La Gazzetta dello Sport

«Credo in Gir Oud»

«SA CIÒ CHE VOGLIO CONTA VINCERE»

- Di Alessandro Grandesso PARIGI

I

n Qatar Didier Deschamps si porta un po’ d’Italia, per difendere il titolo in un Mondiale atipico. A cominciare dall’assenza degli azzurri. «Un peccato – spiega il c.t. dei Bleus in esclusiva alla Gazzetta -, per me tutte le grandi nazioni dovrebbero esserci. Purtroppo non c’è l’Italia. So cosa vuol dire: l’ho vissuto due volte di fila da calciatore».

3 A Doha si porta Giroud: l’hanno convinta i gol o la mentalità?

«Sa ciò che voglio da lui. La sua situazione è cambiata rispetto all’Europeo, ma ho fiducia in lui per ciò che fa in campo e fuori. I gol non sono determinan­ti, la decisione era presa da un po’. Considero che sia meglio per la Francia che sia con noi. Tutti vorrebbero essere titolari, ma il gruppo è più importante».

3Non

ce l’ha fatta Maignan. «Purtroppo non poteva essere operativo in tempo, senza bruciare le tappe. A volte la maglia può pesare, ma ha avuto sfortuna con l’infortunio delicato al polpaccio. Da lunedì ho bisogno di giocatori pronti a focalizzar­si sul Mondiale».

3Senza Pogba e Kanté tocca a Rabiot: una bella occasione al di là dei problemi della Juve?

«Con noi si è già affermato da tempo ai massimi livelli. Non entro nel dibattito dei ruoli che ricopre in club o sui problemi della Juve. Adrien è un grande giocatore d’esperienza, di equilibrio, come ama considerar­si. Conto molto su di lui».

3Altra

certezza Theo Hernandez, da terzino moderno?

«Si valutano troppo i terzini su assist e gol, ma restano dei difensori. A Theo chiedo di fare quel che fa molto bene al Milan: ha ottime doti di cross e tiro, propende per l’attacco, va equilibrat­o con piccoli aggiustame­nti, come fa con Pioli».

3 L’Italia fuori da campione d’Europa in carica: come si spiega?

Il c.t. francese: «Rabiot porta equilibrio, Theo cross e tiro. L’Italia fuori? Non lo spiego, l’Europeo è stato però meritato»

«Non si spiega, ma non per questo non avete meritato l’Europeo. Non mi metto nei panni di

Mancini, ho già abbastanza problemi, ma è davvero triste che non ci sia l’Italia».

3E’

un paradosso che poi l’Italia si sia qualificat­a per la fase finale di Nations League?

«E’ la legge del calcio. Reagire è sempre positivo: dopo l’eliminazio­ne dall’Europeo abbiamo vinto la Nations. Ma a scegliere, sono sicuro che Mancini avrebbe preferito il Mondiale».

3Vantaggi e svantaggi di un Mondiale in autunno, senza preparazio­ne?

«In Brasile avevamo 28 giorni di ritiro, 24 in Russia, quest’anno una settimana. Non è ragionevol­e. I giocatori arrivano meno stanchi, ma rischiano più infortuni perché hanno giocato ogni tre giorni. Non ci sono viaggi da fare ma non ci alleniamo dove si gioca». 3Riesce a godersi il momento, nonostante le polemiche sul Qatar?

«Da c.t. non c’è nulla di più bello di un Mondiale, ma non ignoro il contesto, senza dimenticar­e quello dei Mondiali in Russia e Brasile. C’è più attenzione mediatica, ma il torneo è stato assegnato più di 10 anni fa. La Federazion­e ha chiesto garanzie sui lavoratori nel nostro campo base ma rimaniamo ospiti di un Paese organizzat­ore».

3Molti giocatori sembrano meno coinvolti.

«Il calcio è un mondo a parte, ma molti miei giocatori sono impegnati nel sociale. Non impedirò a nessuno di esprimersi, anche se c’è sempre il rischio che siano malintesi soprattutt­o su temi così complessi. Nessuno fa l’unanimità, ma partecipar­e non significa sottoscriv­ere».

3Difficile gestire pure gli scandali in Federazion­e, il caso Paul Pogba, con la storia del marabutto pagato contro Mbappé. «Quella del marabutto è una bufala e Paul è vittima di un tentativo di estorsione. Il clima non è sereno, ma può far bene: in genere se i francesi si sentono troppo sicuri, falliscono. Anche se poi è meglio non esagerare...».

3Lei ha il contratto in scadenza e il presidente le chiede almeno la semifinale.

«Non è un problema, non penso al futuro. Finora non è andata male. Serve adattarsi, evolvere. Motivazion­e e determinaz­ione sono intatte. Rimango pragmatico e punto a passare il girone. Poi ogni gara sarà una ghigliotti­na».

3Solo Vittorio Pozzo ha vinto due Mondiali di fila. Le piacerebbe fare altrettant­o? «Il mio obiettivo non è la gloria, ma vincere. Ma si va per tappe. E alla fine vince solo una squadra».

3Non le piacerebbe allenare in Serie A, ormai meno scontata?

«Oggi non ci penso, ma è vero che è un torneo più omogeneo, molto competitiv­o, con qualche sorpresa in funzione delle difficoltà di certe grandi squadre. Un po’ come la Premier League».

3Nel

2018 il vostro baricentro era a centrocamp­o. Oggi è spostato sull’attacco.

«A centrocamp­o abbiamo comunque giocatori di gran qualità. Mbappé e Benzema ti fanno vincere con i gol, ma dipendono pure loro dal collettivo. Servono solidità e equilibrio di squadra. Anche per questo Griezmann è prezioso. Insomma, non mi lamento».

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Bei momenti Didier Deschamps il 15 luglio 2018 allo stadio Luzhniki di Mosca dopo il trionfo in Coppa del Mondo, in finale contro la Croazia (4-2), fra il suo vice Guy Stéphan (a sinistra) e Franck Raviot, il preparator­e dei portieri
L’INTERVISTA ESCLUSIVA Bei momenti Didier Deschamps il 15 luglio 2018 allo stadio Luzhniki di Mosca dopo il trionfo in Coppa del Mondo, in finale contro la Croazia (4-2), fra il suo vice Guy Stéphan (a sinistra) e Franck Raviot, il preparator­e dei portieri

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