Cinque mesi da VERO TORO
Qualità, gioco, personalità: che crescita
Il tecnico Juric quest’anno ha sfruttato la maggiore tecnica della squadra. E punta al record di Mazzarri
Sono stati cinque mesi da vero Toro. La crescita è nei numeri, il passo avanti compiuto rispetto alla stagione precedente è negli occhi, nel miglioramento (e nell’evoluzione) di un gioco differente, ma che stavolta si configura più divertente e anche più produttivo. Quello che non è mai cambiato tra i due anni di governo Juric è l’identità di un progetto: lo spirito da Toro, il dna sempre riconoscibile di un’impostazione che ha saputo però evolversi in maniera più logica e razionale, adattandosi alle caratteristiche dei nuovi giocatori arrivati in estate.
Quanta tecnica Da Vlasic a Schuurs, da Miranchuk a Radonjic, dall’esplosione di Ricci a Lazaro: nei meccanismi del Toro c’è un tasso molto più elevato di tecnica e la trasformazione è arrivata di conseguenza. A conti fatti, Juric non aveva affatto bisogno di questa pausa: interrompe il momento migliore della prima parte della stagione. A Roma, dopo aver sfiorato l’impresa, Juric ha tracciato un primo bilancio di percorso dicendo “sono molto soddisfatto, i ragazzi sono stati fantastici. Io, però, vorrei qualcosina in più”. Tante luci, ma pure qualche ombra, in questo primo capitolo del campionato.
Che numeri Inevitabile partire dai numeri. Quelli messi in fila dal Toro sono importanti, perché s’inseriscono nella scia del Toro dei record 2018-19, capace di concludere il campionato sbarcando in Europa con il primato di punti del club (63) da quando la Serie A assegna tre punti a vittoria. All’epoca, i granata di Mazzarri avevano un bottino di 22 punti dopo 15 giornate, oggi Juric ne ha 21. Sono anche 3 in più rispetto al primo Juric: un anno fa il Toro era tredicesimo, oggi è nono. Di questi tempi dodici mesi fa, Juric aveva una delle migliori difese, con appena 16 reti subite. Una solidità confermata nel 2022: i gol al passivo sono 17, anche qui in linea. Un valore che vale qualcosa in più, perché se un anno fa la difesa era soprattutto quella dei quasi trentenni (Rodriguez-Djidji intoccabili più Bremer), oggi si è affermato il muro dei venSchuurs, Buongiorno e Zima.
Il gioco Il passo in avanti, e l’evoluzione, più interessante c’è stata sul piano del gioco. Si è passati dal Torino fisico al Torino tecnico e di qualità. Non è stato un passaggio brusco, ma graduale. In avvio di campionato, Ivan Juric ha provato a riproporre schemi e dinamiche del suo primo Toro, tradotte soprattutto nel pressing ultra-offensivo e nella ricerca dello scontro fisico. Dopo le due mancate vittorie casalinghe contro Sassuolo ed Empoli è iniziata la virata verso una squadra più logica, sempre basata sulla formula uno contro uno ma con un pizzico di prudenza in più. Meno irruente, più qualitativo il Toro grazie anche ai piedi buoni (da Vlasic a Ricci, da Schuurs a Lazaro) che una stagione fa non c’erano. Il passo in avanti è stato certificato dalle vittorie contro l’Udinese e il Milan, due successi contro quella che era la squadre rivelazione e contro una grande che un anno fa a Juric non erano mai riuscite. Dai pareggi con Lazio e Roma e, anche, dalle scontenni fitte immeritate con Inter e Juventus.
Sorprese e finali Ci sono state le esplosioni e le sorprese. Alla voce esplosioni senza alcun dubbio Vlasic, Ricci e Buongiorno. Lukic si è via via confermato, Milinkovic ha dato garanzie, Miranchuk e Radonjic hanno colpito l’occhio, Pellegri si è ripreso il suo presente. Le sorprese positive? Lazaro e Linetty in cima, per motivi differenti. Le delusioni sono stati il calo di Vojvoda e le continue imperfezioni di Djidji (altro rigore imprudente causato a Roma). Non è una sorpresa che il Toro prenda spesso gol nei finali: in questo campionato 6 volte su 17 negli ultimi 10 minuti (il 35%), buttando via 4 punti. Non è una sorpresa perché nel campionato scorso, con dentro calciatori più fisici ma meno tecnici, il Toro aveva incassato nei finali molti più gol in percentuale di quest’anno: 18 su 41, il 43%. Non c’entra la fisicità dei centrocampisti additata da Juric, i motivi saranno da ricercare altrove.