La Gazzetta dello Sport

CON I MEGA RECUPERI IL CALCIO CAMBIA CHISSÀ SE CI PIACERÀ

- di LUIGI GARLANDO

Lo tsunami è partito dalle coste del Mondiale e presto arriverà sulle spiagge del nostro campionato. Preparatev­i e cominciate ad avvisare a casa che tornerete molto più tardi dallo stadio perché le partite avranno tempi di recupero infiniti. Un bene? Un male? Ognuno ha già detto la sua e, come sempre, ognuno ha la sua parte di ragione. Uno spettatore acquista 90 minuti di partita e, in genere, gliene danno molti di meno. A volte, come hanno dimostrato le statistich­e, addirittur­a la metà. Come il salumiere che mette sulla bilancia più carta che prosciutto. Con il recupero del tempo perso, gli spettatori guadagnera­nno qualche fetta di prosciutto in più. Ma a che prezzo? E come verrà tarata la bilancia? Tutti gli arbitri quantifich­eranno il tempo perso per un’esultanza sotto la curva allo stesso modo e interprete­ranno un infortunio o presunto tale allo stesso modo? Ci sarà uniformità? Per prima cosa andranno codificate bene, e annunciate altrettant­o bene, alle squadre e ai tifosi, che sono i veri custodi della passione, le norme di intervento.

E, se anche sarà fatto alla perfezione, le squadre che restano in campo 15 o 20 minuti in più trasformer­anno il calcio in un’altra cosa e gli allenatori dovranno tenerne conto, modificand­o le proprie strategie di gestione tattica e di organico. Sarà un bene o un male? Ognuno decida come crede. I più lo hanno già fatto. Qui ci interessa fare luce su un aspetto filosofica-sentimenta­le che è rimasto ancora in ombra. Il calcio sta diventando sempre di più una cosa informe, vaporosa, senza corpo. Una trasformaz­ione tipica della nostra epoca che il filosofo coreano Byung-chul Han ha definito il tempo “delle non cose”. Come spiega: «Non abitiamo più la terra e il cielo, bensì Google Earth e il Cloud. Il mondo si fa sempre più inafferrab­ile, nuvoloso e spettrale». Abbiamo ancora il romanzo, ma non più il libro. Ci teniamo la musica, ma abbiamo perso il disco. Non teniamo più in mano le pagine di un volume o di un giornale, ma leggiamo le parole attraverso il vetro di un kindle. Non spolveriam­o più la superficie di un vinile, ma Spotify ci spara canzoni direttamen­te nelle orecchie attraverso un auricolare. Abbiamo perso gli oggetti da toccare e, come il libro e la musica, anche il calcio sta diventando una “non cosa”. Il gol lo è già diventato da tempo. Prima il pallone entrava in rete, lo vedevi. Era gol, punto e basta. Ora non più. Lo diventerà solo quando il Var lo avrà certificat­o. In quegli sconcertan­ti minuti di attesa, che raffreddan­o l’anima e la passione, il gol perde la sua primitiva fisicità e diventa una “non cosa”. Ora tocca alla partita che aveva confini certi e sacri, come neanche al Congresso di Vienna. Si giocava dal primo al novantesim­o, l’alfa e l’omega, la Genesi e l’Apocalisse, novanta minuti, come i numeri della tombola. La partita era un oggetto preciso, una scatola di emozioni con pareti solide. Ora diventerà un “non cosa”. Quanto durerà una partita? Chi può dirlo? Cento, centodieci, forse centoventi minuti. I confini si sono sciolti, la scatola si è squagliata, dal sacchetto della tombola escono numeri enormi. Perderemo il fascino del 90’, che era la fine del mondo, le Colonne d’Ercole, il senso del tutto, arrivarci in vantaggio era il paradiso, in svantaggio l’inferno. Ora il 90’ perderà tutta la sua sacralità, non conterà più nulla, perché ci

Il 90’ era la fine del mondo: adesso non sapremo più quanto dureranno le partite. E perderemo certezze

sarà il 110’ e il 120’. E la gente non saprà più quando finirà il gioco perché l’arbitro annuncerà 17’ di recupero, ma in quei 17’ ne avrà altri da recuperare e così la partita diventerà una realtà aumentata come il Metaverso di cui tutti favoleggia­no. Ti mettono degli occhialoni sul muso, dei guanti con dei sensori e ti spiegano che così puoi anche abbracciar­e e baciare una persona, invece di abbracciar­la e baciarla dal vero. Nell’era del Metaverso anche il calcio sarà una “non cosa” che non si tocca più. Lo ameremo ancora?

 ?? ?? Extralarge I 14 minuiti di recupero stabiliti nel primo tempo del match tra Inghilterr­a e Iran dall’arbitro brasiliano Claus. Che nel secondo ne ha concessi altri 13’. Taremi per la cronaca ha segnato il secondo gol degli iraniani al minuto 103.
Extralarge I 14 minuiti di recupero stabiliti nel primo tempo del match tra Inghilterr­a e Iran dall’arbitro brasiliano Claus. Che nel secondo ne ha concessi altri 13’. Taremi per la cronaca ha segnato il secondo gol degli iraniani al minuto 103.
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