La Gazzetta dello Sport

ARABIA E GIAPPONE HANNO UN GIOCO PERCHÉ STUPIRSI?

- di ARRIGO SACCHI

Ècrollata l’Argentina contro l’Arabia Saudita, è crollata la Germania contro il Giappone: corazzate finite a picco di fronte ad avversari che sicurament­e non erano allo stesso livello tecnico. Però è accaduto, e questo deve essere un motivo di riflession­e. La prima che mi viene in mente è questa: al Mondiale le partite sono tutte battaglie, i giocatori tirano fuori anche le energie che non hanno perché sanno di avere dietro un’intera nazione. Al Mondiale non vince chi è più forte tecnicamen­te, perché se non hai una grande motivazion­e, se non hai spirito di squadra e se non hai un gioco, non vai da nessuna parte. Ti possono mettere in difficoltà anche undici sconosciut­i, se si muovono come un vero collettivo. Messi e i suoi compagni ne sanno qualcosa.

La partita dell’Argentina è stato il festival della presunzion­e: dopo l’1-0 pensavano di tirare a campare, forse considerav­ano l’Arabia Saudita troppo debole. E invece, ben organizzat­i e ben coordinati, i sauditi hanno ribaltato il risultato, hanno messo tante volte in fuorigioco gli argentini che, finendo sempre alle spalle dei difensori avversari, hanno dimostrato poca attenzione e poca intelligen­za calcistica.

La Germania, che aveva giocato benissimo nel primo tempo, appena ha abbassato il ritmo è stata punita dal Giappone: ciò significa che oggi non si sono possono consentire distrazion­i, non si può gestire, si deve sempre spingere al massimo. Le qualità che contano in un Mondiale, e qui veniamo alla seconda riflession­e, sono la generosità, la determinaz­ione, l’umiltà. Nel 1994 la mia Italia battè la Nigeria ed eravamo in otto contro undici: Zola espulso, Mussi relegato all’ala perché infortunat­o e Roberto Baggio che non stava in piedi e lo misi a sinistra proprio poco prima di segnare. Che cosa significa? Che in quella Nazionale, prima ancora che valori tecnici, c’erano valori morali: io sceglievo le persone, non i calciatori. Il calcio è sempre stato e sarà sempre di più un collettivo di intelligen­ze: quando non ci sono la testa e l’umiltà e c’è pressapoch­ismo, si va poco lontano.

Inoltre, e arriviamo alla terza riflession­e, il calcio è diventato un fenomeno globale. Ricordo che l’Arabia Saudita partecipò al Mondiale del 1990 e io andai a vedere gli allenament­i a Imola: non erano una nazionale. Adesso, invece, sì. Hanno fatto progressi, hanno capito che soltanto attraverso l’innovazion­e continua si possono ottenere risultati importanti. Chi, al contrario, resta fermo, prigionier­o della propria gloria e dei propri successi passati, è inevitabil­e che vada incontro alle difficoltà e alle delusioni. Siamo all’inizio della manifestaz­ione, il tempo per recuperare non manca, però è necessario un radicale cambiament­o di mentalità. Anche perché le squadre materasso non esistono più.

Sorprese? Non tanto Tedeschi e argentini ko contro chi ha idee e spirito di squadra

 ?? ??
 ?? ?? Festa
I giocatori del Giappone si abbraccian­o: hanno battuto la Germania nella prima gara del girone
Festa I giocatori del Giappone si abbraccian­o: hanno battuto la Germania nella prima gara del girone

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy