Freeman per l’inclusione Balletti e testimonianze con l’idea di creare un ponte
La potenza del messaggio è lì, in Morgan Freeman in mezzo al palcoscenico, che poi sarebbe il campo, seduto per stare sullo stesso piano di un ragazzo che si chiama Ghanim al Muftah, youtuber nato con una rara sindrome che ha impedito lo sviluppo degli arti inferiori. Il premio Oscar dialoga con lui. Parla di inclusione, di rispetto. Quando si rialza, la sua mano tesa e quella di Ghanim ricordano il gesto dipinto da Michelangelo nella Cappella Sistina. Mani tese. Come a provare a costruire un mondo che non esiste. Come a tentare di nobilitare un mondiale nato fra le polemiche. E quando parla di lavoro fatto per arrivare a questo stadio che ricorda i movimenti delle dune sulla testa dell’emiro Al Thani piove qualche fischio. Il colpo d’occhio nell’impianto è bello, ma che sia un mondiale diverso non si può dimenticare. Il
Qatar e il presidente della Fifa Infantino, in tribuna accanto agli emiri, stanno facendo di tutto per dimostrare che il paese nato dal nulla fa sul serio.
Colori e suoni Marco Balich, lo specialista italiano in cerimonie inaugurali, ha costruito uno spettacolo che nel primo giorno di un Mondiale di calcio non si era mai visto. Quaranta minuti di arte varia, non il miniconcerto di una star, balli e canti (in scena il coreano Jungkook con l’inno del torneo Dreamers e l’idolo qatariota Fahad AlKubaisi, che ha ripreso il brano in arabo). Fra tanto mondo un po’ di Italia, con gli
sbandieratori del Palio del Niballo di Faenza a mostrare la loro abilità. Costruita come una inaugurazione olimpica, la mezzora che ha preceduto Qatar-Ecuador ha funzionato da macchina del tempo, con la sfilata di tutte le mascotte delle edizioni del Mondiale, fino a La’eeb, la kefia volante. Le telecamere hanno anche inquadrato il lupetto di Russia 2018 accanto al cagnolone di Usa 1994. Forse un caso, o forse no. Questo spettacolo voleva mandare messaggi curati personalmente dai regnanti del Qatar, forse non tutti sono arrivati o possono arrivare al pianeta.
Voce Ma certo è stata indovinata la scelta della voce narrante Freeman, un attore che da sempre si impegna sul tema dei diritti civili. E se ha colpito il suo primo ingresso in campo con Ghanim, è stato ancora più diretto il secondo atto. L’attore vestito di scuro, solo dopo suoni e colori, ballerini e percussioni, effetti
speciali e narrazioni, fra le quali c’è stato spazio per un vecchio filmato dell’ex emiro ragazzino che giocava a pallone nel deserto con un gruppo di bambini. Aveva una maglia rossa a strisce gialle, la stessa che il figlio gli ha fatto firmare in tribuna fra gli applausi.
Invictus Tutto accurato, mix perfetto, tempi rispettati. Soprattutto, Freeman. Ha interpretato il ruolo di Nelson Mandela in Invictus e chi ha avuto la fortuna di assistere all’ingresso di Madiba in campo prima della finale di Johannesburg, o chi semplicemente ricorda la storia, sulla schiena ha sentito un brivido autentico. Contro il Senegal Virgil van Dijk, capitano dell’Olanda, scenderà in campo con la fascia arcobaleno One Love. Se il Qatar è quello che dice di voler essere, già da oggi si vedrà.
L’italiano Balich ha creato una cerimonia da Olimpiade. Perfetto l’attore americano