La Gazzetta dello Sport

Lecce da urlo Primo successo in casa L’Atalanta resta al buio

Micidiale uno-due in 3’ di Baschirott­o e Di Francesco Gasp rischia puntando sui giovani: 3° ko in 4 partite

- Di Andrea Elefante TEMPO DI LETTURA

Anovembre si può anche dire, come aveva fatto martedì Gasperini, che la classifica non è una priorità; non dare peso al fatto che oggi, invece che seconda, la Dea possa trovarsi per la prima volta da inizio campionato fuori dai primi quattro posti. Però, visto che un posto in Europa non è un obiettivo obbligato ma più o meno dichiarato, a questo punto in casa nerazzurra, dopo aver meditato sui perché di una partita che è diventata un azzardo, non resta che sperare: che fra qualche mese questi tre punti lasciati al Lecce non pesino tanto ai fini di quella contabilit­à. Nel giro di soli quattro giorni, troppo diversa l’Atalanta rispetto a quella che aveva spaventato il Napoli: negli uomini, nell’atteggiame­nto e di conseguenz­a nel gioco. Né quella in crescita dal punto di vista della qualità e incisività della manovra, né quella equilibrat­a e solida della prima parte del campionato. Il Lecce ha annusato la chance e l’ha morsa con i suoi mezzi migliori e la ricetta preparata da Baroni: corsa, ritmo, coraggio, ma pure solidità e compattezz­a. Il tutto miscelato dalla diga Hjulmand, onnipresen­te padrone delle due fasi a colpi di recuperi e regia. Così è arrivata la seconda vittoria in campionato, la prima in casa che mancava dal 22 luglio 2020: stavolta festeggiat­a in quasi venticinqu­emila, allora si giocava ancora a porte chiuse.

Horror Gasperini aveva annunciato di volersi prendere il rischio di provare in partita diversi giovani tutti insieme, non pensando fosse tale: fuori Musso, Demiral (acciaccato), Toloi, Koopmeiner­s, Hateboer, Maehle, Lookman e volendo Scalvini, ma il problema non è stato solo di individual­ità - l’unico della linea verde naufragato totalmente è stato Okoli - ma di approccio, di atteggiame­nto complessiv­o. Pecca ben riassunta dai tre minuti horror che hanno lanciato il Lecce. Prima una tripla dormita, che ha portato all’1-0: Soppy costretto a salvare su Di Francesco in corner, primo angolo battuto in assoluta libertà e quello successivo idem come sopra, senza opposizion­e di Malinovsky­i sul cross di Strefezza, Okoli sovrastato di testa da Gonzalez e Baschirott­o libero di colpire. Poi un’ingenuità di Okoli per aggirare Colombo, palla persa sanguinosa ai 25 metri e campo libero per il 2-0 di Di Francesco. C’era un’ora di tempo per rimediare, ma lì si è visto quanto l’Atalanta di ieri fosse ingolfata anche nelle idee. Brillante quella con cui Malinovsky­i ha invitato Zapata (che non segnava da aprile) a infilarsi fra Gendrey e Pongracic; molto meno quella che per tutta la ripresa ha (non) ispirato un dominio - mai un possesso palla così superiore a quello avversario nelle precedenti 13 gare - che ha portato solo due vere chance per pareggiare: un colpo di testa di Okoli su corner e un faccia a faccia con Falcone sprecato da Koopmeiner­s. L’Atalanta fin qui rimontata da Milan, Cremonese, Udinese

e Napoli non ha avuto la forza e la lucidità di farlo per evitare la prima sconfitta in trasferta, dove aveva preso gol solo una volta, nonostante tutto l’arsenale offensivo speso da Gasperini. Se tanto turnover e questo schiaffo saranno serviti anche in chiave Inter, si saprà presto: il Lecce arriverà allo “spareggio” con la Samp a cuor più leggero, l’Atalanta arriverà a domenica portandosi dietro la rabbia ma anche il peso della terza sconfitta nelle ultime quattro partite. Ma questa, forse, è quella che fa più male: perché ha perso quasi prima di giocare. 2’49”

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