La Gazzetta dello Sport

ASANO Al Bochum senza sapere chi fosse Flick... Ora la gloria in Giappone

Una carriera da gregario e a 28 anni il gol della vita: una storia che ricorda il cartone tv “Holly e Benji”

- Di G.B. Olivero INVIATO A DOHA

Diciamolo, sembrava una puntata di Holly e Benji. Il Giappone che va sotto di un gol e cerca di rimontare, il recupero extralarge, la partita che non finisce mai, l’eroe che si alza dalla panchina e segna la rete del sorpasso. E poi voci incontroll­ate che assicurava­no che Takuma Asano fosse cresciuto a Terni e avesse cominciato a giocare nel Rieti per poi abbandonar­e la provincia italiana e costruire la sua carriera tra Giappone, Inghilterr­a, Serbia e Germania. No, Takuma Asano non è cresciuto a Terni e non ha giocato nel Rieti.

Giaguaro Le smentite sono arrivate in fretta, d’altronde i social costruisco­no falsi miti e poi li abbattono alla velocità della luce. Però, anche se non possiamo considerar­lo “uno di noi” in un Mondiale in cui per evidenti motivi ci affanniamo a scovare tracce di italianità, Takuma Asano non perde un briciolo di simpatia ai nostri occhi. Perché la sua è una bella storia di fatica e di sudore, di corse e di tentativi, di curve strette e rettilinei corti. Non è un giovane talentuoso che si affaccia all’improvviso sulla scena mondiale: Takuma, per la sua velocità detto “il Giaguaro” (almeno questo sarà vero…?), ha appena compiuto 28 anni e ieri ha vissuto il suo momento di gloria.

La storia Asano da Komono ha iniziato a giocare nella squadra del liceo, Yokkaichi Chuo Technical, il primo club profession­istico è il Sanfrecce Hiroshima con il quale debutta nel 2013 e gioca il Mondiale per club nel 2015: è la formazione campione del Paese ospitante (vince il Barcellona in finale sul River Plate, terzi proprio i giapponesi). Nel 2016 la svolta: Arsene Wenger decide di scommetter­e su di lui e lo prende all’Arsenal, ma il permesso di lavoro non arriva e così il giocatore va in prestito allo Stoccarda, nella seconda serie tedesca. Festeggia la promozione in Bundesliga, ma poi qualcosa si rompe, finisce all’Hannover e da lì al Partizan Belgrado. Segna in Europa League e nel 2020-21 realizza 18 gol in campionato. Ma poi ha un diverbio con la società e si trasferisc­e a parametro zero al Bochum, sua squadra attuale.

Lo scherzo a Flick

Insomma, una storia come tante, quasi anonima, fino al magico pomeriggio qatariota. Quella palla lunga, lo scatto, il contrasto vigoroso spalla contro spalla con Schlotterb­eck, la forza di calciare in precario equilibrio e la capacità di sorprender­e Neuer sul primo palo. Il gol che abbatte la Germania di Flick: già, quel Flick con cui Asano rischiò senza volerlo una brutta figura ad aprile. Intervista­to dopo la vittoria del Bochum contro l’Hoffenheim grazie alla sua doppietta, Asano non comprese una domanda e rispose così: «Che cos’è Flick?». Quel giorno Flick era in tribuna anche per dare un’occhiata a lui e la domanda si riferiva proprio al fatto che qualche mese dopo Takuma avrebbe sfidato la nazionale tedesca. Di sicuro adesso Flick lo conosce bene. Così come conosce Ritsu Doan, altro giapponese che ieri è passato in fretta dalla panchina al tabellino dei marcatori: lui gioca nel Friburgo. A fare male ai tedeschi sono stati due avversari che giocano in Bundesliga. Sì, sembrava proprio una puntata di Holly e Benji. D’altronde nel celebre cartone animato era già stato anticipato quanto accaduto ieri: nel settembre 1988, nella finale di un torneo giovanile, il Giappone aveva battuto la Germania per 3-2. E il protagonis­ta, Oliver Hutton, sognava di vincere il Mondiale con la maglia del Giappone. Chissà se lo stesso sogno l’ha fatto anche Takuma Asano.

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