Visti da fuori Dalla cautela Ue ai sovranisti che brindano
L’esultanza dei sovranisti, l’apertura al dialogo del Cremlino, la fiducia di Washington, il silenzio di Bruxelles. La vittoria di Giorgia Meloni è stata accompagnata, il giorno dopo, da reazioni contrastanti. Il suo exploit è stato festeggiato dagli politici più vicini alle sue idee. A partire dal premier ungherese Viktor Orban, «pronto a collaborare». Soddisfatto Jordan Bardella, big del partito di Marine Le
Pen in Francia. Il capo spagnolo di Vox, Santiago Abascal, ha detto: «Meloni ha indicato la strada per un’Europa orgogliosa». “Esultanza” del premier polacco Mateusz Morawiecki e del leader della destra svedese, Jimmie Akesson. Dalla Germania i complimenti del partito di destra Alternative für Deutschland, mentre più cauto è stato il portavoce di Olaf Scholz, che auspica che l’Italia «non cambi il suo spirito pro-Europa». Moderato pure il presidente francese Emmanuel Macron, che ha definito il risulta
Da Orban agli spagnoli di Vox, un coro di sì. Prudente il governo tedesco, apertura da Bruxelles Fiducia dagli Usa: «Impazienti di collaborare con l’esecutivo»
I media All’apertura di credito un po’ “freddina” da parte dei vertici Ue («Speriamo di avere una cooperazione costruttiva», ha riferito Eric Mamer, portavoce della presidente della Commissione Ursula von der Leyen), inoltre, ha fatto da contraltare il commento più “caldo” del segretario di Stato Usa, Antony Blinken: «Impazienti di lavorare con il governo sui nostri obiettivi condivisi». Sotto l’altra metà del cielo, la Russia rimane in attesa di “sviluppi”: «Pronti ad accogliere qualsiasi forza politica pronta a mostrare un atteggiamento costruttivo», ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. E la Cina, prudente su Meloni per le sue frasi sulla condotta di Pechino nei confronti di Taiwan, si è comunque augurata allo stesso modo che il nuovo governo «continui ad aderire a una politica positiva nei confronti della Cina». La vittoria di FdI, nel frattempo, è rimbalzata sui media internazionali con titoli che, più o meno, richiamano al leitmotiv della svolta a destra più marcata del Paese dai tempi di Mussolini. «Povera Italia ma non è l’apocalisse», ha scritto il tedesco Del Spiegel, laddove il NewYork Times, pur sottolineando la “trepidazione” delle cancellerie Ue, ha escluso che il Paese possa trasformarsi in «un’autocrazia».