Contro il Giappone toccherà a Müller fare il centravanti
Thomas torna davanti, vicino c’è il baby Musiala. Bierhoff sicuro: «C’è qualità»
Alla ricerca del centravanti perduto. Alla ricerca di un 9 che non c’è. E non basta come alibi che Timo Werner, il presunto titolare, si sia fatto male prima della partenza: l’attaccante del Lipsia è tutto tranne che un goleador d’area, come invece erano gli illustri predecessori che hanno fatto la storia della classifica cannonieri del Mondiale. Nessuno ha avuto tanti centravanti nella storia. È la Germania di Gerd Müller, “il” centravanti per eccellenza, e di Klose, il goleador di sempre, di Klinsmann e Bierhoff, di Voeller e Rummenigge, di Rahn, Seeler e Schafer, nomi più lontani nel tempo. Ma oggi deve ricorrere al trentatreenne Thomas Müller, non più, se lo è mai stato, un centravanti vero. O, in alternativa, inventarsi un falso 9 per un ruolo senza padrone.
Muller veterano
Contro il Giappone, nel debutto mondiale, sarà un attacco quasi tutto targato Bayern. Mancherà però il più atteso, il figlio d’arte Leroy Sané, genio ma anche sregolatezza quando non ha proprio voglia. Un problema al ginocchio l’ha messo fuori causa alla vigilia. Nel 4-2-3-1 di Flick si è quindi liberato il posto per un esterno: a destra dovrebbe giocare Hoffman, spostando a sinistra Gnabry. Al centro della trequarti il giovanissimo veterano Musiala. Maglia 9 virtuale a Thomas Müller, numero 13, al quarto Mondiale. Cominciò in Sudafrica nel 2010, a 20 anni: giocava da esterno destro, velocissimo, con quelle gambe che andavano in dribbling a cento all’ora. Aveva debuttato in nazionale tre mesi prima. Dopo due partite, era diventato titolare: segnò 5 gol. Incantò al torneo.
Sorpassi in vista Negli anni
Müller ha evoluto il suo ruolo, non sempre migliorando. Guardiola lo ha arretrato: spesso lo schierava mezzala offensiva, contando sulla sua visione di gioco. Negli ultimi tempi Müller è tornato più avanti, al Bayern con Lewandowski era spesso seconda punta. Oggi il centro della Germania dovrebbe essere suo. È a quota 118 partite con 44 reti, programma già un paio di sorpassi. Nelle presenze può diventare il quarto di sempre, superando Schweinsteiger a 121. Nei gol gliene manca uno per raggiungere Rummenigge, con tre eguaglia a 47 Klinsmann e Voeller.
Avanti Bayern
«Abbiamo le qualità per andare lontano nel torneo», dice “Bambi” Jamal Musiala, quasi più presenze (17) che anni (19). Con la Germania soltanto un gol: va meglio nel Bayern. In realtà ha colpi da 10 vero e si muoverà su tutto il fronte, incrociando con il compagno Serge Gnabry, molto più goleador con la nazionale: è già a 20 centri, niente male per un esterno. Aspettando Sanè, in panchina ci sono Youssufa Moukoko del Dortmund, 18 anni compiuti qui in Qatar, una presenza, e Nicolas Fullkrug, 10 gol in Bundesliga col Werder, in rete al debutto contro l’Oman. Ma lui non può sognare di essere il nuovo Müller perché ha 29 anni, il che la dice lunga su un ruolo passato di moda in Germania dove, nell’ultimo decennio, il centravanti si declinava in polacco: il suo nome era Lewandowski.
Bierhoff ci crede
Lontana dalla confusione di Doha e dei suoi dintorni, la Germania ha scelto di isolarsi più a nord, a un’ora d’auto dalla capitale. Si parla più della fascia “One Love” - incredibilmente negata dalla Fifa - che del Giappone. Forse anche per scaramanzia. All’ultimo Mondiale la Germania ha avuto la sua Corea (quella del Sud) e anche il Messico, e da campione in carica è uscita al primo turno. Non indimenticabile neanche l’Europeo, per non parlare della Nations League. Arriva all’appuntamento in Qatar a fari spenti, ma ci crede. Oliver Bierhoff, uno dei grandi del passato, autore dei due gol nella finale di Euro 1996, oggi manager della Germania, non è tipo da sbilanciarsi facilmente: «Non dirò che siamo i favoriti del torneo, ma non c’è una squadra completamente al di sopra del lotto. Noi abbiamo una squadra di grande qualità. Se partiamo bene, tutto è possibile». Con i suoi gol sarebbe stato tutto più facile.