Trentalange a Nicchi: «D’Onofrio? Non potevo sceglierlo io»
Il presidente dell’Aia ha risposto alle accuse dell’ex n. 1 dei fischietti: «Allora la competenza era tua»
Cresce la tensione intorno al caso D’Onofrio. E iniziano a partire le prime frecciate al vetriolo, botta e risposta dall’aspetto cortese, ma decisamente duri nella sostanza. Del resto la posta in palio è alta. Per alcuni altissima. Il tema del contendere è sempre lo stesso: chi ha permesso che Rosario D’Onofrio, arrestato giovedì 10 novembre per traffico internazionale di stupefacenti, arrivasse al vertice della Procura arbitrale? È la prima questione che ha posto il presidente della Figc Gabriele Gravina dopo aver appreso «con sconcerto» la notizia. Ed è di conseguenza anche la chiave per decidere il futuro dell’Aia. Al momento non ci sono gli estremi per il commissariamento, ma la Federcalcio ha in mano tutte le carte, quelle in cui l’Aia dà la sua versione dei fatti e quelle della Procura di Milano sull’ex ufficiale dell’Esercito finito in manette. In una decina di giorni il quadro dovrebbe essere completo e verranno prese le decisioni opportune.
Botta e risposta
Inevitabilmente i fari sono puntati su Alfredo Trentalange che, come previsto dal regolamento Aia, in quanto presidente propone al Comitato Nazionale la nomina del procuratore capo. L’ex arbitro ha fatto capire a più riprese di esserselo in qualche modo “ritrovato”, tanto che nei giorni scorsi aveva sottolineato in una riunione con i presidenti dei comitati regionali e sezionali come D’Onofrio sia stato nominato componente della Commissione di disciplina nazionale nel 2009 «sotto la presidenza Nicchi». Due giorni fa la lettera piccata di quest’ultimo che, accusando Trentalange di «verità parziale», gli faceva presente che «nel 2009 il nominativo di D’Onofrio fu da te proposto» e che prima di questa «segnalazione nessuno lo conosceva, ma neppure lo aveva sentito nominare per pregresse attività nell’Associazione». Ieri la controreplica del numero uno dell’Aia a Nicchi: «Parli di “verità parziale”, in quanto avrei sottaciuto che il D’Onofrio sarebbe stato proposto da me all’epoca. Mi duole rammentarti che la competenza di ogni proposta di nomina per il ruolo in argomento era prerogativa esclusiva del presidente dell’Aia. Apprendo, invece, solo oggi che avresti proposto D’Onofrio nonostante fossi consapevole che lo stesso non avesse svolto, a Tuo dire, “pregresse particolari attività”. Nonostante ciò, hai comunque ritenuto di proporlo per un ruolo di rilievo nazionale non solo nel 2009, ma anche successivamente. In momenti così difficili, da un dirigente benemerito mi sarei aspettato non precisazioni per addossare responsabilità, ma proposte per evitare in futuro ciò che in passato ha indotto in errore». Un botta e risposta che, data la gravità dei fatti, appare piuttosto fuori luogo. E mostra quanto poco sereno sia il clima intorno agli arbitri.