La Gazzetta dello Sport

Continuità e big al top «Inter, per lo scudetto si deve vincere così»

In 250 gare in A 143 vittore: nessuno come lui negli ultimi 35 anni. «Ma voglio altri trofei»

- Di Davide Stoppini

«Per lo scudetto bisogna giocare così, continuare così, vincere così». Così, un avverbio ripetuto tante volte, quasi a indicare la via all’Inter. E sì che l’Inter e Simone Inzaghi la strada l’hanno trovata. Prendi l’allenatore: Bergamo la ricorderà a lungo per un dato statistico che lo piazza più in alto tutti, perché nessuno negli ultimi 35 anni è riuscito a toccare quota 250 panchine di Serie A vincendo 143 volte. «È perché ho avuto la fortuna di allenare grandi squadre come la Lazio e l’Inter», ha detto il tecnico. Ma prendi pure la squadra tutta, che in un giorno riesce finalmente a vincere uno scontro diretto, peraltro rimontando da una situazione di svantaggio. «Delle ulticament­e me sette ne abbiamo vinte sei, per vincere il campionato servono i fatti e non le parole, dobbiamo proseguire in questo modo». Così, appunto.

Poco turnover Inzaghi punta lo scudetto. Perché vanno bene le statistich­e, «ma quel che mi preme è portare trofei ai miei club». La partita di ieri era un bivio: non vincendo, il significat­o di quell’Inter-Napoli del 4 gennaio si sarebbe sgonfiato. Simone ha soffiato sull’Inter. Ha soffiato dentro il palloncino gonfiandol­o, cambiando marcia proprio quando la macchina sembrava dispersa, completame­nte in panne. Lo ha fatto essenzialm­ente in tre mosse. La prima: scegliendo una via e non abbandonan­dola più. Ovvero limitando il turnover, che nella prima parte di stagione era quasi sistematic­o. E così le fasce sono rimaste pratisempr­e di Dumfries e Dimarco, il centrocamp­o ha trovato un equilibrio con Calhanoglu in mezzo, la porta non è stata più in discussion­e con Onana e la decisione ha rasserenat­o lo spogliatoi­o, che prima viveva con una certa ansia l’alternanza con Handanovic. Certo, il centrocamp­o dovrà trovare nuovi equilibri dal 4 gennaio, se è vero che Inzaghi ha di fatto annunciato che Brozovic tornerà il padrone del ruolo dopo la sosta: «Marcelo non cambierà posizione, finalmente tornerò ad avere quattro mezzali a disposizio­ne».

Esami Dumfries Seconda mossa, la continuità tattica. Quel che pareva un limite si è rivelato un valore aggiunto, per i giocatori. Perché questo è un gruppo abituato da anni ormai, ovvero dall’arrivo di Conte nel 2019, a giocare con lo stesso schema, seguendo principi di gioco tutto sommato non distanti tra di loro, pur con le dovute differenze. Un’Inter che aveva poche certezze di risultati, avrebbe rischiato nelle idee del tecnico - di smarrire anche quelle filosofich­e. Il campo gli ha dato ragione, in Champions e in quest’ultimo mese di campionato. Terza mossa: il rapporto con i big, ritrovato dopo un avvio che aveva mostrato crepe, da Barella a Dumfries fino a Bastoni (questi ultimi due saranno visitati in nazionale per i fastidi al ginocchio), passando anche per Skriniar, sul quale il tecnico ha saputo far scudo. È così, è proseguend­o così - riecco l’avverbio - che Inzaghi e i suoi mettono nel mirino il Napoli e lo scudetto. «Rigiochere­i le cinque gare perse, non sono soddisfatt­o - ha raccontato Inzaghi -. Noi dobbiamo continuare sapendo che mancano 23 partite alla fine». Banale dirlo: andando di sei vittorie (su 7) in sei vittorie, l’aria di rimonta si respira pure a 11 punti di distacco.

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GETTY Il tecnico nerazzurro Simone Inzaghi, 46 anni, alla sua seconda stagione da tecnico interista: in nerazzurro ha vinto una Coppa Italia e una Supercoppa italiana

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