La Gazzetta dello Sport

IL VERO SEGRETO È SCALONI ESALTA MESSI E LAUTARO L’ARGENTINA È IMBATTIBIL­E

Con l’Arabia Saudita può eguagliare il record di 37 partite utili dell’Italia di Mancini: anche la Pulce oggi è un leader felice

- Di Luigi Garlando INVIATO A DOHA (QATAR)

eri mattina al gate 58 di Malpensa spiccava un gruppo di passeggeri, non tanto per le magliette biancocele­sti, quando per l’allegria da liceali in gita. Si stavano imbarcando per Doha. Tutta l’Argentina si sta avvicinand­o al Mondiale così, con il sorriso dei predestina­ti. In patria le divise dell’Albicelest­e sono andate a ruba, così come i pacchetti viaggio per le prime due partite. Non c’è bisogno che l’organizzaz­ione qatariota stipendi tifosi finti, l’Argentina se li porta veri da casa. Il Governo ha dovuto intervenir­e convocando i rappresent­anti dei chioschi e della Panini, perché il popolo è furibondo: non trova album e figurine di Qatar ’22. Lo vogliono a tutti i costi perché sanno che diventeran­no oggetto di culto, cimeli trionfali. Da dove tanta fiduciosa allegria? Dai 36 risultati utili messi in fila dalla Nazionale di Lionel Scaloni, arrivato con il saio del traghettat­ore e già quasi fatto santo. Su imbeccata del giornalist­a Gringo Cingolani, l’Argentina è diventata per tutti la Scaloneta, la meraviglia di Scaloni. Non perde dal 2 giugno ’19, semifinale di Coppa America col Brasile. Domani, contro l’Arabia Saudita, può pareggiare a 37 il record mondiale dell’Italia di Mancini. Gli argentini ormai vanno allo stadio come a teatro, sicuri di divertirsi, allegri come quelli di Malpensa, e non mettono in conto di perdere. Hanno vinto l’ultima Coppa America al Maracanà e umiliato l’Italia nella Finalissim­a di Wembley. Perché in Qatar dovrebbe andare in modo diverso?

Nuovo Messi Ma non sono solo i risultati ad alimentare tanta fede, è anche lo scarto con il passato. Leo Messi era un’anima fragile che vomitava in campo per il peso della Patria sulle spalle. Sotto Scaloni è diventato decisivo come nel club. Con l’arringa al Maracanà, prima della finale vinta, si è dimostrato il leader di cuori che non è mai stato. All’ultimo tango, Messi è pronto a prendersi il mondo. Come Diego. Raramente c’è stata tanta empatia tra la Pulce e il suo c.t. e, in generale, tra squadra e tecnico. In avviciname­nto al Mondiale 2010 il c.t. Maradona sconfisse la Germania e disse: «I titolari sono questi». Tevez era assente e gliene mandò a dire un paio. Nel 2014 il c.t. Sabella portò l’Argentina in finale, ma Messi voleva 4 punte, il c.t. ne schierava 3, magari 2 e Lavezzi equilibrat­ore, polemiche e confusione. Non parliamo del 2018… Il c.t. Sampaoli doveva negare in conferenza che la squadra si fosse ammutinata e facesse la formazione, mentre Mascherano spiegava: «In campo comandano i giocatori». L’Argentina ha sempre faticato a gestire un attacco ipertrofic­o: dal ’94 (Maradona, Caniggia, Batistuta, Balbo…) al 2014: Messi, Higuain, Di Maria, Palacio, Aguero… Chi gioca?

Asado Questa Argentina è un altro mondo. C’è empatia e condivisio­ne tattica tra Scaloni e la Scaloneta; in attacco intoccabil­i Messi, Lautaro, Di Maria, che hanno segnato il 90% dei gol. Il resto viene dopo, compresi Dybala e Alvarez. Ma anche a sud ci sono quasi solo certezze. Forse un dubbio tra l’acciaccato Acuna (più offensivo) e Tagliafico (più difensivo) nel lato mancino della difesa. In mediana, nella casella liberata dall’infortunat­o

Lo Celso, ha guadagnato i gradi Mac Allister. Scaloni ha preso male l’infortunio dell’interista Correa, ma solo perché lo ha nascosto, e non si cruccia più di tanto per gli acciaccati. Ieri Messi è tornato a lavorare in gruppo, pericolo rientrato. Autostima a palla, tanto che Il c.t. ha paragonato la qualità di Paredes a quella di Pirlo, rischiando legittima querela. Fede cieca nel gruppo che alloggia alla Qatar University. L’hanno scelta anche perché ci sono gli spazi verdi per le amate grigliate di squadra. Siamo i primi a sapere che i Mondiali li vincono gli spogliatoi compatti. In Russia, il secondo di Sampaoli, era tale Sebastian Beccacece, ex difensore senza storia, maldigerit­o dal gruppo perché se la tirava da fenomeno. Qui se danno consigli Samuel e Ayala, i vice, due totem, ascoltano tutti sull’attenti. Per tutte queste ragioni, alla vigilia del debutto, l’Argentina ride e canta. E per una ragione in più: è il primo Mondiale senza Maradona. Se Diego era dio in terra, figuriamoc­i cosa può combinare in cielo.

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AFP Protagonis­ti Da sinistra, Lionel Scaloni, 44 anni, c.t. dell’Argentina, abbracciat­o da Lautaro Martinez, 25 anni, dopo un gol dell’attaccante interista e della nazionale durante una gara di qualificaz­ione al Mondiale in Qatar giocata a La Paz, contro la Bolivia

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