Inter, 6 sempre da Champions
a cos’è questa crisi? Sei gol al Bologna, aggancio all’Atalanta e alla Lazio, rientro nella zona Champions allargata, risposta immediata allo scivolone con la Juve. Come un set da venti minuti contro un rivale che arriva dalle qualificazioni e viene preso a pallate senza pietà, 6-1, bum-bum. Tutto perfetto, fin troppo, per non sospettare la complicità del Bologna. Dopo venti minuti quasi perfetti, arricchiti da un game, pardon, da un gol che aveva suggerito chissà quali scenari per Inzaghi e soci, è come i ragazzi di Motta si siano spenti all’improvviso. Scomparsi. Annichiliti. Non basta il nervosismo per una decisione sbagliata dell’arbitro a giustificare lo sdoppiamento di personalità. L’Inter aveva forse bisogno del buffetto del gol di Lykogiannis, dopo i tre schiaffoni della Juve, per ricompattarsi in quello che le riesce meglio: il collettivo. La regia di Calhanoglu, la classe di Dzeko, il ritmo travolgente di Dimarco, di gran lunga il migliore, hanno fatto il resto. Tre gol nel primo tempo (Dzeko, Dimarco, Lautaro) e tre nel secondo (Dimarco, Calha, Gosens), tutti diversi. Una traversa, un palo. Il Milan a tre punti, l’Atalanta trafitta a Lecce e che domenica si vede arrivare l’Inter di nuovo carica. Prima di fermarsi per il Mondiale, il campionato sembra ricominciare.
Bologna inizio e fine
E in questa ripartenza c’è il grazioso contributo del Bologna che, fino al vantaggio di Lykogiannis, sembrava sulla strada del quarto successo di fila. L’ultima volta le era successo nel 1967, tempi in cui, più o meno, faceva tremare il mondo. Qui tremava soltanto l’Inter, ancora sotto shock per il ko con la Juve e la pioggia di critiche. Motta conosce bene l’ambiente e aveva capito che non c’è da perdere tempo. Nessuna protezione speciale, il contrario. Un 4-2-3-1 vero, fin troppo sfacciato, anche in fase difensiva. Una squadra alta e stretta che partiva subito in pressing. E una difesa elastica che, da quattro, si allargava a cinque con il rientro in mezzo di quel vecchio pirata di Medel, il migliore dei suoi fino a che non gli è partita la brocca. Le strade per l’Inter diventavano vicoli, gli appoggi a centrocampo un supplizio, le ripartenze del Bologna una minaccia. Tanto che, dopo un’occasione di Barrow e un’altra di Arnautovic, al 22’ il tiro di Orsolini da fuori incocciava il lato-B di Lykogiannis. Addio Onana, 0-1, che guaio. Tanta fortuna, certo, ma prima il Bologna aveva avuto la possibilità di palleggiare indisturbato davanti all’area.
Sfilata di gol A questo punto l’Inter entra in campo e il Bologna esce. Non è un’iperbole. Improvvisamente Calhanoglu
L’aggancio
Aspettando che oggi Lazio e Juve giochino, l’Inter ha preso l’Atalanta, prossima avversaria Che reazione
I rossoblù sono partiti meglio, la squadra di Inzaghi però ha ribaltato lo svantaggio con furia
prende palla e squadra, sincronizzando i suoi movimenti con quelli di Mkhitaryan: quando il Bologna imposta, il turco va a disturbare avanti e l’armeno si sistema al centro. Non servono accorgimenti speciali, basta fare l’Inter. Barella riprende il suo movimento verticale, Bastoni ritrova concentrazione dopo tre errori banali, Lautaro e Dzeko s’incrociano e scambiano posizione. Si rivede una squadra. E la botta di...lato-B chiede il conto al Bologna: azione di Dumfries, cross rimpallato proprio da Lykogiannis, pallone vagante che Dzeko infila con un dritto da Wimbledon. Via alla sfilata. Dimarco infila una gran punizione il 2-1, ma il fallo su Lautaro non c’era e questo scatena Medel (a riposo nell’intervallo per evitare di peggio). Lautaro di testa anticipa tutti e fa 3-1. Nel secondo tempo, ancora Dimarco con diagonale in area (4-1), Calhanoglu su rigore (5-1) e Gosens che, entrato da poco, incrocia da sinistra (6-1). Un campionario molto vario.
Esperimenti e carattere
Oltre i sei gol, il bello è il carattere dell’Inter. Nessuno si ferma, nessuno pensa alla prossima partita. Si gioca per segnare. Quando il risultato è scolpito nella pietra, però, Inzaghi gestisce un turnover utilissimo in prospettiva Atalanta. Brozovic riprende confidenza con il suo ruolo di play, Gosens trova sinistra e gol come a Bergamo, Asllani colpisce un palo da fuori. Fuori Lautaro, ecco che Mkhitaryan avanza da seconda punta-elastico tra mediana e attacco, in un sistema “rotante” che potrebbe essere più di un esperimento da turnover: buono in qualche partita in cui serve densità. Anche perché neanche sul 6-1 Inzaghi toglie un difensore centrale, neanche per vedere l’effetto che fa contro un Bologna derelitto e vagante, in disperata attesa del fischio finale. La classifica di Thiago Motta è ancora tranquilla, ma se il Lecce vince e la Cremonese pareggia vuol dire che nessuno s’è ancora arreso.
Ora Gasperini Discorso che riguarda anche l’Inter da un’altra prospettiva. Sarebbe folle pensare d’aver risolto tutti i problemi in una notte, com’era folle pensare di essere precipitati dopo la Juve. È il bilancio globale che va analizzato, e cinque sconfitte sono troppe per poco più di un terzo di campionato, soprattutto per una squadra che della solidità ha fatto la sua arma vincente. AtalantaInter non è una partita, è un romanzo dai mille significati che passa per il momento meno buono dell’ex Gasperini e per l’improvvisa ripartenza di Inzaghi. Ma fin qui si sono capite soltanto due cose: che il Napoli non si ferma mai, e che le altre, a turno, esaltano e deprimono. Vediamo a chi tocca domenica.