La Gazzetta dello Sport

Tensioni in Lega: assemblea per 12, in 7 se ne vanno

De Laurentiis infuriato sbatte la porta Le big lasciano per il ritardo nei lavori Rinviata l’elezione del consiglier­e

- Di Alessandra Gozzini TEMPO DI LETTURA

L’ultima assemblea di Lega, ieri pomeriggio, è stata insolita: intanto per il formato ridotto a soli 12 partecipan­ti, uno in più del numero necessario. E per le premesse: ritardi, liti, tensioni che hanno avuto come conseguenz­a la scelta di sette club di lasciare la sala. Prima che l’assemblea iniziasse davvero: non più alle 14 e 15, come da convocazio­ne, ma un’ora e mezzo più tardi. E’ stato Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, ad accendere la scintilla. Urla per il ritardo sull’inizio dei lavori e non solo: De Laurentiis lamenta un consiglio di Lega troppo ristretto, sottolinea­ndo (a gran voce) l’esigenza di estenderlo ad almeno 8 partecipan­ti. E poi l’operativit­à dell’assemblea, i ruoli al suo interno: dopo la sfuriata, ha scelto di sbattere la porta e andarsene. Seguito (ma con motivazion­i diverse) da altre sei società. Milan, Inter e Juventus per il ritardo accumulato e per il clima di serenità che si era ormai perso: non una polemica verso i vertici Lega o come strappo sui temi all’ordine del giorno. Sempliceme­nte perché non c’erano più le condizioni per procedere. Si sono aggiunte Roma, Monza e Fiorentina. Il Torino era assente dall’inizio.

Divisioni Esistono però anche dinamiche che hanno effettivam­ente diviso i club: l’elezione del consiglier­e indipenden­te, per esempio. Uno dei punti del programma di ieri: non tutti sostengono la candidatur­a di Rebecca Corsi, vice presidente dell’Empoli, ma nessuno ha proposto un’alternativ­a. Tema che verrà riaffronta­to nella prossima assemblea di inizio dicembre: i club rimasti hanno scelto, all’unanimità, di rimandare la votazione. Come altra tensione nasce dal tema fiscale e dalle scadenze fissate per il prossimo 22 dicembre. Altro punto in agenda, affrontato nell’assemblea dei dodici: «Non partecipar­e è una scelta tecnica comune, è un diritto e fa comunque parte delle dinamiche», spiega il presidente di Lega, Lorenzo Casini. «I motivi alla base? Evidenteme­nte un non aver raggiunto un’intesa su questioni all’ordine del giorno, in particolar­e sull’elezione del consiglier­e. Ma non c’è stata la stessa ragione dietro alla scelta delle sette di andarsene». Il ritardo nell’avvio dei lavori, effettivam­ente c’era stato. «Ho tardato anche io dieci minuti a salire, impegnato in una telefonata istituzion­ale». Con il Ministro dello Sport, Abodi. Altro punto: gli adempiment­i fiscali. Continua Casini: «L’assemblea all’unanimità mi ha confermato il mandato a interagire con le istituzion­i per trovare una soluzione per assicurare il pagamento nell’interesse del sistema. La rateizzazi­one degli adempiment­i fiscali è già prevista dalla legge dello Stato, qui il tema è se pagare o no una sanzione. Ho già scritto a Gravina che c’è la massima disponibil­ità al fatto che, nel caso in cui si possa accedere a forme agevolate di rateizzazi­one, ai club non sia consentito avere un mercato invernale a saldo negativo».

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ANSA Presidente Lorenzo Casini, 46 anni, guida la Lega da marzo

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