La Gazzetta dello Sport

Coach lontano dalla squadra? Lo staff diventa fondamenta­le

- Di Dan Peterson

Sergio Scariolo è arrivato da pochi giorni e domani deve affrontare nientemeno che Milano in semifinale di Supercoppa! Anche io, spesso, sono stato lontano dalla squadra in precampion­ato. Il mio primo anno alla Virtus, 1973-74, sono stato a Chicago a opzionare Steve Mitchell. Poi ho tenuto John Fultz. Dopo all’Europeo con i dirigenti della Virtus. Idem a Milano. Nel 1982 John Gianelli ha deciso di ritirarsi. Ho cercato di convincerl­o. Niente da fare. Vado negli Usa. Una trattativa per Gianelli e una per un sostituto. Un mese. Alla fine Gianelli è tornato. Perché l’ho potuto fare? Per lo stesso motivo di Scariolo: avevo 100% fiducia nel mio staff. A Bologna avevo Ettore Zuccheri e John McMillen, che sapevano esattament­e cosa volevo. A Milano avevo il grande Franco Casalini. Nel 1982, dopo un mese fuori, arrivo con la notizia che Gianelli sarebbe tornato. Franco: «Coach, dicci la verità! Sei andato a Miami a prendere il sole!». Scariolo non lascia nulla al caso. Avrà detto allo staff come condurre ogni allenament­o, che sistemi impostare, che calendario osservare. Meno di Milano, ma anche la Virtus aveva diverse assenze per l’Europeo: Mannion e Pajola. Oggi è tutto diverso. Gli allenatori devono rifare una nuova squadra ogni anno. Poi con il mercato aperto, gli allenatori sono abituati a fare cambi in corsa. Detto ciò, Scariolo avrà una bella gatta da pelare con l’Olimpia. L’oro europeo sarà un lontano ricordo quando l’arbitro alzerà la palla per cominciare Olimpia-Virtus. Sic transit gloria mundi.

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