Arbitri SI CAMBIA
Figc, caso D’Onofrio: domani convocato un consiglio d’urgenza Dopo l’arresto per droga del procuratore Aia sul tavolo la riforma del sistema giudiziario
Impossibile cancellare la macchia, ma quantomeno si può fare tutto il possibile per far sì che non ci si sporchi più. E che chi l’ha creata paghi. L’arresto per traffico internazionale di droga dell’ormai ex procuratore capo dell’Aia Rosario D’Onofrio continua a scuotere il sistema calcistico italiano. E si tenta in ogni modo di limitare i danni, «per tutelare come ha detto il presidente della Figc Gabriele Gravina dopo aver appreso la notizia - la reputazione del mondo del calcio e della stessa classe arbitrale».
Riforma sul tavolo Due dunque le mosse di ieri, altra giornata di telefonate preoccupate e colloqui intensi. La prima è la convocazione per domani mattina di un Consiglio federale d’urgenza per discutere dello sconcertante caso D’Onofrio. Lo ha voluto proprio Gravina, per un’opportuna «riflessione politica» delle vicenda e pure per mettere sul tavolo possibili cambiamenti al sistema. Quali? Prima di tutto la riforma del sistema giudiziario. Se esiste un procuratore dell’Aia è perché l’associazione arbitrale ha un sistema di giudizio a sé, separato da quello della Figc che regola invece tutte le altre questioni calcistiche. È il Comitato nazionale, su proposta del presidente dell’Aia, a nominare le Commissioni di disciplina nazionali e regionali di primo grado e quelle d’appello, così come i componenti della Procura arbitrale, come accaduto a marzo del 2021 con D’Onofrio. In pratica viene tutto decisi dall’interno e gli arbitri sono i soli a non passare dagli organi di giustizia della Federazione. L’Aia stessa, una volta appreso che D’Onofrio era stato arrestato nel maggio 2020 per droga, ha ricordato sabato in una nota di «non avere a disposizione poteri istruttori per esercitare un’opera di verifica e controllo di quanto dichiarato dagli associati». La Figc li ha e ora si valuta seriamente di far rientrare la giustizia arbitrale all’interno di quella federale. La seconda mossa è l’imminente apertura di un fascicolo proprio da parte della Procura Figc sul ruolo di D’Onofrio all’interno dell’Aia, viste pure le parole dell’ex arbitro Piero Giacomelli che in un’intervista a Repubblica ha accusato l’ex procuratore di avere un ruolo primario su squalifiche e dismissioni. Parole per cui l’Aia sta valutando la querela.
Gli scenari Il procuratore federale Chinè già sabato ha chiesto alla Dda di Milano le carte dell’indagine Madera, che giovedì ha portato all’arresto di 42 persone tra cui appunto D’Onofrio. La Figc vuole capire quali reati fossero imputabili al 42enne ex ufficiale dell’Esercito prima della sua nomina a capo della Procura arbitrale. Vuole capire come sia stato possibile che nessuno fosse al corrente di una posizione tanto compromessa (un arresto con condanna a 2 anni e 8 mesi di reclusione difficilmente passa inosservato). E lo vuole capire anche il ministro dello Sport Andrea Abodi, che ovviamente si sta interessando al caso (i contatti con Gravina e con il presidente del Coni Malagò sono continui) con la ferma volontà di fare chiarezza. In base a quanto emergerà dagli atti si deciderà il da farsi. L’ipotesi commissariamento resta, anche se al momento - con la Figc ancora senza nulla in mano - non ci sono gli elementi per procedere. Di certo nell’ambiente calcistico tutto, in diversi si sarebbero aspettati un “gesto di responsabilità”, diciamo così, da parte del vertici dell’Aia, responsabili della nomina di D’Onofrio. Ma il presidente Trentalange, così come il vicepresidente Baglioni, non hanno alcuna intenzione di dimettersi e, pur consapevoli di aver commesso un errore, si ritengono parte lesa della vicenda. Il caso è però clamoroso ed è praticamente impossibile non abbia conseguenze anche sul piano sportivo. Martedì in Federcalcio Gravina raccoglierà le istanze di tutte le componenti, ma è evidente che un’ombra simile su un mondo del calcio che - per più motivi - non gode di ottima salute, vada allontanata il prima possibile.