La Gazzetta dello Sport

Cinque mesi da VERO TORO

Qualità, gioco, personalit­à: che crescita

- Di Mario Pagliara INVIATO A TORINO

Il tecnico Juric quest’anno ha sfruttato la maggiore tecnica della squadra. E punta al record di Mazzarri

Sono stati cinque mesi da vero Toro. La crescita è nei numeri, il passo avanti compiuto rispetto alla stagione precedente è negli occhi, nel migliorame­nto (e nell’evoluzione) di un gioco differente, ma che stavolta si configura più divertente e anche più produttivo. Quello che non è mai cambiato tra i due anni di governo Juric è l’identità di un progetto: lo spirito da Toro, il dna sempre riconoscib­ile di un’impostazio­ne che ha saputo però evolversi in maniera più logica e razionale, adattandos­i alle caratteris­tiche dei nuovi giocatori arrivati in estate.

Quanta tecnica Da Vlasic a Schuurs, da Miranchuk a Radonjic, dall’esplosione di Ricci a Lazaro: nei meccanismi del Toro c’è un tasso molto più elevato di tecnica e la trasformaz­ione è arrivata di conseguenz­a. A conti fatti, Juric non aveva affatto bisogno di questa pausa: interrompe il momento migliore della prima parte della stagione. A Roma, dopo aver sfiorato l’impresa, Juric ha tracciato un primo bilancio di percorso dicendo “sono molto soddisfatt­o, i ragazzi sono stati fantastici. Io, però, vorrei qualcosina in più”. Tante luci, ma pure qualche ombra, in questo primo capitolo del campionato.

Che numeri Inevitabil­e partire dai numeri. Quelli messi in fila dal Toro sono importanti, perché s’inseriscon­o nella scia del Toro dei record 2018-19, capace di concludere il campionato sbarcando in Europa con il primato di punti del club (63) da quando la Serie A assegna tre punti a vittoria. All’epoca, i granata di Mazzarri avevano un bottino di 22 punti dopo 15 giornate, oggi Juric ne ha 21. Sono anche 3 in più rispetto al primo Juric: un anno fa il Toro era tredicesim­o, oggi è nono. Di questi tempi dodici mesi fa, Juric aveva una delle migliori difese, con appena 16 reti subite. Una solidità confermata nel 2022: i gol al passivo sono 17, anche qui in linea. Un valore che vale qualcosa in più, perché se un anno fa la difesa era soprattutt­o quella dei quasi trentenni (Rodriguez-Djidji intoccabil­i più Bremer), oggi si è affermato il muro dei venSchuurs, Buongiorno e Zima.

Il gioco Il passo in avanti, e l’evoluzione, più interessan­te c’è stata sul piano del gioco. Si è passati dal Torino fisico al Torino tecnico e di qualità. Non è stato un passaggio brusco, ma graduale. In avvio di campionato, Ivan Juric ha provato a riproporre schemi e dinamiche del suo primo Toro, tradotte soprattutt­o nel pressing ultra-offensivo e nella ricerca dello scontro fisico. Dopo le due mancate vittorie casalinghe contro Sassuolo ed Empoli è iniziata la virata verso una squadra più logica, sempre basata sulla formula uno contro uno ma con un pizzico di prudenza in più. Meno irruente, più qualitativ­o il Toro grazie anche ai piedi buoni (da Vlasic a Ricci, da Schuurs a Lazaro) che una stagione fa non c’erano. Il passo in avanti è stato certificat­o dalle vittorie contro l’Udinese e il Milan, due successi contro quella che era la squadre rivelazion­e e contro una grande che un anno fa a Juric non erano mai riuscite. Dai pareggi con Lazio e Roma e, anche, dalle scontenni fitte immeritate con Inter e Juventus.

Sorprese e finali Ci sono state le esplosioni e le sorprese. Alla voce esplosioni senza alcun dubbio Vlasic, Ricci e Buongiorno. Lukic si è via via confermato, Milinkovic ha dato garanzie, Miranchuk e Radonjic hanno colpito l’occhio, Pellegri si è ripreso il suo presente. Le sorprese positive? Lazaro e Linetty in cima, per motivi differenti. Le delusioni sono stati il calo di Vojvoda e le continue imperfezio­ni di Djidji (altro rigore imprudente causato a Roma). Non è una sorpresa che il Toro prenda spesso gol nei finali: in questo campionato 6 volte su 17 negli ultimi 10 minuti (il 35%), buttando via 4 punti. Non è una sorpresa perché nel campionato scorso, con dentro calciatori più fisici ma meno tecnici, il Toro aveva incassato nei finali molti più gol in percentual­e di quest’anno: 18 su 41, il 43%. Non c’entra la fisicità dei centrocamp­isti additata da Juric, i motivi saranno da ricercare altrove.

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Ivan Juric, 47 anni, si compliment­a con Nemanja Radonjic, 26 anni, dopo un suo gol. Il serbo è uno di quelli, con Vlasic e altri, ad aver alzato la qualità Toro
GETTY Il tecnico e il talento Ivan Juric, 47 anni, si compliment­a con Nemanja Radonjic, 26 anni, dopo un suo gol. Il serbo è uno di quelli, con Vlasic e altri, ad aver alzato la qualità Toro

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