Napoli, un vantaggio che è un’enormità Quanto è mancato Giroud al Milan
Otto punti di vantaggio sono un’enormità, se conquistati poi in quattordici giornate somigliano a una sentenza. Non c’è in Europa una fuga così prepotente, neanche nella Francia del monopolista Psg. Il Napoli se ne va giocando un campionato tutto suo che somiglia a un’autostrada senza caselli. Decimo successo di fila, questa volta soffrendo con l’Empoli, a dimostrazione che Spalletti non ha bisogno di essere bello per fare tre punti. Non c’è Kvaratskhelia e quindi gli assalti sono meno travolgenti, è più difficile creare la superiorità numerica, ma le soluzioni d’attacco sono tali e tante che l’occasione nasce inevitabilmente. Sempre in gol in venti partite, compresa la Champions, diciassette successi totali: l’unica sconfitta nell’unica partita “inutile” a Liverpool. Stringe i denti Raspadori, Osimhen è così incontrollabile da procurarsi rigori e rigorini come ieri, per la prima stagione Zielinski non è discontinuo. Dieci. E lode.
Del “problema” della bellezza il Milan invece non s’è del tutto liberato. Quello di Cremona non era da esteti, neanche quello che ha messo sotto lo Spezia sabato finirà in un museo: ma Alvini, diversamente dal collega “giochista” Gotti, ha chiuso a tripla mandata la sua area e soffocato gli assalti generosi e poco più dei rossoneri. Non c’era Leao, prima in panchina per turnover, poi assente anche quando è entrato in
campo nel finale, in buona compagnia dell’ectoplasma di De Ketelaere. Non c’era Giroud che, per la sciagurata maglietta lanciata via a San Siro, s’è perso l’occasione di essere, ancora una volta, l’uomo partita. Origi non è il francese, non ne ha intelligenza e adattabilità
tattica, e il Var gli strozza in gola l’urlo del gol. Sia chiaro: la Cremonese, che s’è permessa un turnover non indifferente, non ha rubato niente. Solo che adesso deve dare una svolta al campionato, perché non le restino in mano i complimenti per i pareggi con un paio di
big, anche l’Atalanta, e il temibile terzultimo posto.
Classifica sempre più spietata: Napoli 38, Milan 30. Al massimo l’Atalanta (stasera a Lecce) e la Lazio (domani con il Monza) possono raggiungere i rossoneri, poi l’ultimo turno
del 2022 concederà al Napoli di affrontare l’Udinese nel momento migliore. La squadra di Sottil sta soffrendo di dolori di crescita, o forse è semplice assestamento, ma anche ieri non è andata oltre il pari contro uno Spezia che sembra aver trovato ritmo e collettivo.
L’impressione è che si volerà al Mondiale — quelli che andranno, almeno — con una classifica deprimente per chi è obbligato a inseguire. Senza dimenticare che, all’ultima giornata, il Milan se la vedrà con la Fiorentina in apparente ripresa e l’Atalanta ospiterà l’indecifrabile Inter. Un anno fa, alla quattordicesima, il Napoli era in testa con 35 punti, il Milan seguiva con 32, poi Inter 31 e Atalanta 28. La graduatoria non è cambiata tanto, le misure sì.
E i nerazzurri, quelli più indietro, stasera devono dare una risposta decisa. Il Bologna rischia di essere il crocevia della stagione come un anno fa. Ad aprile il pasticciaccio brutto di Radu strappò di fatto lo scudetto dalle mani di Inzaghi. Oggi il Bologna arriva da tre successi di fila e col morale altissimo. Tutto il contrario dell’Inter che potrebbe aver esaurito la spinta del “periodo Calha” e ancora non conosce le conseguenze psicologiche del ko con la Juve.
C’è un solo risultato. Anche il pari sarebbe una sconfitta, l’apertura di una crisi immanente ma respinta dalla qualificazione di Champions. Vediamo poi come la Roma risponderà alla sconfitta nel derby: Mou ha già compattato la squadra sottolineando come l’unico sicuro di giocare sia Ibanez, il “colpevole”, «poi gli altri dieci». Infine: FiorentinaSalernitana è il derby della seconda parte del tabellone, il Torino con la Samp può far bella la sua classifica.