Caccia alla Champions
«Trento e Perugia sono le favorite Ma occhio alle squadre polacche»
Mancando Kazan e Novosibirsk, diventa una coppa italo-polacca Roberto Santilli Allenatore Varsavia
Il pronostico del tecnico Gardini: «Senza i russi, sono le più forti. A Civitanova serve maggiore esperienza. I campioni dello Zaksa si sono indeboliti. Una sorpresa? Lo Zawiercie»
Allacciate le cinture, occhio alle turbolenze ma con i telefoni bene accesi per tenersi aggiornati su tutti i risultati. Oggi, per le squadre italiane (ieri qualche partita è già stata disputata), decolla l’aereo della Champions League con Perugia, Civitanova e Trento a caccia di un trofeo che dal 2019 sfugge alle mani degli ambiziosi club italiani. L’obiettivo è quindi atterrare il 20/21 maggio in quella che sarà la sede delle Finals (gara unica organizzata nello stesso giorno per maschile e femminile, lo scorso anno fu a Lubiana). Formula leggermente cambiata che favorisce chi arriva primo nel girone che va ai quarti direttamente risparmiandosi un mini ottavo a sei squadre fra le seconde e la migliore terza ma che non cambia sostanzialmente gli equilibri fra le parti considerando anche le forze in campo, soprattutto vista l’assenza delle squadre russe, ancora fuori gioco a causa della guerra in corso. Squadre italiane destinate a farla da padrone? Insomma, considerando lo scherzetto fatto a Trento in finale nelle ultime due edizioni dallo Zaksa, meglio non essere troppo ottimisti.
Favorite «Però non c’è dubbio che si candidano ad essere protagoniste assolute di questa edizione - dice Andrea Gardini, tecnico fino allo scorso anno in forza allo Jastrzębski Węgiel nella Plusliga polacca dove ha accumulato anni di esperienza in panchina -. Perugia e Trento sicuramente. La Sir è sempre più una corazzata. L’Itas non ha cambiato molto ed è reduce da due finali perse, avrà il dente avvelenato. Civitanova la vede un filo indietro ma solo di esperienza. Però hanno fatto un lavoro bellissimo inserendo tanti giovani che con De Cecco in regia possono esprimersi al meglio. Molto dipenderà anche dai calendari. Però mi sembra che la Champions sia una questione tra Italia e Polonia. La Plusliga fra l’altro è un campionato molto intenso e stressante come quello italiano, in cui i giocatori sono abituati alle pressioni». Sostanzialmente d’accordo Roberto Santilli, allenatore giramondo (è arrivato fino in Sud Corea e in Australia), che quest’anno dirige il Varsavia: «La Champions senza squadre come Kazan e Novosibirsk diventa una coppa italo-polacca e le italiane onestamente mi sembrano un livello sopra. Civitanova sta facendo già cose sorprendenti nonostante i cambiamenti, Trento e Perugia sono sempre forti».
Avversarie Chi è che quindi può mettersi sulle tracce delle italiane? Il ventaglio è abbastanza ristretto: «I campioni in carica dello Zaksa si sono indeboliti - dice Gardini - con la partenza di Semeniuk (andato a Perugia, ndr). Negli ultimi due anni è stato il riferimento principale e non lo hanno sostituito». Lo conferma Santilli che aggiunge: «Hanno avuto diversi problemi fisici, anche Hubner lo recupereranno a gennaio. L’unica è se riescono a rinforzarsi nel finale con qualcuno che rientra dal campionato cinese. Ci sono giocatori come Bednorz e Juantorena che potrebbero fare la differenza. Poi c’è lo Jastrzębski che è in questo momento la squadra migliore in Polonia insieme al Resovia che però non è in Champions. L’outsider è lo Zawiercie che potrebbe essere una squadra molto fastidiosa». Non ci sono altre squadre in grado di impensierire? «Potrebbe esserci qualche incognita con le turche - commenta Gardini - ma onestamente sono tutte su un gradino inferiore e non c’è molta possibilità che possano impensierire formazioni come quelle italiane e polacche in questa competizione».
Trappole Eppure negli ultimi due anni le squadre italiane sono rimaste a bocca asciutta: «Vero - ammette Santilli - lo Zaksa a suo tempo non l’aspettava nessuno. la sua forza è stato uno stile di gioco impostato moltissimo sulla difesa e pochi errori. E poi hanno avuto l’esplosione di Semeniuk. Però se guardiamo le formazioni il livello tecnico dei giocatori non c’è onestamente paragone». È vero che, soprattutto nelle fasi finali il margine di errore si riduce. «Diciamo che l’incognita può essere nella diversità degli stili di gioco - è l’analisi di Gardini -. Le squadre polacche per esempio sono molto più impostate sulla difesa e un po’ meno sulla fisicità. Diciamo che se si riesce a “impacchettare” bene i singoli giocatori non è detto che la squadra più forte riesca a vincere. Ma è un’eventualità remota».