Curve avvelena Te
FRA SAN SIRO E L’OLIMPICO GOVERNO PRONTO A MUOVERSI Il giudice sportivo alla Procura Figc: «Indagate sulle parole antisemite della curva della Lazio»
Da Milano a Roma Tre tifoserie nel mirino
Tre curve fanno una prova. Sono passati pochi giorni dal diktat di San Siro, quando un gruppo ha costretto la maggioranza dei tifosi del secondo anello verde a lasciare gli spalti alla notizia della morte del capo ultrà Vittorio Boiocchi, anche famiglie che avevano fatto molti chilometri per vedere la loro Inter. E un’altra pagina nera si è aggiunta al diario di questo autunno del calcio italiano, quella del derby di Roma. Chiuso da una scena inquietante: i giocatori della Lazio a festeggiare ignari sotto la curva dove dilagano cori antisemiti. Ma riempito anche da quel «sei uno zingaro» a Radu che il giudice sportivo ha deciso di punire con 5000 euro di multa alla Roma per cori beceri evitando di usare l’espressione «razzisti», utilizzata un anno fa quando la stessa parola era stata pronunciata all’Olimpico per Zlatan Ibrahimovic.
Pericoli in agguato Il calcio italiano sta vivendo una sorta di risveglio della passione con tanti segni in più nella presenza di pubblico dopo il lungo letargo della pandemia. La gente ha una grande voglia di calcio. C’è anche qualche indicatore anagrafico diverso: più giovani e in qualche caso più famiglie, incoraggiate anche da politiche di prezzi finalmente abbordabili. Gli incidenti dentro gli stadi sono in calo, si è parlato nelle ultime settimane di una riduzione della presenza delle forze dell’ordine in occasione degli eventi calcistici. Eppure basta poco e il razzismo e la prepotenza si svegliano e quando lo fanno avvelenano l’atmosfera e danno l’idea di un pericolo sempre in agguato.
“Indagate” Intanto sui fatti del derby si apre l’indagine della procura federale sollecitata espressamente dal giudice sportivo Gerardo Mastrandrea «in ordine ai cori beceri, oltraggiosi e discriminatori di matrice religiosa» rivolti da alcuni tifosi della Lazio «alla tifoseria avversaria». L’inchiesta agirà in due direzioni: confermare che i cori sono stati «percepiti nell’intero impianto»; poi «acquisire e segnalare le iniziative assunte» dalla Lazio «nei confronti della tifoseria per prevenire, dissociarsi, individuare i responsabili e non da ultimo impedire il ripetersi di simili cori incresciosi».
Terre di nessuno
Un passaggio necessario per valutare se la società biancoceleste può evitare il passaggio della responsabilità oggettiva che la metterebbe a rischio sanzione. Sono le norme figlie della riscrittura del codice per impedire che le società potessero finire sotto il ricatto degli ultrà. Chi si impegna e fa di tutto perché certi episodi non accadano, collaborando con le forze dell’ordine, non è colpito. Le stesse “squalifiche” dei settori sono sempre più rare, anche per non colpire quei tifosi lontani dal razzismo e dai cori vergognosi ascoltati domenica sera. Una scelta che ha un senso, ma che non è stata sostituita da altri strumenti per alzare il livello di deterrenza. C’è poi un tema di vita delle curve: gli episodi di San Siro fanno pensare a “una terra di nessuno” dove non vigono le leggi che regolano la nostra quotidianità al di fuori dello stadio.
Il governo Ma il tema arriva anche sul tavolo delle autorità di governo. Lunedì ne aveva parlato il ministro dello sport Andrea Abodi, «chi usa violenza deve uscire dagli stadi» e «certe volte sembra che là possa succedere qualsiasi cosa». Ieri, in occasione della presentazione del calendario della Polizia, anche il ministro degli Interni Matteo Piantedosi ha promesso per i prossimi giorni un intervento su una questione che, assicurano, gli sta a cuore. Mentre la sottosegretaria Wanda Ferro ha parlato su Radio New Sound di «prendere provvedimenti con le autorità competenti che vengano compresi soprattutto dai tanti sportivi e tifosi che non inneggiano sicuramente alla violenza e comunque alla discriminazione». D’altronde, è prevedibile che un governo “interventista” su diverse questioni dell’ordine pubblico, si pensi alla contrastata e contestata norma anti raduni rave non autorizzati (non a caso fra le accuse ai provvedimenti del nuovo esecutivo c’è proprio quella dei “due pesi e due misure” con riferimento al fatto che di stadi non si è ancora parlato), non possa ignorare quanto è successo negli ultimi due turni di campionato fra minacce (a San Siro) e cori razzisti (all’Olimpico). Con un doppio obiettivo: proteggere il risveglio di una passione che riempie gli stadi e colpire la violenza fisica e quella delle parole.
Le minacce, i cori razzisti. Proprio nel momento in cui il pubblico del calcio regala un’entusiasmante serie di sold out, ecco che gli stadi tornano a ospitare fatti e parole piene di odio. Come reagire per proteggere questo risveglio della passione dopo i vuoti della pandemia?