La Gazzetta dello Sport

Otto impianti, il Lusail «campo» principale: lì si giocherà la finale Nelle due edizioni in Messico c’era il problema dell’altitudine. A Usa ‘94 il gran caldo, poi l’Amazzonia 2014...

-

I tassi di umidità in alcuni casi sfiorarono il 90 per cento. L’apoteosi, si fa per dire, il giorno della finale, il 17 luglio 1994, Brasile-Italia al Rose Bowl di Pasadena, in California, calcio d’inizio a mezzogiorn­o e mezzo. Stadio scoperto, sotto un sole devastante, quasi centomila spettatori. Temperatur­a di circa 36 gradi, con umidità al 70 per cento. Condizioni non idonee a una partita. Ne uscì un match brutto, con i giocatori oppressi dalla calura. L’incontro si trascinò sullo 0-0 fino ai rigori. È probabile, per non dire certo, che in Qatar non si arrivi a uno scempio simile. E Usa ’94 offre lo spunto per una precisazio­ne: a Pontiac, vicino a Detroit, si giocarono le prime partite al chiuso e sotto aria condiziona­ta nella storia dei Mondiali. Accadde al Silverdome, un “pentolone” per soccer e football americano. È stato demolito nel 2017 e per buttarlo giù sono state necessarie due cariche di esplosivo.

La savana sudafrican­a

Anche in Sudafrica nel 2010 si pose il problema dell’altitudine, alcune città-sedi erano sopra i 1.500 metri, ma in misura minore rispetto al Messico. Suggestivo il contesto in cui si svolsero alcuni incontri. Uno degli stadi si trovava a Polokwane, nel Nordest del Paese, un luogo immerso nella savana, campo base per le escursioni in parchi naturali limitrofi, in particolar­e il Kruger National Park, “affollato” da leoni, rinoceront­i, leopardi, elefanti. Di Polokwane ricordiamo certi taxi, muniti di griglie anti-leoni, e le “fortificaz­ioni” dei lodge, delle residenze, onde evitare intrusioni feroci. Nessuno venne sbranato, però il contesto era estremo, inusuale per una Coppa del Mondo. A Polokwane cadde la Francia, battuta per 2-0 dal Messico, risultato clamoroso.

L’Amazzonia La Fifa, non dimentichi­amolo, portò il Mondiale anche in Amazzonia, nel 2014 in Brasile, un’altra Coppa del Mondo condiziona­ta da un caldo notevole, specie nelle città del Nordest: Recife, Salvador de Bahia, Natal, Fortaleza. Quella volta il calcio esplorò anche il Rio delle Amazzoni, tra le sedi c’era Manaus, capitale dell’Amazzonia, con tutto il suo carico di fauna “pericolosa”, puma e giaguari, serpenti gigantesch­i o velenosiss­imi, rane tossiche. E zanzare portatrici di malattie, tanto che tutti i viaggiator­i in arrivo dall’estero furono invitati a vaccinarsi. Il c.t. azzurro Cesare Prandelli fece costruire a Coverciano una casetta-palestra in cui si simulava il clima amazzonico e del Nordest brasiliano. L’Italia giocò e vinse a Manaus contro l’Inghilterr­a (2-1) nella prima partita del girone, il successo della grande illusione. Gli azzurri vennero eliminati alla terza giornata, persero contro l’Uruguay nel caldo tropicale di Natal, con calcio d’inizio alle 13 locali, orario sconsiglia­to per andare alla spiaggia, figuriamoc­i per una partita di pallone. Il pomeriggio in cui Suarez morsicò Chiellini , e in cui all’intervallo esplose uno sclero tra Prandelli e Balotelli. Colpi di calore. Insomma, il Qatar, con il suo Mondiale nel deserto, non sarà una passeggiat­a, ma neppure il peggiore degli scenari. La Fifa ci ha abituato a Coppe del Mondo in ambienti impossibil­i.

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy