno al 12,5%, mentre FI sarebbe tra il 6% e l’8%, a cui va anche sommato anche l’esito (1,5%, all’incirca dei centristi che fanno capo a Maurizio Lupi). «Centrodestra in netto vantaggio sia alla Camera che al Senato. Sarà una lunga notte» ha twittato un’ora dopo la chiusura dei seggi Matteo Salvini. Si può parlare di vittoria del centrodestra? Per il momento sì, anche se il ragionamento è suscettibile di errore, perché si basa sugli exit poll (la richiesta di riprodurre il voto, all’uscita dei seggi) e sulle prime proiezioni (che “allargano” al totale il dato dei primi seggi dove lo spoglio è stato completato).
Sotto le aspettative, almeno secondo gli exit poll, il risultato del centrosinistra.
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Il distacco del Pd di Enrico Letta rispetto al partito di Meloni sarebbe di almeno 5 punti percentuali (17-21% secondo Opinio, 18-22% per Swg), con il blocco di centrosinistra che resta sotto la soglia del 30%, lontano dagli auspici dei dem. Non brillerebbe neppure il risultato raccolto dagli alleati di Letta, con Sinistra Italiana-Verdi appena oltre la soglia di sbarramento, +Europa al limite e Impegno Civico di
Luigi Di Maio con percentuali impercettibili. E gli altri, i partiti che correvano fuori dalle coalizioni. Riccardo Ricciardi del M5S, ai microfoni di La7, parla di «risultato soddisfacente, ci davano per spacciati». Invece il movimento di Giuseppe Conte, secondo gli exit poll, oscilla attorno al 15% (sia per Opinion che per Swg). In linea con i sondaggi della vigilia anche il consenso (potenziale) raccolto da Carlo Calenda e la sua AzioneItalia Viva: il patto con Matteo Renzi varrebbe il 7% circa. Quasi sicuramente fuori dal nuovo Parlamento, l’Unione popolare di Luigi De Magistris, qualche chance ce l’ha Italexit di Luigi Paragone.
Il video al bar
Berlusconi: «Salvini non ha mai lavorato Se ho paura di Giorgia? Un po’»
L’astensionismo preoccupava 3 già alla vigilia, non a caso.
Dopo i segnali del referendum di giugno (con i quesiti sulla giustizia) e delle ultime Comunali (a ottobre 2021 e a giugno scorso), si temeva un ulteriore calo rispetto alle Politiche di marzo 2018 (72,9%). E così è stato. Già la rilevazione delle ore 19 mostrava un crollo di 7 punti rispetto al procedente di quattro anni e mezzo fa. Il dato finale della partecipazione si è fermato sotto il 70%. Sicuramente colpisce il calo netto in alcune grandi regioni del Sud, dal Lazio alla Campania, forse anche per colpa dell’ondata di maltempo che ha flagellato alcune città. Tiene
Dai dati dei primi exit poll al centrodestra va la maggioranza alla Camera e al Senato ma Carroccio e Forza Italia non brillano Il terzo polo intorno al 7% Astensione boom al Sud
l’Emilia-Romagna (e nel complesso il centro-nord), con Milano e Roma (dove il calo è lieve), ma l’affluenza è andata crollata, rispetto a quattro anni fa, nei capoluoghi e poi anche in Calabria, Molise, Basilicata e Sardegna. E persino in Sicilia, nonostante l’election day con le Regionali. Una tendenza netta, quella all’astensionismo, che cresce elezione dopo elezione. Soprattutto se pensiamo che nelle prime Politiche, nel 1948, l’affluenza era andata oltre il 92% degli aventi diritto. Fino al 1979, la partecipazione è sempre stata superiore al 90%, solo dal 1983 è scesa sotto il 90%. Da allora, è iniziato il progressivo allontanamento degli elettori.
Protagonisti al voto e ressa 4
di cronisti, non senza polemiche.
Alle 8.30 di mattina ha votato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, tra gli applausi di chi era al seggio. Il premier dimissionario Mario Draghi lo ha fatto più tardi, a Roma, con la moglie Serenella. Voto invece rinviato di qualche ora per Giorgia Meloni: l’attesa per la presidente di FdI ha provocato una ressa di fotografi, che la attendevano al seggio a Roma, tanto da dover rimandare l’operazione a tarda sera, per consentire agli elettori un voto sereno. Enrico Letta all’uscita ha mostrato il pollice alzato, con ottimismo. Il segretario Pd ha votato a Testaccio,
a Roma, senza rompere il silenzio elettorale. Lo ha fatto invece il capo della Lega, Matteo Salvini, addirittura proiettandosi sul governo che verrà. “Ce l’ho in testa. Noi siamo già al lavoro da settimane”, ha detto dopo aver votato a Milano. E non è mancata la polemica interna al centrodestra. Silvio Berlusconi, al bar con alcuni simpatizzanti di FI, (in un video “carpito” e pubblicato sul sito di Repubblica) si è lasciato scappare timori su Meloni (“Se fa paura? Eh, sì…”) e considerazioni poco amichevoli su Salvini (“non ha mai lavorato”). “Berlusconi può dire quello che vuole, gli vorrò sempre bene” ha glissato Salvini in un tweet. È stata la consultazione