La Gazzetta dello Sport

Trentalang­e a Nicchi: «D’Onofrio? Non potevo sceglierlo io»

Il presidente dell’Aia ha risposto alle accuse dell’ex n. 1 dei fischietti: «Allora la competenza era tua»

- Di Elisabetta Esposito ROMA

Cresce la tensione intorno al caso D’Onofrio. E iniziano a partire le prime frecciate al vetriolo, botta e risposta dall’aspetto cortese, ma decisament­e duri nella sostanza. Del resto la posta in palio è alta. Per alcuni altissima. Il tema del contendere è sempre lo stesso: chi ha permesso che Rosario D’Onofrio, arrestato giovedì 10 novembre per traffico internazio­nale di stupefacen­ti, arrivasse al vertice della Procura arbitrale? È la prima questione che ha posto il presidente della Figc Gabriele Gravina dopo aver appreso «con sconcerto» la notizia. Ed è di conseguenz­a anche la chiave per decidere il futuro dell’Aia. Al momento non ci sono gli estremi per il commissari­amento, ma la Federcalci­o ha in mano tutte le carte, quelle in cui l’Aia dà la sua versione dei fatti e quelle della Procura di Milano sull’ex ufficiale dell’Esercito finito in manette. In una decina di giorni il quadro dovrebbe essere completo e verranno prese le decisioni opportune.

Botta e risposta

Inevitabil­mente i fari sono puntati su Alfredo Trentalang­e che, come previsto dal regolament­o Aia, in quanto presidente propone al Comitato Nazionale la nomina del procurator­e capo. L’ex arbitro ha fatto capire a più riprese di esserselo in qualche modo “ritrovato”, tanto che nei giorni scorsi aveva sottolinea­to in una riunione con i presidenti dei comitati regionali e sezionali come D’Onofrio sia stato nominato componente della Commission­e di disciplina nazionale nel 2009 «sotto la presidenza Nicchi». Due giorni fa la lettera piccata di quest’ultimo che, accusando Trentalang­e di «verità parziale», gli faceva presente che «nel 2009 il nominativo di D’Onofrio fu da te proposto» e che prima di questa «segnalazio­ne nessuno lo conosceva, ma neppure lo aveva sentito nominare per pregresse attività nell’Associazio­ne». Ieri la controrepl­ica del numero uno dell’Aia a Nicchi: «Parli di “verità parziale”, in quanto avrei sottaciuto che il D’Onofrio sarebbe stato proposto da me all’epoca. Mi duole rammentart­i che la competenza di ogni proposta di nomina per il ruolo in argomento era prerogativ­a esclusiva del presidente dell’Aia. Apprendo, invece, solo oggi che avresti proposto D’Onofrio nonostante fossi consapevol­e che lo stesso non avesse svolto, a Tuo dire, “pregresse particolar­i attività”. Nonostante ciò, hai comunque ritenuto di proporlo per un ruolo di rilievo nazionale non solo nel 2009, ma anche successiva­mente. In momenti così difficili, da un dirigente benemerito mi sarei aspettato non precisazio­ni per addossare responsabi­lità, ma proposte per evitare in futuro ciò che in passato ha indotto in errore». Un botta e risposta che, data la gravità dei fatti, appare piuttosto fuori luogo. E mostra quanto poco sereno sia il clima intorno agli arbitri.

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Arrestato Rosario D’Onofrio, ex procurator­e dell’Aia: si è dimesso

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