Roma, riecco Abraham: entra e segna dopo 15’ Poi ci pensa Pinamonti
Dopo le polemiche della vigilia, l’inglese parte in panchina con Shomurodov centravanti
Magari un giorno capiterà che José Mourinho spieghi una brutta prestazione della Roma parlando di calcio e delle sue responsabilità, senza cercare alibi o altri colpevoli. Ieri sera, per giustificare il brutto pareggio della Roma con il Sassuolo, il tecnico se l’è presa con l’atteggiamento di un giocatore, Karsdorp, che è entrato male nella ripresa e si è disinteressato di Laurientè nell’azione che ha portato al pareggio di Pinamonti. Da eccezionale incantatore di serpenti, Mou ha trovato in fretta il modo per spostare l’attenzione generale. Questa volta, però, il trucchetto riesce solo in parte. Restano, ovviamente, le frasi di un allenatore che scarica su un giocatore le colpe di un risultato negativo. Ma poi l’analisi si allarga ed emerge la pochezza della prestazione della Roma, che non ha fatto nulla per meritare la vittoria. La rete di Abraham, realizzata a dieci minuti dalla fine con uno splendido stacco, sarebbe stato un premio eccessivo.
Poche ideee
Il centravanti inglese sembrava l’uomo del destino perché Mourinho l’aveva punzecchiato alla vigilia, poi l’aveva lasciato in panchina preferendogli Shomurodov e infine l’aveva inserito a metà ripresa. Vincendo al Mapei Stadium con un gol di Abraham, il tecnico avrebbe potuto prendersi tutti i meriti evidenziando la sua capacità di dare la scossa a un calciatore oggettivamente in crisi. Ma stavolta le cose sono andate diversamente e va detto innanzitutto che la mossa Shomurodov non è stata fruttuosa: l’attaccante uzbeko ha giocato male e ha fallito nel primo tempo un’occasione comoda che avrebbe reso più agevole la gara dei giallorossi. Abraham ha segnato con un grande gesto atletico e tecnico, completamente avulso dal contesto della partita in cui la Roma solo raramente è arrivata al tiro. È stata, insomma, una bella giocata individuale e non certo il risultato di una pressione costante. Mourinho ha messo Volpato dietro alle due punte e soprattutto sulle tracce di Lopez, per rallentare la manovra del Sassuolo. Il piano di Dionisi, però, era molto più chiaro: giocare di sponda per l’inserimento delle mezzali tenendo larghi gli esterni e poi scatenare Laurientè nell’uno contro uno. Il Sassuolo aveva preparato in un
certo modo la gara e ha provato a eseguire il copione in una condizione di emergenza nel settore offensivo paragonabile a quella della Roma: da una parte mancavano inizialmente Berardi e Traore (entrati nel finale) oltre a Defrel, mentre dall’altra gli assenti erano Dybala e Pellegrini. I giallorossi, però, avanzavano confusi anche per la scarsa vena degli esterni. La determinazione di Zaniolo (autore della fuga e dell’assist sprecato da Shomurodov) non era sufficiente e così le palle inattive potevano essere l’unica soluzione. Nel primo tempo, intanto, il Sassuolo aveva stuzzicato Rui Patricio con Frattesi e sfiorato la rete con un destro da fuori di Laurientè.
Non solo Karsdorp
Nella ripresa Mourinho ha operato un triplo cambio, ma la Roma non ha prodotto quasi nulla fino al guizzo di Abraham. La coppia
centrale Cristante-Matic continua a palesare limiti di vario genere, la manovra è confusa e le situazioni migliori nascono quando i difensori alzano la pressione e dal recupero della palla nascono veloci ripartenze. Mourinho recrimina per l’impatto di Karsdorp, in versione presepe sul lancio di Kyriakopoulos per Laurientè, che ha crossato a Pinamonti la palla del pareggio. Però è troppo comodo prendersela solo con il terzino olandese: in quell’azione Belotti fa una scelta sbagliata sulla trequarti neroverde, Mancini legge tardi il pericolo e Smalling si perde Pinamonti. E quattro minuti prima del vantaggio giallorosso, Traore si era trovato con la palla comoda tra i piedi a pochi passi da Rui Patricio: occasione colossale sprecata. Insomma, ridurre tutto all’atteggiamento fastidioso di Karsdorp può essere furbo, ma è soprattutto sbagliato. Il Sassuolo, ad esempio, sta dimostrando come si può cercare di proporre calcio in mezzo a molte difficoltà. La squadra di Dionisi si muove compatta, quella di Mourinho è statica: più che calcio, è calciobalilla, ciascuno nella propria posizione con rare eccezioni.
La pausa
Se stasera la Juve dovesse vincere a Verona, la Roma si troverebbe al settimo posto in classifica. L’obiettivo dichiarato dei giallorossi è la qualificazione alla Champions League e per raggiungerlo non bastano il rientro di Dybala e Pellegrini e tantomeno le giustificazioni fantasiose di Mourinho. La Roma deve dare un senso e uno sviluppo al proprio gioco, altrimenti sarà sempre in balìa degli episodi e degli avversari. La lunga pausa offre un assist all’allenatore: vedremo se lo sfrutterà.
Quanta fatica
Giallorossi inconcludenti, la rete del vantaggio con un bel colpo di testa era immeritata Pareggio giusto
Il Sassuolo è più organizzato e arriva subito all’1-1 con una azione in velocità