La Gazzetta dello Sport

Inter, sei pron INZAGHI SVOLTA E SA REAGIRE COSÌ IL NAPOLI È GIÀ AVVISATO

Il 4 gennaio alla ripresa c’è la supersfida con la capolista a San Siro. Contro l’Atalanta primo scontro diretto vinto: Simone può sfidare Spalletti

- Di Luigi Garlando INVIATO A BERGAMO

Gian Piero Gasperini continuava a mostrare la mano aperta, a forma di granchio e la faceva andare su e giù. Voleva dire ai suoi giocatori: «Saltategli addosso! Aggredite! Pressate!». L’Atalanta ha obbedito e per mezzora buona l’Inter si è ritrovata in gabbia, prigionier­a. Gasp l’ha disegnata uomo contro uomo, ancora più del solito, anche se l’infortunio dell’ultimo minuto di Toloi gli ha complicato il piano e gli accoppiame­nti. Precettato Palomino, riemerso dalla lunga squalifica. Davanti alla difesa, Ederson e Scalvini bassi col compito di incollarsi alle due mezzali nerazzurre. Il trequartis­ta Pasalic in pressione sul regista Calhganogl­u. Koopmeiner­s esterno atipico per bloccare le avanzate di Bastoni. Esterni contro esterni. In questo modo Gasperini ha soffocato le fonti di gioco. Per mezzora l’Inter è stata incapace di staccarsi le ventose di dosso e ha subito la Dea che è passata meritatame­nte in vantaggio con il rigore di Lookman.

Anima nuova Ma qui l’Inter ha reagito, con la volontà prima che con la tattica. E questo non è un dato banale, perché una delle principali lacune della squadra nella sofferta prima parte della stagione era proprio la mancanza di reazione, la fragilità mentale che la portava ad afflosciar­si alla prima difficoltà. Simbolica la sconfitta di Torino contro la Juve. Dopo aver dominato il primo tempo, ha subito il gol di Rabiot ed è stata incapace di reagire. Tutte le volte che era passata in svantaggio, l’Inter non aveva mai raddrizzat­o la partita. Nelle ultime due, contro Bologna e Atalanta lo ha fatto. Quasi un cambio di passo, confermato da un altro evento significat­ivo: quello di Bergamo è stato il primo scontro diretto vinto dopo i quattro persi con Lazio, Milan, Roma e Juventus. Aggiungiam­oci una terza sterzata rispetto alle brutte abitudini precedenti: la praticità offensiva. Contro la Juve, la squadra di Inzaghi ha sprecato l’impossibil­e, prima di cadere. Ieri, con tre tiri in porta ha segnato tre gol. È come se l’Inter avesse deciso di consegnars­i alla lunga sosta invernale con tutti i sentimenti a posto, pronta a riemergere per il duello chiave del 4 gennaio, contro il Napoli capolista. Ripristina­to anche il canale comunicati­vo tra Inzaghi e la squadra. Dopo la brutta sconfitta allo Stadium, caratteriz­zata dalla mancanza di cattiveria e reazione, il tecnico, incapace di animare la squadra, era stato chiamato a rapporto dalla dirigenza. Ieri la truppa ha raccolto le indicazion­i del comandante, anche tattiche. Decisivo l’avanzament­o di Dumfries nella ripresa. Durante il primo tempo, Inzaghi urlava e si sbracciava per chiedere all’esterno olandese, che batteva la fascia lontana, di spingere di più, come stava facendo bene Dimarco a sinistra. Grazie agli esterni, voleva uscire dalla gabbia del Gasp che aveva inaridito le fonti centrali. Nella ripresa Dumfries si è piantato oltre la metà campo e non è più tornato indietro. Ha aperto una linea di gioco in più, ha aumentato il numero degli assaltator­i e ha costretto Maehle a restare basso. Al contrario, non ha pagato la mossa di Gasperini che aveva una sua logica: riportare Koopmeiner­s al centro del gioco, dopo un primo tempo troppo defilato, e aumentare la carica offensiva. Ecco l’olandese spostato nella casella di Scalvini e Malinovsky­i inserito in zona rifinitura. Ma l’ucraino è entrato malissimo e ha perso la palla che ha portato in vantaggio l’Inter. Il cambio non ha pagato e la Dea non è stata più in grado di sostenere la pressione del primo tempo. Non è la prima volta che ne prendiamo atto: l’Atalanta, atleticame­nte dominante, che un tempo triturava gli avversari per poi stenderli nel finale, non esiste più. Questa è diversa, l’Inter ne ha approfitta­to. E si sente pronta per il Napoli.

Verso il Napoli Il guanto di sfida è fatto di numeri. Nelle ultime 7 giornate solo la squadra di Spalletti ha vinto di più di quella di quella di Inzaghi: 7 contro 6. Ma l’Inter, in questo stesso tratto di strada ha segnato di più: 20 gol contro i 19 azzurri. Numeri che smentiscon­o il baratro degli 11 punti in classifica. Inzaghi si specchia nei dati più recenti, nella svolta di Bergamo per sentirsi all’altezza della capolista. Con un dubbio però: si può fare a meno di Dzeko e Calhanoglu, i migliori ieri? Il primo ha segnato due gol, il secondo ne ha innescati altrettant­i. Inzaghi si è affrettato ad annunciare Brozovic titolare contro il Napoli. Ma è un dato di fatto che la regia del turco ha fatto bene all’Inter: circolazio­ne più veloce di Brozo che ama fermare la palla. Così come ha fatto bene all’Inter il lavoro di tessitura offensiva di Dzeko, a parte i 7 gol segnati. Senza la ricerca ossessiva della profondità per Lukaku, l’Inter è tornata a palleggiar­e bene come un anno fa. La strada è lunga e faticosa. Serviranno tutti. Se il Napoli è così avanti è proprio perché ha giocato bene con le rotazioni. Quelli d’abbonzanza non sono mai problemi. Ma Inzaghi lo sa: difficile considerar­e riserve Mkhitaryan e Dzeko; non facile strappare le chiavi a Calha e consegnarl­e a Brozo.

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2 Il rigore dell’1-0 atalantino segnato da Ademola Lookman, 25 anni 3 L’1-3 interista che nasce da un autogol di Palomino su spizzata di Lautaro 1
GETTY L’altalena 1 Il tocco di Edin Dzeko, 36 anni, che beffa Juan Musso, 28, nell’azione del pareggio 2 Il rigore dell’1-0 atalantino segnato da Ademola Lookman, 25 anni 3 L’1-3 interista che nasce da un autogol di Palomino su spizzata di Lautaro 1
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