La Gazzetta dello Sport

Appello Federciclo al governo «Tempo scaduto Agire con urgenza» Emergenza sicurezza

Dopo la tragedia a Milano, parla il presidente Dagnoni: «Incontrerò i ministri. Servono infrastrut­ture efficienti, più cultura e sinergia con i comuni»

- Di Luca Gialanella

Quasi otto, ogni giorno. Mettetevi bene in testa questo numero. Sono i morti in incidenti stradali in Italia nel 2021, secondo i dati Istat/Aci. Il totale è 2.875: pedoni, ciclisti, bambini e disabili ne rappresent­ano il 51%. Le vittime degli utenti della bici sono state 229, +30% rispetto al 2020 che però corrispond­e alla pandemia. Ripartiamo da questi numeri quando guardiamo le immagini della tragedia di Luca, 14 anni, travolto da un tram a Milano mentre attraversa­va i binari per andare a scuola. Milano è sconvolta. Un ragazzino che non torna a casa è una sconfitta per tutti noi. Anche La Gazzetta dello Sport ha pianto un collega, nel 2011: Pierluigi Todisco era innamorato della bici, è stato ucciso da un camion mentre veniva a lavorare. Lo ricordiamo ogni anno al Giro di Lombardia con un premio speciale al primo corridore che passa sul Ghisallo.

Sogni spezzati Quel numero, 229 morti, vuol dire uno ogni circa 40 ore: gli incidenti sono stati 16.448, dei quali 691 con biciclette elettriche (13 morti). Numeri inaccettab­ili, lo sappiamo. Michele Scarponi è morto nel 2017 investito da un furgone mentre si stava allenando. Ragazzini come Tommaso Cavorso in Toscana e Rosario Costa in Sicilia, che inseguivan­o un futuro nel ciclismo, non sono più tornati. E poi gli incidenti più lievi finiti in ospedale o davanti ai carabinier­i: l’allora primatista dell’Ora, Vittoria Bussi, investita a Torino, e il trevigiano Andrea Vendrame preso a pugni da un automobili­sta. Il ligure Samuele Manfredi, una delle nostre migliori promesse, è da 4 anni su una sedia a rotelle per l’impatto con un’auto; Letizia Paternoste­r, in Trentino, trascinata per 15 metri dal paraurti dell’auto in una rotatoria.

Combattere La strada è diventata pericolosa non solo per gli utenti quotidiani, ma anche per chi fa della bici il proprio lavoro. L’Accpi, l’associazio­ne dei corridori profession­isti, sta combattend­o da anni per far riconoscer­e la sensibiliz­zazione della misura di 1,5 metri nel momento in cui un’auto sorpassa un ciclista. Marco Cavorso, papà di Tommaso, che è il delegato sicurezza dell’Accpi, ha scritto nel 2019 anche al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «Io le parlai della vera guerra moderna, quella che stermina i nostri figli, la guerra in atto sulle strade italiane e del mondo. Una guerra odiosa, che uccide soprattutt­o le categorie che non si possono difendere». Ivan Basso ha sviluppato programmi di educazione stradale a Gallarate. L’ultracycli­st Paola Gianotti ha girato centinaia di comuni e inaugurato cartelli per raccomanda­re il rispetto del metro e mezzo di sicurezza.

Politica

A febbraio, in Senato, è stato presentato un progetto di legge con primo firmatario il senatore Marco Perosino denominato ‘Disposizio­ni in materia di tutela della sicurezza dei ciclisti’, che prevedeva alcuni interventi al Codice della strada tra cui l’inseriment­o di domande legate alla mobilità ciclistica nei quiz per il rilascio della patente e l’obbligo della distanza minima di 1,5 metri in fase di sorpasso. «La Federciclo è la casa di tutto il ciclismo e difenderà sempre gli utenti deboli della strada, non possiamo restare indifferen­ti. Spero che il nuovo Parlamento trovi il modo di dare attuazione a richieste sempre più urgenti - spiega il presidente Cordiano Dagnoni -. Incontrerò

a breve i ministri dello Sport e delle Infrastrut­ture, perché da qui dobbiamo partire: i cartelli con le indicazion­i del metro e mezzo non sono sufficient­i. Servono infrastrut­ture efficienti e sicure, così come dobbiamo lavorare sulla cultura del rispetto dei veicoli lenti. Vogliamo mettere la nostra esperienza a disposizio­ne dei Ministeri, la Federcicli­smo deve essere il loro interlocut­ore. In quei Paesi in cui le infrastrut­ture sono valide, i rischi per i ciclisti sono infinitame­nte minori». In Italia, uno studio di Banca Ifis ha certificat­o in 11 milioni gli utenti della bicicletta e in 4 milioni i praticanti, così come sta crescendo enormement­e il cicloturis­mo. Ancora Dagnoni: «Parlerò con il ministro delle Infrastrut­ture anche di palestre e dei rapporti con i comuni che vogliano investire in mobilità ciclabile: i nostri tecnici della Commission­e impianti - ingegneri, architetti, specialist­i di impianti - sono a disposizio­ne gratuitame­nte delle amministra­zioni. Serve una risposta forte da parte di tutti».

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LAPRESSE Choc Sull’asfalto milanese la bici spezzata di Luca Marengoni, 14, morto martedì mentre andava a scuola
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Cordiano Dagnoni presidente Federcicli­smo

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