La Gazzetta dello Sport

Filosofia Vasseur Monsieur Frederic Fiuto per i piloti e passione totale

Ingegnere aeronautic­o, ha fondato diversi team e lanciato numerosi talenti

- Di Mario Salvini

Dovesse succedere, i ferraristi avranno dunque da imparare a mettere gli accenti acuti sulle “e”, le prime due del nome: Frédéric. E a conoscere Vasseur, l’uomo qui raccontato. Il manager a cui a quel punto sarebbe affidata la speranza di completare la rincorsa partita nel 2007 e non ancora arrivata al punto in cui tutti gli altri restano dietro. Sostituire il team principal, nella Formula 1 del 2022, è cambiar volto. «E la prima cosa che serve – sono parole sue, di Vasseur, in una recente intervista a un sito svizzero – è una passione che definirei primordial­e». Atavica. «Perché è un mestiere che richiede un impegno talmente totale che lo si può fare solo se si è appassiona­tissimi». Detto questo, riconosce lo stesso Vasseur, ci sono modi diversi di interpreta­re il ruolo e strade differenti per arrivare a farlo. «Ci sono ingegneri, ex piloti, imprendito­ri, e c’è stato Jean Todt che aveva fatto il co-pilota nei rally».

Talent scout Lui in un certo senso ha una storia molto più completa e lineare. È un capo squadra da muretto e da officina, per una ragione precisa: che nelle corse ha fatto tutto. Tutto tranne il pilota. Quello ha smesso di esserlo presto, a 17 anni. «Perché quando fatichi ad arrivare decimo tra i Cadetti, in mezzo a dozzine di altri ragazzi che sognano la F.1, capisci che è meglio essere realista. E poi perché in casa mia comandava mia madre, che non voleva». Lo preferiva ingegnere e lui l’ha accontenta­ta. Laureandos­i all’Estaca, Scuola Superiore di Tecnica Aeronautic­a, la stessa università (privata) di Montignyle-Bretonneau­x, frequentat­a poi da Laurent Mekies, d.s. di Maranello. Solo che, siccome aveva capito «che il mio futuro non sarebbe stato dietro il volante», mentre ancora studiava ha cominciato già a montare e rimontare squadre-corse. E quello fa da sempre. Con un certo acume certificat­o da un dato. Prendete l’ale bo d’oro della F.1, elencate i campioni dal 2007 in avanti, et voilà: tranne Max Verstappen, gli altri – tutti – prima o dopo hanno corso per lui. Nei suoi team.

Quanti titoli All’inizio alla Ars, fondata nel 1996, a 28 anni, dopo già diverse stagioni in Formula Renault. «Dove non avevamo risorse e mi occupavo di tutto». In F.3,Vasseur vinceva titoli con Nico Rosberg e Lewis Hamilton, e puntava alla Formula 3000, ma non se la poteva permettere, così la osservava. «Lì di soldi ne avevo zero, dormivo in camion. Studiare e lavorare, gestire corse, fare tre o quattro parti in squadra, è così che ho sviluppato diverse capacità di gestione di tecnica. In nessun campo sono bravo come i miei ingegneri, ma con loro posso parlare di tutto: motori, telaio, aerodinami­ca...». Con Nicolas Todt, figlio di Jean, agente di Charles Leclerc, ha messo in piedi la Art di GP2. «Senza di lui sarebbe stata tutta un’altra storia», ha raccontato un giorno. Così invece i suoi titoli sono diventati 11 tra GP2/F2 e GP3, più altri 7 nella Formula 3 EuroSeries. In pochi non hanno corso per lui, e lui conosce tutti. È diventato una specie di incrocio obbligato dove finisce ogni sentiero (e molte trame) del paddock. Perché nel 2016 è stato nominato team principal Renault. È durata poco: «Ma anche quello è stato un buon esercizio, ho capito dove ho fallito e cosa ho sbagliato». L’occasione di dimostrarl­o gliel’ha presto fornita la Sauber. Dove la prima mossa che ha fatto è stata annullare l’accordo pronto con Honda per i motori. Optando per quelli della Ferrari.

La risata del 2018 Quindi,un giorno nel paddock si è presentato da Marchionne. Il racconto è suo. «Mi sono rivolto a lui:”Mister Marchionne...”, E lui: “Mister Marchionne è mio padre, io sono Sergio”...». Così è nata la brandizzaz­ione Alfa Romeo. Con Kimi Raikkonen e il giovane Leclerc. Formazione che non si sa quanto abbia rappresent­ato bene l’idea che ha di squadra. Stando a una recente intervista probabilme­nte lo ha fatto meglio il duo Bottas-Zhou con cui si accinge a chiudere stagione ed esperienza all’Alfa. «Devi avere un pilota e capitalizz­are attorno a lui, in F.1 è sempre stato così: Schumacher con la Ferrari, Alonso in Renault, Vettel in Red Bull, Hamilton alla Mercedes». Può essere che con Charles e Carlos si ricreda. Forse ci starà già pensando. Ricordando quanto gli aveva chiesto la Gazzetta nel 2018: «Non è che facendo bene all’Alfa Romeo poi Marchionne la chiamerà a Maranello?». Allora Vasseur aveva riso.

 ?? AFP ?? Il capo Frederic Vasseur, 54 anni, ingegnere francese, alla Alfa RomeoSaube­r dal 2017
AFP Il capo Frederic Vasseur, 54 anni, ingegnere francese, alla Alfa RomeoSaube­r dal 2017

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