La Gazzetta dello Sport

Modric punta la Coppa «Se vinco mi ritiro»

Molto più di una guida: per i croati è il presidente Con Kovacic e Brozovic, è un centrocamp­o da star

- Di Luca Bianchin INVIATO A DOHA (QATAR)

C’è una foto, al centro di allenament­o della Dinamo Zagabria: Luka Modric, con una t-shirt della Croazia, posa assieme a un ragazzino delle giovanili, tra il timido e l’estasiato. Non è difficile riconoscer­lo: è Mateo Kovacic. Luka e Mateo, anni dopo, sono stati fotografat­i insieme per strada: indossavan­o la stessa t-shirt e camminavan­o assieme alle loro mogli. Erano un campione e un fan, sono diventati migliori amici. Di più: Modric è il padrino di battesimo del figlio di Kovacic. Luka un giorno dell’estate 2015, dopo un’amichevole tra Inter e Real Madrid in Cina, si è seduto in aereo vicino a Florentino Perez e ha detto: «Presi, lei faccia come crede ma io Kovacic lo porterei a Madrid». In serata ha reiterato il consiglio e Perez, prima della fine dell’estate, lo ha comprato. Capito perché la Croazia che alle 11 inizia il Mondiale è pericolosa per tutti? Perché con lei conta il cuore. Il cuore della squadra, cioè il centrocamp­o: Modric e Kovacic ai lati di Brozovic, che quando sta bene se la gioca con tutti. E il cuore dello spogliatoi­o. La squadra finalista in Russia non c’è più – Mandzukic ritirato, Rebic in rotta con l’ambiente, solo otto convocati superstiti – ma Modric resta il burattinai­o che tira i fili. Più che un capitano, è un presidente.

Se vinco, smetto

La leadership di Luka è silenziosa: parla poco, ma lo ascoltano tutti. I compagni che ricevono un’offerta sul mercato gli chiedono un parere e più di qualcuno gli deve un favore. Livakovic, il portiere, qualche tempo fa era sotto un treno per aver perso la maglia da titolare, poi Modric gli ha parlato e guardate, chi ci sarà in porta questa mattina. Ha detto il c.t. Dalic: «Modric è il mio braccio destro in campo». E Luka: «Cristiano ha detto che se vincesse il Mondiale potrebbe ritirarsi? Se è questo il prezzo da pagare, allora lo farò. Sì, se vincessimo potrei ritirarmi, anche se una decisione non l’ho presa. Io comunque sono pronto, non vedo l’ora che il Mondiale inizi. L’allenatore è lo stesso di quattro anni fa e tutti siamo soddisfatt­i del suo lavoro, della sua modestia, della sua leadership».

Nuova generazion­e

Marcelo Brozovic probabilme­nte avrebbe detto lo stesso. Non gioca titolare dal 25 settembre, il giorno del problema muscolare alla coscia sinistra che ha condiziona­to la sua stagione, ma non poteva mancare: la Croazia, come l’Inter, corre con i suoi tempi. Il suo rapporto con Modric è differente da quello di Kovacic ma comunque buono: si cercano e si trovano in campo da anni, sono la garanzia migliore per la crescita dei giovani talenti convocati da Dalic. Uno di loro, Luka Sucic, classe 2002, in questi giorni ha detto quello che tutti i croati pensano: «Abbiamo il miglior centrocamp­o del mondo». Opinabile ma pertinente. Un altro, Lovro Majer, è finito in una foto particolar­e. C’è lui, bambino, che entra in campo ad accompagna­re i giocatori della Dinamo Zagabria, tenendo la mano al mito di una vita, il calciatore con cui sognava di giocare. Chi sia, lo avete capito da soli.

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