La Gazzetta dello Sport

«La vittoria in Brasile della Coppa America? Mezzo mondo voleva abbracciar­e Messi...»

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3E

«Siamo partiti ad interim con l’idea di provare più gente possibile. Volevamo formare un gruppo nel quale poi inserire Messi, attorno al quale abbiamo costruito una squadra con giocatori che pareva difficile unire. De Paul oltre a giocare bene ha un gran fisico, tatticamen­te è intelligen­te e in Italia è migliorato molto, da ala è diventato un interno e ne abbiamo approfitta­to. Paredes ha avuto un’evoluzione tattica simile a quella di Pirlo, del quale ha la stessa tecnica: quando ha il campo davanti a lui fa diventare tutto facile, e ha il passaggio verticale che apprezziam­o molto. Vogliamo gente col piede buono e uno o due che possano rompere le linee. Peccato aver perso Lo Celso, ma oltre a De Paul e Paredes ci sono Palacios, Enzo Fernandez, Guido Rodriguez e nella categoria dei giocatori “piccanti”, abbiamo Di Maria, Angel Correa o Julian Alvarez. Più Leo. Nell’eterno dibattito argentino tra “bilardisti” e “menottisti”, due allenatori che adoro, di fatto noi quando abbiamo la palla giochiamo molto bene e si può dire che siamo “menottisti” e quando non ce l’abbiamo ci trinceriam­o e siamo “bilardisti”. Oggi il calcio non è solo una cosa, bisogna sapere che in un momento della partita il rivale avrà la palla e la cosa non deve generare alcuna ansietà, perché non si può controllar­e».

la squadra?

3Manca un nome, Lautaro... «È stato ed è fondamenta­le, è un ragazzo prezioso per noi. Ci ha dato tantissimo sia nell’aspetto calcistico, con i gol, che in quello umano. Da quando siamo arrivati sapevamo che sarebbe stato lui il nostro attaccante, col Kun che inizialmen­te l’avrebbe aiutato. Nell’Inter andava già molto bene ed eravamo certi che con la sua gioventù, la sua voglia e tutto il calcio che ha dentro per noi sarebbe stato fondamenta­le. Gli dobbiamo davvero tanto perché si è concesso con tutto se stesso a noi e alla causa: è venuto in nazionale anche quando non era nelle migliori condizioni, voleva venire, voleva esserci. Un esempio».

3E Dybala? Sorpreso dal suo passaggio alla Roma?

«Una scelta molto intelligen­te, perché Roma è una città spettacola­re e perché pensavo potesse diventare un idolo. Ha trovato un allenatore capace di sfruttarlo al meglio, il cambio mi è piaciuto. Noi c.t. guardiamo come un giocatore s’inserisce in una squadra, e Paulo si è incastrato alla perfezione tanto nella Roma come nella particolar­ità di Roma. E poi come persona è spettacola­re, nel gruppo è fondamenta­le e gli vogliamo un gran bene».

Su Di Maria

Lui, Angel Correa e Julian Alvarez sono i nostri giocatori “piccanti”, con Messi

Su Paredes Ha avuto un percorso simile a Pirlo come evoluzione tattica. E ha la sua stessa tecnica...

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