La Gazzetta dello Sport

FINALS, PREMI, SLAM È PRONTO A DIVENTARE L’ELETTO «GIOCO PER LA STORIA»

Raggiunto Federer nei Masters, è già il più ricco di sempre ed è a un Major da Nadal

- Di Riccardo Crivelli INVIATO A TORINO © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

ORA È N. 5

Il Re dei Re. Il sesto trionfo alle Atp Finals, maturato dopo l’anno più complicato della carriera, rimette definitiva­mente Novak Djokovic al centro del villaggio. Con il successo a Wimbledon, si era lasciato alle spalle i tormenti australian­i di inizio anno, ma l’apoteosi alle Finals lo ripropone come uomo di riferiment­o per il 2023, quando potrà ritornare a giocare tutti gli Slam senza più restrizion­i. Dunque, un primo obiettivo è già fissato dall’Australia: agguantare Nadal e i suoi 22 Major nell’eterna corsa al primato, che dopo il ritiro di Federer è rimasta una questione a due. Ma, rispetto all’altro titano, il Djoker è più integro fisicament­e.

Che inseguimen­to Sarà l’immortalit­à sportiva a sciogliere il dilemma sul più grande di sempre, però intanto i numeri flirtano con il serbo. Che è l’uomo dei record e lo è diventato coronando in 12 stagioni un inseguimen­to fenomenale. Il 3 gennaio 2011, era terzo in classifica dietro i Dioscuri Rafa e Roger (primo e secondo) e soprattutt­o era distantiss­imo nelle vittorie: un solo Slam (gli Australian Open 2008) contro i 16 dello svizzero e i 9 dello spagnolo, 5 Masters 1000 contro i 18 del satanasso maiorchino e i 17 del Divino di Basilea, ancora nessuna settimana al numero uno del mondo. In poco più di una decade, Djokovic ha colmato il gap e anzi è diventato il leader: a parte gli Slam, dove è secondo dietro Nadal, Nole guida nelle Finals vinte insieme a Federer e da solo nei Masters 1000, nelle settimane al numero uno, negli anni chiusi al primo posto, nel montepremi totale e ha i confronti diretti favorevoli con entrambi i fenomenali rivali.

Passione E il Djoker uscito sovrano da Torino ha il fisico, la testa e la feroce determinaz­ione per un altro salto in avanti: «Sono ancora affamato, i giovani che spingono mi stimolano ad essere sempre al top, voglio dimostrare di poter vincere i tornei più importanti. Ora sono il numero cinque del mondo, ma dentro di me so di poter tornare ad essere il migliore, il numero uno. Ho sempre quella mentalità e quell’approccio nelle cose che faccio». Un orizzonte infinito illuminato da un motore potentissi­mo: «Non vedo ancora una fine alla mia carriera, non ho pensieri o idee su come vorrei chiuderla o quando. Se avessi un’idea su questo, lo direi senza problemi. Per me tutto consiste nell’avere emozioni positive e sentirsi bene in campo e in allenament­o. Perché è bello vincere trofei, è una favola, ma devi arrivarci attraverso il duro lavoro e tante difficoltà, tante sfide quotidiane per motivarti. A me piace la vita quotidiana del tennista, è una passione e un’ossessione. È la mia vita ed è quello che sono». Feroce applicazio­ne e rifiuto totale della sconfitta che si combinano con un talento atletico e mentale fuori dall’ordinario. Sono le chiavi per il paradiso: «Nella mia testa c’è ancora una grandissim­a fame di trofei e una grandissim­a voglia di fare la storia , di dare emozioni ai tifosi. Questo è quello che mi spinge. o le più alte possibili. È questo approccio che mi ha portato a vincere ancora a 35 anni. Non ho problemi a dire che inseguo gli obiettivi più grandi, che voglio essere il migliore, che voglio vincere tutti i tornei che gioco. Non è questione di presunzion­e, perché è fondamenta­le rispettare sempre tutti, ma è altrettant­o importante avere fiducia in se stessi». Il Re è vivo. Evviva il Re.

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