Juve di lusso, o
uella mezzora di Lisbona è stata la svolta. La Juve doveva finire in ginocchio per risalire. Da quella straordinaria mezzora con Miretti, Iling e Soulé in campo è cambiato tutto. E non importa che quei tre ieri fossero in panchina o infortunati. È anche per loro che Fagioli ha preso in mano la Juve con la sua regia silenziosa, e Kean, ex giovane di 22 anni, è finalmente entrato in squadra: il gol del successo a Verona, due centri alla Lazio mai in partita, per enormi demeriti suoi, ma anche perché la Juve è stata la più bella della stagione. La Juve è un’altra Juve. In un gioco delle parti pirandelliano, il “giochista” è stato Allegri e il “risultatista” (invano) Sarri. Juve aggressiva, verticale, corta, in anticipo, mai “calma”, mai in gestione, in cerca del gol fino alla fine. Non a caso il 3-0 di Milik è arrivato al 90’, mentre il terzo posto era ormai blindato da tempo.
Nuova Juve C’è quindi vita per la Juve oltre la transizione orizzontale e il freno a mano sempre tirato. Poi, che due gol su tre siano arrivati su ripartenze velocissime, dopo due errori della Lazio, è soltanto la sublimazione di una filosofia, non un atteggiamento al risparmio. Lazio che si ferma ancora, Juve che risale sorprendentemente, sesto successo di fila senza subire gol. Anche se il mischione con il Milan, la stessa Lazio, l’Inter, chissà se Atalanta e Roma, non minaccia di sbrogliarsi subito. Però, se da Lisbona era arrivato il messaggio della gioventù, da questo 3-0 si sente forte l’eco di una qualità non comune: dentro Di Maria e Chiesa, è stato spettacolo. Il giudizio sui bianconeri va a questo punto rimandato al momento – fin qui sconosciuto – di una squadra al completo che, con il turnover, potrebbe far girare la testa alle rivali. Il Napoli è sulle stelle, a +10 in classifica, ma se la Juve a gennaio riprende da dove ha finito non può perdersi la Champions. Di sicuro a nessuno come ad Allegri dispiace lo stop in nome del re Mondiale.