Uno sprazzo di Joya «Dopo il Mondiale sarà un’altra storia»
L’argentino in campo 20’ dopo 35 giorni di stop «Serve personalità. Il rigore? Belotti se lo sentiva»
Venticinque minuti per cancellare 35 giorni. Tanto ha dovuto aspettare Paulo Dybala prima di poter rimettere piede in campo, tanto gli è bastato per cambiare volto alla Roma. Fino al suo ingresso lenta, compassata e involuta, con lui frizzante ed efficace. In poche parole due squadre diverse, come detto anche da Mou. «Quanti punti in più avremmo avuto con Paulo – sospira l’allenatore della Roma a fine partita – Con lui abbiamo fatto di più in venti minuti (in realtà 35, ndr) che in tutte le ultime partite. Ci è mancato per sei partite, per noi tante. Ora spero che possa tornare bene per la seconda parte di stagione».
Gioia e rammarico
E a vedere come Dybala ha cambiato la Roma ieri è normale che il rammarico venga eccome. «Ho lavorato tanto per esserci, mi sarebbe piaciuto rientrare anche prima – dice la Joya, che così si è fatto il regalo per i suoi 29 anni, che compirà domani – Ho guardato ogni partita della Roma in questo periodo di assenza: credo che non sia stato il periodo migliore, non siamo riusciti a trovare grandi giocate. Dobbiamo capire gli errori commessi nell’ultimo mese e lavorarci su. Dopo il Mondiale, del resto, inizia un altro campionato». Già, anche se quello appena finito – per così dire – ha lasciato un bel po’ di amaro in bocca ai giallorossi, non fosse altro perché nelle ultime tre partite sono arrivati solo due punti (i pareggi con Sassuolo e Torino, dopo la sconfitta subita nel derby). «Ho dato subito la disponibilità al mister, avevo voglia di aiutare la squadra – continua Paulo – Dobbiamo avere più energia fin dall’inizio della partita, non possiamo aspettare che accada qualcosa per poterci accendere. Ci serve più personalità, giocare senza paura. Con il Torino sarebbe stato meglio reagire un po’ prima per avere anche il tempo di vincere».
Rigore e dintorni In tanti, poi, si aspettavano che a tirare il rigore poi sbagliato da Belotti fosse proprio lui. «A volte la decisione è questione di secondi. Ho alzato la testa e Belotti aveva già la palla in mano, si sentiva di calciare. Poteva succedere a chiunque di sbagliare». Lui, invece, sul fallo di Djidji si è lasciato andare ad una smorfia di sofferenza. «Ma era solo per il colpo subito, nessun problema. Sto bene». E ha voglia di aiutare anche i compagni in difficolta. Partendo da Abraham («Ai centravanti succede così, se non segnano sono criticati. Dovremo essere bravi a fargli far gol e a fargli scegliere meglio l’ultima decisione») e finendo con Karsdorp («Siamo un gruppo unito, saremo sempre vicini a qualsiasi calciatore»). Infine il Mondiale, il suo grande sogno, con Paulo che è partito già ieri sera alla volta del Qatar. «So che per l’Italia è dura, ma so anche che per l’Argentina c’è molto affetto. Quanto sono carico? Si gioca ogni 4 anni, fate voi...».