Niente rateizzazione «salva calcio» Ma c’è il piano competitività di Abodi
il ministro dello Sport incontrerà Lega e Figc: non solo emergenza tasse, ma anche misure di rilancio
Niente provvedimento «salva calcio» o «salva sport» per scollinare la montagna delle scadenze dei versamenti fiscali e previdenziali rinviate negli ultimi mesi, un vero e proprio fantasma per le società di calcio alla ricerca di un salvagente per evitare una mazzata su conti già abbondantemente disastrati. La data non cambierà dunque, è quella temuta del 16 dicembre. Ma il problema resta sull’agenda di governo, come ha assicurato Andrea Abodi. E lunedì o al massimo martedì sarà oggetto di un incontro del ministro dello Sport con Lega e Federcalcio. Insomma, non si tratta di una bocciatura ma di un’altra strada da cercare per raggiungere l’obiettivo. Obiettivo che è chiaro: individuare diverse modalità per aggredire la questione, anche con uno strumento normativo che non sarà quello della nuova puntata del decreto «aiuti».
Schema saltato Si tratta di creare un percorso in cui si utilizzi la rateizzazione (diritto di tutti), ammortizzando i costi di questa scelta (le sanzioni) che sarebbero stati cancellati dall’accordo io ti do il rinvio tu ti impegni a fare il mercato a saldo zero. C’era già una cornice di massima: la «spalmatura» sarebbe stata di cinque anni con alcune rate però da pagare subito, per una cifra che ballava fra il 5 e il 15 per cento di quanto dovuto. Quanto al divieto di una campagna acquisti-cessioni in deficit, avrebbe riguardato solo la prima finestra di mercato, quella di gennaio. La Federcalcio avrebbe avuto il compito di trovare un equilibrio normativo con una norma che diventasse una sorta di codice da rispettare per accedere al beneficio della rateizzazione senza sanzioni. Uno schema che però non è stato ritenuto praticabile. Si era anche ipotizzato uno spostamento, seppure minimo, della scadenza fino al 31 dicembre. Ma questo avrebbe cambiato davvero poco e avrebbe avuto un valore poco più simbolico in un contesto in cui la sofferenza dei bilanci delle società è invece molto concreta.
«Pacchetto» Abodi
In pratica, il governo non può firmare un aiuto, seppure indiretto, ristretto allo sport, professionistico e dilettantistico. Si deve comunque agganciare l’intervento a una modalità che sia estesa a tutti i settori. Ovviamente, però, ognuno ha la sua specificità. E allora ecco l’idea di Abodi: «Costruire un pacchetto di misure che sostengano la competitività del sistema calcio e particolarmente alla serie A». Un cambio di paradigma: per combattere l’emergenza, rilanciare su diversi terreni. A partire dalla revisione della legge Melandri sui diritti televisivi per permettere anche in Italia contratti con una durata maggiore e non solo per i diritti all’estero. Insieme con altri temi di cui si è discusso in questi mesi senza però trovare una quadratura del cerchio, per esempio la vicenda del divieto di pubblicità per le aziende del betting che «regala» ad altri mercati concorrenti una cifra secondo la Lega di serie A molto vicina ai 100 miliardi.
Il fronte stadi Senza dimenticare la questione stadi, un passaggio che naturalmente coinvolge anche la candidatura dell’Italia all’organizzazione dell’Europeo di calcio 2032. Un tema decisamente «caldo» perché l’Uefa attende per il mese di marzo una garanzia dal governo Meloni, stavolta anche economica, per la manifestazione. Che l’Italia deve conquistare superando la Turchia, decisamente più avanti di noi sotto il profilo della modernità degli impianti. Una sfida che potrebbe fare da volano per i progetti in cui sono impegnati diversi club. Già ai tempi del governo Draghi era stata infatti studiata la creazione di un fondo con garanzia pubblica da cui attingere per i nuovi progetti riguardanti gli stadi. E proprio Abodi, allora presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo, era stato naturalmente coinvolto per cominciare a calibrare i meccanismi di funzionamento del fondo.
Il patto Naturalmente il meccanismo del «saldo zero», cioè la consapevolezza da parte delle società di dover prendere provvedimenti tali da evitare che la voragine dei debiti diventi sempre più grande, resta un punto chiave di questo ipotetico percorso. In altre parole: io governo ti aiuto ad aumentare i ricavi e a evitare che vecchi e nuovi «gap» pesino sulla nostra competitività rispetto ad altri Paesi e campionati (vedi Premier), tu calcio evita una corsa dissennata verso una spirale debitoria. Una sorta di nuovo patto che agisca sulla doppia corsia emergenza-progettualità. Una sfida ambiziosa quanto complicata.