La Gazzetta dello Sport

L’anno magico della Ducati fatto di tecnica e psicologia

- Di Gianluca Gasparini

Scherzando si può dire che sembra “Ricomincio da capo”, il film del 1993 legato al Giorno della marmotta, adattato per una versione a due ruote. Lì per il protagonis­ta, interpreta­to da Bill Murray, ogni giornata iniziava e si ripeteva implacabil­mente allo stesso modo. Nel motociclis­mo invece di recente, e più felicement­e per i colori italiani, ci si sveglia ogni domenica mattina sapendo che la Ducati vincerà un Mondiale. Otto giorni fa è andata in scena la festa per Francesco Bagnaia, incoronato a Valencia nuovo re della MotoGP. Ieri la replica, con il Mondiale Superbike conquistat­o da Alvaro Bautista in Indonesia. La Casa bolognese, che ha impiegato quindici anni per bissare il titolo portato a casa da Casey Stoner nella classe regina del Motomondia­le, ha deciso di fare indigestio­ne a stretto giro di posta rendendo questo 2022 un anno davvero memorabile. Anche nelle derivate di serie, infatti, il digiuno è stato piuttosto robusto: undici stagioni sono tante. Momenti del genere, a livello di risultati agonistici, non nascono per caso. Dietro c’è sempre tanto lavoro: scelte strategich­e azzeccate, la pazienza per attraversa­re i periodi complicati e la determinaz­ione per vedere una luce in fondo al tunnel. È indubbio come quest’anno a

Borgo Panigale abbiano fatto molto bene i compiti dal punto di vista tecnico e anche umano: la superiorit­à in MotoGP della Desmosedic­i ha impression­ato, così come l’aver protetto la crescita di Pecco anche quando un paio di brutti errori potevano far nascere dei dubbi sulla sua consistenz­a. Atteggiame­nto che alla fine ha pagato un dividendo altissimo. Le stesse componenti hanno

Dietro i due trionfi

accompagna­to il trionfo di Bautista, con una prevalenza in questo caso per la componente umana. Tre anni fa, era il 2019, lo spagnolo e la sua rossa erano lanciati verso un titolo che assomiglia­va tanto a una passeggiat­a quando qualcosa si era rotto, in lui e poi tra lui e la squadra. La conseguenz­a era stato un brutto addio, che sembrava davvero senza ritorno. Erano volati gli stracci. Invece lui e i vertici Ducati sono tornati a parlarsi, mettendo da parte l’orgoglio, e il risultato è la celebrazio­ne indonesian­a di ieri dopo un anno felice e sereno. Il successo dell’armonia, insomma, qualcosa che non sempre ha governato i rapporti tra la rossa e i suoi piloti. Il trionfo di ieri in Superbike ha messo il sigillo a una stagione che l’Italia delle due ruote ricorderà a lungo. Nella scia della Ducati, in MotoGP, abbiamo applaudito una Aprilia cresciuta moltissimo e sicura protagonis­ta anche nel 2023. Con le giapponesi in crisi e la concreta possibilit­à che si possa aprire un ciclo tricolore. Non parliamo solo di uno scatto in avanti ingegneris­tico, ma di un movimento che conta ormai su una serie di giovani piloti vincenti o altri che sono pronti per diventare tali. La pagina felice della Superbike ha aggiunto la ciliegina sulla torta. Godiamoci l’attimo, sperando di risvegliar­ci nel 2023 rivedendo di nuovo lo stesso film. Non annoia.

Sia in MotoGP sia in Superbike hanno contato le moto, ma capirsi con i piloti è stato fondamenta­le

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 ?? ?? La gioia Alvaro Bautista, 37 anni, festeggia con la sua squadra: per la Ducati è il 15° titolo piloti in Superbike
La gioia Alvaro Bautista, 37 anni, festeggia con la sua squadra: per la Ducati è il 15° titolo piloti in Superbike

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