La Gazzetta dello Sport

CARUSO Varese sogna al terzo posto «Corsa e tiro Così voliamo»

Il centro uscito dal college Usa dopo la quarta vittoria di fila: «Giochiamo liberi e con grande fiducia»

- di

Andrea Tosi

Dall’America Caruso. Non si parla del successo canoro del grande Lucio Dalla, ma dei successi quattro di fila, l’ultimo sabato contro Venezia davanti a cinquemila spettatori - di Varese che sogna in grande col terzo posto in classifica e si gode il momento magico del suo lungo azzurro. Guglielmo Caruso, per tutti Willy, cresciuto nella Silicon Valley california­na all’Università di Santa Clara, è oggi il sesto uomo più incisivo del campionato. Lo dicono i numeri: 11,6 punti di media col 77% da due in 18 minuti di impiego. Entrato nel giro della Nazionale sotto la gestione di Meo Sacchetti, e richiamato dal Poz nelle ultime finestre, Caruso è un centro atipico, sotto peso (non arriva a 95 kg), veloce di piedi, che sa usare bene entrambe le mani e all’occorrenza sa aprirsi sul perimetro e colpire anche da tre.

Niente obiettivi Dopo la stagione scorsa all’esordio con Varese molto altalenant­e, ma comunque formativa, in questa ha trovato spazio per emergere nel sistema “corri e tira” di coach Matt Brase, basato su quattro esterni specialist­i nelle triple che aprono il campo. «Per me che vengo dal college Usa - dice il

Dalla Campania

alla California

Guglielmo Caruso, 23 anni, napoletano. Dal 2018 al 2021 ha giocato a Santa Clara University 23enne centro nativo della cintura vesuviana di Napoli -, questo gioco molto veloce e tipicament­e americano è l’ideale. In campo corriamo, tiriamo e ci divertiamo. Ma soprattutt­o vinciamo. Così cresce l’entusiasmo dei nostri tifosi e la nostra autostima. Noi non ci mettiamo limiti e nemmeno obiettivi. Per andare lontano dobbiamo giocare liberi di testa e con fiducia, quello che ci trasmette il nostro allenatore, una partita alla volta. Senza pensare alla prossima».

Maestro Scola Caruso aveva 11 anni quando a Cercola si avvicinò ai canestri: «E dire che non mi attizzava proprio il basket, amavo solo il calcio - ricorda -. Poi il mio primo allenatore e scopritore Virgilio Esposito mi ha convinto ad insistere. Col tempo ho fatto scelte non facili, trasferend­omi a Torino nelle giovanili di Moncalieri per quattro anni. Poi un anno di A-2 a Napoli e il salto in America dove ho imparato tanto in tre anni sotto coach Sendek. I miei modelli? Prima Tim Duncan, oggi Nic Melli. Devo crescere ancora molto fisicament­e per avvicinarm­i al capitano di Milano». Per Caruso il futuro è adesso, tutti lo aspettano al grande salto, tra questi anche coach Ettore Messina che lo ha nominato come potenziale sorpresa dell’anno. Willy sta facendo del suo meglio per meritare la nomination del tecnico campione d’Italia, ma soprattutt­o sta dimostrand­o al suo allenatore Brase e all’a.d. Scola che hanno fatto bene a puntare su di lui. «Luis mi dà molti buoni consigli, non solo a parole ma anche in campo - chiosa Caruso -. Gli capita spesso di mettersi in divisa da gioco ai nostri allenament­i e mi insegna alcuni movimenti. Non è per tutti avere un maestro come Scola. Adesso, però, molto dipende da me. Con questa Varese voglio arrivare in alto».

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