MESSI NELL’INCUBO: ALTRO CHE DIEGO... RABIOT, SEI QUESTO?
Forse è per questo che amiamo il calcio. Perché può accadere che una squadra piena di campioni, incluso uno che ha vinto una valanga di trofei e sette Palloni d’oro, venga sconfitta al Mondiale da un’avversaria alla quale nessuno - proprio nessuno - dà credito: Arabia Saudita-Argentina 2-1. Una follia anche solo pensarlo. È successo, invece, e oggi certamente non sono i tifosi dell’Albiceleste a pensare che sì, è per questo che amiamo il calcio: adesso loro lo odiano, probabilmente. E come dire che hanno torto? Abbiamo forse provato sentimenti diversi, noi, quando la Macedonia del Nord... lasciamo perdere.
La sconfitta dell’Argentina diventa storia nell’istante in cui la partita finisce. E assume anche contorni colorati: l’evento è talmente straordinario che in Arabia Saudita oggi sarà festa nazionale, nessuno andrà in ufficio e le scuole resteranno chiuse. Poi però c’è anche una questione tecnica che merita più di una riflessione. Com’è potuto capitare ai campioni del Sudamerica di perdere questo incontro? Quanto è grande adesso il rischio che finiscano subito fuori dal Mondiale, considerato che nel girone ci sono due squadre solide come Messico e Polonia? Messi, poi: il Mondiale resterà il grande buco nero della sua carriera, l’unico ma spaventoso vuoto? Fino a ieri mattina dicevamo che questa potrebbe essere la manifestazione nella quale Leo colma quella lacuna e si propone per avvicinare il mito di Maradona: per molti non lo raggiungerà, mai e comunque, però il dibattito su chi sia il più grande calciatore di sempre si alimenterebbe di un nuovo importante elemento. Solo che il primo passo di Messi verso l’obiettivo è stato disastroso: i Mondiali, per lui, continuano a essere un incubo.
Sia chiaro, ci sono ancora tempo e modo per rimettere tutto in piedi. Per dire: nel 1990 l’Argentina di Maradona perse in modo clamoroso al debutto contro il Camerun eppure arrivò in finale. Occorre però una squadra completamente diversa rispetto a quella che abbiamo visto ieri: impacciata, lenta, prevedibile, probabilmente presuntuosa, di sicuro superficiale. Tocca a Scaloni rimettere assieme i cocci, ma non sarà facile: insicurezza e tensioni entreranno per forza nella testa dei suoi calciatori.
Accadono eventi incredibili, in Qatar, come la vittoria dell’Arabia Saudita sull’Argentina. E altri che non sono incredibili, ma quanto meno inattesi, strani, speciali. Prendete Rabiot: i tifosi della Juve - quasi tutti - non lo sopportano da anni, il club bianconero lo aveva ceduto in estate (trasferimento rifiutato, imprecazioni assortite), e lui d’improvviso diventa determinante. Prima per
Allegri, rimasto uno dei suoi ultimi estimatori, e adesso anche per Deschamps. Senza Kanté e Pogba, è Adrien a guidare la Francia alla rimonta contro l’Australia, là in mezzo: segna il pareggio e 5 minuti dopo strappa un pallone agli avversari, lo scambia con Mbappé, offre a Giroud un assist d’oro. Nel bacio del milanista allo juventino c’è tutta la gratitudine del caso. Semmai è curioso - e i tifosi bianconeri non possono non pensarci che il buon Rabiot si sia ricordato di avere qualità da campione proprio ora che ha il contratto in scadenza. Chi ha voglia di sedersi davanti a Veronique, la mamma manager più temuta del calcio europeo, per trattare il rinnovo?
Adrien da non credere: ha fatto disperare gli juventini, ora vola ma il contratto scade Giroud come Henry
A proposito di Giroud. Non è strano che abbia segnato una doppietta, ci mancherebbe: nel Milan sta facendo meraviglie anche in fase realizzativa e con le due reti di ieri è diventato il miglior marcatore nella storia della Francia raggiungendo un fenomeno come Henry. Però al Mondiale non aveva mai avuto feeling con il gol: ne aveva all’attivo solo uno, vecchio di otto anni, e nel 2018 in Russia è stato il centravanti titolare della squadra campione senza mai metterla dentro. Ora ha svoltato anche questa curva mondiale, lui. Messi no, non l’ha svoltata.