«Largo ai giovani: la mia via è questa Ma serve intesa con la società»
«Il club deve dettare gli obiettivi: non posso trovarmi in difficoltà con quelli che mi hanno dato tanto»
Non solo dove si può arrivare, ma soprattutto come. Questo è il dubbio che l’Atalanta si porterà dietro in questa maxi sosta, accompagnato dalle parole di Gian Piero Gasperini: molto dritte al problema, ma anche oscillanti verso un ottimismo che resiste, come quando dice «prestazioni come quella di oggi danno fiducia per il futuro», oppure «dopo 10 giornate in alto ora si butta tutto per aria, ma io non sono d’accordo». Oscillanti come l’Atalanta delle quattro sconfitte in cinque gare, l’ultima ieri vista anche del socio americano Steve Pagliuca; del tabù Gewiss che si è riaffacciato; della quinta rimonta subita, con 12 punti persi da situazione di vantaggio. Non solo dove si può arrivare, si diceva. Non serve che lo dica il club, come chiede Gasp: lo hanno detto le ultime tre settimane che hanno sconvolta la sua classifica, dal 2° posto della 10a giornata al 6° di oggi. Chi oggi sta davanti probabilmente è più forte, ma non per forza l’Europa deve chiamarsi Champions. «Sembra l’unica cosa che interessa e se ce la chiedono, ci proveremo a testa bassa. Ma le cose straordinarie non si ripetono facilmente: per me è molto difficile». Non risulta che gli sia stata chiesta espressamente: non dal club, perlomeno. Ma è al club che Gasperini ha chiesto di nuovo chiarezza: «Da mesi ho detto la mia, ora devono dettare gli obiettivi. Ma dobbiamo avere le stesse idee: se porto avanti un programma da solo in casa mia diventa un problema».
Così succede casino E qui siamo al “come”, appunto: giovani o non giovani? E quanti? E dunque: quanto e come agire sul mercato, anzitutto in uscita? Ipotesi Gasp: «Tenere quelli che si ritengono fondamentali e poi fare delle scelte. Io sono disposto anche a lavorare con tutti giovani e salvarmi all’ultima giornata». Non è quello che vuole la società, ovviamente, e lo sa. Ma il senso rimane: «Se vuoi ringiovanire, giocano i giovani: non si traccheggia, non si accantonano se fanno male una volta. Hojlund, Scalvini, Okoli, Soppy devono giocare, altrimenti non fai più l’Atalanta. Ma questo si decide prima: non posso trovarmi in difficoltà con giocatori che mi hanno dato tanto, vedere Zapata e Demiral che escono arrabbiati. Non è accettabile mettere l’allenatore in questa situazione. E meno male che siamo partiti forte, altrimenti sarebbe stato un casino da subito». Ma se è vero, com’è vero, che «tifosi e società non hanno dubbi sul mio operato», chi avrebbe potuto fare, e può fare, questo casino? Gasperini ha ribadito di «non avere un buon rapporto con parte della stampa locale», ma non può essere questo un problema. Il timore - pare di capire - è soprattutto il rapporto con i possibili scontenti da rosa troppo larga: con il mercato alle porte («Ma lì si fa quel che si può»), per questo sì che andrà trovata una linea condivisa.
Coi giovani non si esita: Hojlund, Scalvini, Okoli giocano, altrimenti non fai più l’Atalanta