La Gazzetta dello Sport

TRA GOL E RECUPERI È TUTTO ESAGERATO COME BELLINGHAM...

- Sebastiano Vernazza

Una pioggia di gol – 12 in tre partite, otto in una sola – e un’onda anomala di recuperi: è il bilancio della giornata di ieri al Mondiale. Inghilterr­a-Iran si è chiusa con otto reti,

6-2 per gli inglesi, e con 27 minuti complessiv­i di prolungame­nto, 14 nel primo tempo e 13 nella ripresa. L’infortunio del portiere iraniano al principio del match è costato abbastanza minutaggio, ma non vale come spiegazion­e. Anche Olanda-Senegal ha avuto una coda di 9 minuti oltre il novantesim­o. Usa-Galles, incontro di chiusura, si è trascinato per quasi 11 minuti. Una tendenza troppo netta per essere casuale, dietro l’apparenza c’è un’ indicazion­e forte della Fifa, come detto mesi fa da Infantino. Stop alle manfrine e alle finzioni, nulla di quel che si perde andrà sprecato, e pazienza se il recupero assumerà i volumi di quasi due supplement­ari, come in Inghilterr­a-Iran. È una marcia di avviciname­nto al tempo effettivo?

L’inno ripudiato dall’Iran è stata l’emozione più forte. Ieri pomeriggio, ora di Doha, quando i giocatori della nazionale in maglia rossa si sono rifiutati di cantare, in tanti si sono sentiti iraniani. Un gesto politico potente, un messaggio al mondo: da mesi in Iran i giovani, specie le ragazze, si ribellano alla teocrazia degli ayatollah, alla loro ferocia medioevale, e inseguono l’utopia della libertà,

dell’affrancame­nto dall’oscurantis­mo. L’Inghilterr­a ha vinto per 6-2 e non poteva finire in altro modo, abissi tecnici separano le due squadre. Non c’è stata partita, ma l’Iran merita ogni comprensio­ne, i suoi giocatori avevano il cuore spaccato e la mente altrove. Medhi Taremi ha segnato due gol, il primo con un tiro bello e potente, il secondo su rigore. Azmoun, giocatore simbolo, solidale con i rivoltosi, ha colpito una traversa. Taremi gioca nel Porto avversario dell’Inter negli ottavi di Champions, Simone Inzaghi avrà preso nota. Contesto ingombrant­e, avversario in balia dei sentimenti: è difficile tarare l’Inghilterr­a, a tratti troppo bella e dominante. Quante volte ci siamo detti che sarebbe stata la volta buona dell’Inghilterr­a, quante volte ci siamo scottati. Gli inglesi hanno vinto in una sola occasione, il Mondiale del 1966 a casa loro, e per avvicinars­i a un altro trofeo hanno dovuto aspettare il secondo Europeo in patria, nel 2021. Sono stati battuti dall’Italia soltanto ai rigori, forse sono pronti. La storia manda dei segnali: il Qatar è un ex protettora­to britannico, indipenden­te dal 1971, particolar­i minimi che vanno nella direzione di un’Inghilterr­a almeno da podio. Sembra che i giovani di Gareth Southgate abbiano salito un altro gradino della scala. I nomi sono i soliti: Bellingham, Saka, Rice, Mount e Rashford, che giovane giovane non è più. Ha brillato Jude

Bellingham, 19enne di potenziali­tà non ancora classifica­bili, centrocamp­ista universale. In giornate come ieri,

Una tendenza che non è casuale: con i tempi allungati spariranno manfrine e finzioni?

Bellingham sembra un giocatore prestato al presente, planato dal futuro per mostrare come si giocherà tra dieci o vent’anni. Manterrà quel che promette? La domanda vale per l’Inghilterr­a intera.

Olanda-Senegal è stata decisa dalle incertezze di Edouard Mendy, il portiere senegalese del Chelsea. Un equilibrio costante, spezzato verso la fine dalle indecision­i africane. L’Olanda ha vinto alla maniera di Van Gaal, con la strategia del logorament­o. Ha resistito alla fisicità del Senegal fino a individuar­e e colpire il punto di rottura.

Stati Uniti-Galles si è chiusa in parità. Americani in vantaggio con Timothy Weah, figlio di George, ex centravant­i del Milan, Pallone d’Oro ‘95. Weah senior, oggi presidente della Liberia, non ha mai giocato un Mondiale perché il suo Paese non si è mai qualificat­o. Weah junior è nato a New York, ha cittadinan­za americana e francese, e ha subito colmato la lacuna familiare. Gareth Bale ha fabbricato il pareggio gallese, ha sempre quest’aura del fenomeno che sarebbe potuto essere e che non è stato. L’incompiute­zza come scelta.

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Hey Jude Jude Bellingham, 19 anni, attaccante del Borussia Dortmund, impegnato contro la difesa dell’Iran. Quello di ieri è stato il suo primo gol con la maglia dell’Inghilterr­a e la sua marcatura ha poi aperto la strada della goleada inglese

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