La Gazzetta dello Sport

Argentina record in vista Contro l’Arabia Saudita per raggiunger­e l’Italia

Scaloni può eguagliare il primato di 37 gare utili «Il Mondiale è alla portata di otto-dieci squadre»

- INVIATO A DOHA lu.gar.

La risposta più bella Lionel Scaloni l’ha data a un giornalist­a brasiliano che, trascinato un filo dalla passione, ha dipinto la grande attesa del popolo argentino, in una terra dove «il calcio è molto più di uno sport e fa parte della vita vera». Il c.t. ha rimesso a posto le proporzion­i: «No, il calcio va vissuto con grande passione, ma resta un gioco, uno sport. La vita reale è un’altra cosa». Oltre a compiti tattici, Scaloni è impegnato a contenere l’euforia che avvolge una Nazionale imbattuta da 36 partite che oggi potrebbe eguagliare il record mondiale dell’Italia di Mancini. Altra riflession­e di sana filosofia: «Contro l’Arabia Saudita dobbiamo fare quello che sappiamo fare: giocare bene. Con naturalezz­a, senza strafare e senza tensioni. Drammatizz­are il debutto ci farebbe solo male. Favoriti? Ci sono almeno 8-10 squadre che possono vincere questo Mondiale». Scaloni, ex difensore da battaglia, come faceva intendere il soprannome (il Toro), ha trascorsi in Lazio e Atalanta, e mette in campo parecchia Serie A. L’hanno frequentat­a Molina, Romero e De Paul, la abitano ancora Paredes, De Maria e Lautaro. In panca Dybala e il Papu Gomez. Consideran­do che la metà della popolazion­e argentina ha origine italiana e che gli azzurri sono rimasti a casa, possiamo dedurre che oggi debutta la squadra più italiana del Mondiale.

Orgoglio arabo Scaloni non ha confermato le scelte, ma pare che abbia sciolto anche gli ultimi dubbi. Terzino sinistro Acuna (Siviglia), che ha risolto i suoi guai fisici e promette più spinta di Tagliafico (Lione). Recuperato anche l’ex juventino Romero, che di recente ha giocato poco nel Tottenham, e affiancher­à Otamendi nel cuore della difesa. Accanto alle geometrie di Paredes e alla spinta dell’ex udinese De Paul, l’ha spuntata Mac Allister che, anche grazie la rieducazio­ne tattica di De Zerbi (Brighton), proverà a portare in mediala l’equilibrio che assicurava l’infortunat­o Lo Celso. Tridente offensivo blindato con l’ampio movimento di Messi, la profondità tecnica di Di Maria e l’arte offensiva del Toro Lautaro. Hervé Renard, c.t. francese dell’Arabia Saudita, ha promesso orgoglio e battaglia: «Non mi piace quando non ci consideran­o, anche se il ranking Fifa dice che siamo i più piccoli. Le sorprese esistono sempre: questa dev’essere la nostra mentalità. Probabilme­nte non passeremo il turno, ma di sicuro lotteremo. Scaloni ha fatto un grande lavoro. Lo incontrai quando allenavo il Marocco. Perdemmo, ma c’era tanto vento. Messi? Senza giocatori come lui, il calcio sarebbe un’altra cosa. Meno bella. E’ una leggenda. Un orgoglio affrontarl­o». Il Messi dell’Arabia Saudita, si chiama Salem Al-Dawsari, numero 10, 31 anni, che nel 2018 è passato dal Villarreal. In 53 presenze ha segnato 15 gol. Indimentic­abile in patria, quello rifilato all’Egitto a Usa 94 che regalò la prima, storica vittoria in un Mondiale al 95’.

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