Tensioni in Lega: assemblea per 12, in 7 se ne vanno
De Laurentiis infuriato sbatte la porta Le big lasciano per il ritardo nei lavori Rinviata l’elezione del consigliere
L’ultima assemblea di Lega, ieri pomeriggio, è stata insolita: intanto per il formato ridotto a soli 12 partecipanti, uno in più del numero necessario. E per le premesse: ritardi, liti, tensioni che hanno avuto come conseguenza la scelta di sette club di lasciare la sala. Prima che l’assemblea iniziasse davvero: non più alle 14 e 15, come da convocazione, ma un’ora e mezzo più tardi. E’ stato Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, ad accendere la scintilla. Urla per il ritardo sull’inizio dei lavori e non solo: De Laurentiis lamenta un consiglio di Lega troppo ristretto, sottolineando (a gran voce) l’esigenza di estenderlo ad almeno 8 partecipanti. E poi l’operatività dell’assemblea, i ruoli al suo interno: dopo la sfuriata, ha scelto di sbattere la porta e andarsene. Seguito (ma con motivazioni diverse) da altre sei società. Milan, Inter e Juventus per il ritardo accumulato e per il clima di serenità che si era ormai perso: non una polemica verso i vertici Lega o come strappo sui temi all’ordine del giorno. Semplicemente perché non c’erano più le condizioni per procedere. Si sono aggiunte Roma, Monza e Fiorentina. Il Torino era assente dall’inizio.
Divisioni Esistono però anche dinamiche che hanno effettivamente diviso i club: l’elezione del consigliere indipendente, per esempio. Uno dei punti del programma di ieri: non tutti sostengono la candidatura di Rebecca Corsi, vice presidente dell’Empoli, ma nessuno ha proposto un’alternativa. Tema che verrà riaffrontato nella prossima assemblea di inizio dicembre: i club rimasti hanno scelto, all’unanimità, di rimandare la votazione. Come altra tensione nasce dal tema fiscale e dalle scadenze fissate per il prossimo 22 dicembre. Altro punto in agenda, affrontato nell’assemblea dei dodici: «Non partecipare è una scelta tecnica comune, è un diritto e fa comunque parte delle dinamiche», spiega il presidente di Lega, Lorenzo Casini. «I motivi alla base? Evidentemente un non aver raggiunto un’intesa su questioni all’ordine del giorno, in particolare sull’elezione del consigliere. Ma non c’è stata la stessa ragione dietro alla scelta delle sette di andarsene». Il ritardo nell’avvio dei lavori, effettivamente c’era stato. «Ho tardato anche io dieci minuti a salire, impegnato in una telefonata istituzionale». Con il Ministro dello Sport, Abodi. Altro punto: gli adempimenti fiscali. Continua Casini: «L’assemblea all’unanimità mi ha confermato il mandato a interagire con le istituzioni per trovare una soluzione per assicurare il pagamento nell’interesse del sistema. La rateizzazione degli adempimenti fiscali è già prevista dalla legge dello Stato, qui il tema è se pagare o no una sanzione. Ho già scritto a Gravina che c’è la massima disponibilità al fatto che, nel caso in cui si possa accedere a forme agevolate di rateizzazione, ai club non sia consentito avere un mercato invernale a saldo negativo».