PADRONI DI CASA AL DEBUTTO CON L’ECUADOR C’È UNA SQUADRA MULTINAZIONALE
I qatarioti hanno cresciuto un gruppo con tanti naturalizzati. Fari su Moses Caicedo, ecuadoriano del Brighton
edele alla linea, questo Mondiale all’insegna del “famolo strano” non si smentisce anche dai primi passi. Dopo le critiche e le polemiche sulla violazione dei diritti umani, dopo i commenti su tutte le bizzarrie tipo l’aria condizionata negli stadi e persino all’aperto, stasera rotola anche il pallone. Tutti gli occhi del mondo saranno puntati sulla partita inaugurale. Lo Stadio Al Bayt sarà riempito a festa: da tifosi veri, e dicono, da comparse ingaggiate. Scende in campo il Qatar, prima debuttante di un Paese organizzatore dai tempi di Italia ‘34: per fargli giocare la prima sfida si è anticipato di un giorno l’inizio del torneo. Strano no? Ed ecco l’Ecuador, la nazionale che (forse) non ci doveva essere. La storia è nota. Cile e Perù, che gli sono finite dietro nelle qualificazioni sudamericane, l’hanno accusato di aver fatto giocare Byron Castillo, nato in Colombia e non in Ecuador e di aver presentato documenti falsi. Dopo lunghi tormentoni giudiziari, l’ultima sentenza del Tas: sì, l’Ecuador ha presentato documenti falsi. Squalificato? No, multa e 3 punti di penalizzazione per le prossime qualificazioni mondiali. Più che strano, no? L’Ecuador intanto ha pensato bene di lasciar a casa Castillo, per evitare ulteriori guai.
Fai a da te e stelline Comunque
A tutto gol
la squadra dell’argentino Alfaro sul campo ha meritato la qualificazione, è un gruppo da non sottovalutare. Lo guida la stellina Moises Caicedo, centrocampista del Brighton, dietro sono in rampa di lancio Hincapiè del Bayer Leverkusen e Estupinan, potente laterale compagno di Caicedo al Brighton. Davanti ha attaccanti di tutto rispetto. Il c.t. spagnolo Sanchez, ex giovanili del Barça, invece punta molto su Ali Almoez, sbarcato a Doha a 7 anni dal Sudan: 41 gol in 85 partite. Almoez non è l’unico naturalizzato, an
Il c.t. spagnolo Sanchez punta molto sulla stella Almoez, 41 reti in 85 partite
zi. Il Qatar si è costruito una nazionale fai da te, con un progetto nato nel 2004 che non ha eguali: Aspire, un’accademia in cui lavorano eccellenze e dove babycalciatori qatarini e di varie nazionalità sono cresciuti insieme, formando un club più che una nazionale. Nel 2019 hanno vinto la Coppa D’Asia, battendo il Giappone. E adesso sognano di passare il girone, soprattutto vincere la prima partita, impresa riuscita da debuttante negli ultimi tempi soltanto al Senegal.
Vigila Orsato Alfaro non si fida: «Il Qatar ha lavorato tantissimo. Affronteremo la loro miglior versione, speriamo di mostrare anche la nostra. Per noi essere al Mondiale è già una vittoria». Modesto. Poi svela l’obiettivo: «In futuro avere 3040 giocatori in Europa». Dal canto suo Sanchez si è impegnato a spegnere le domande scomode («Secondo me, alcune voci sono disinformazione») e guardare al «momento storico per noi, davvero un giorno importantissimo. Spero che tutti i Paesi del mondo potranno divertirsi insieme e a noi. Chiaro, spero di vincere anche se l’Ecuador è una squadra molto forte». Finora bilancio pari: un pareggio e una vittoria a testa, l’ultima del Qatar per 4-3 nell’amichevole del 2018. Ma ne è passata di acqua sotto i ponti, soprattutto per l’Ecuador che è stato capace di finire dietro a Brasile e Argentina. Ah, ovviamente non poteva mancare la bufera. Un paio di giorni fa Amjad Taha, direttore regionale del British Middle East Centre for Studies and Research, ha twittato che il Qatar avrebbe tentato di corrompere otto membri della nazionale ecuadoriana pagando 7,4 milioni di dollari per vincere la gara d’esordio (1-0 gol nel secondo round). La cosa non ha avuto molto seguito. E comunque ci sarà il nostro Gabriele Orsato a vigilare e fischiare. C’è un po’ d’Italia in campo. Come premio di consolazione non è il massimo, ma così è. Un altro Mondiale senza azzurri. Strano (o) no?