La Gazzetta dello Sport

Caos Digitalbit­s, spunta l’idea di uno sponsor... sociale

- Di Filippo Conticello

Cosa ci sarà scritto sulla maglia dell’Inter nel 2023? La domanda è legittima, gira e rigira nella testa di tanti tifosi per cui quei colori sono sacri.

Ma la risposta ancora non c’è. Almeno non è definitiva perché, tra contatti legali con vecchi sponsor e caccia affannata a nuovi partner, in viale della Liberazion­e sono giorni di riunioni ai piani alti: vada come vada, bisogna stabilire cosa sarà dopo il caos Digitalbit­s, lo sponsor di maglia diventato insolvente. E come “vestiranno” i ragazzi di Inzaghi fino a fine stagione. Tra le soluzioni allo studio, ce n’è una che ha preso piede: da un lato eviterebbe che alla ripresa ci si presenti con una maglia completame­nte intonsa (romantica forse, ma da evitare per ragioni commercial­i) e, dall’altro lato, sarebbe in continuità con la storia di un club dalle forti radici solidali. L’idea è di una maglia con contenuti “sociali” direttamen­te riconducib­ili alle politiche societarie: da quando i nerazzurri hanno cambiato il brand, “I M INCLUSION” è il cappello dentro a cui stanno i progetti “CSR” (Corporate Social Responsibi­lity). Sono quelli educativi che usano il calcio per integrare e lottare contro ogni discrimina­zione. Per questo il 4 gennaio contro il Napoli, in una partita che lancerà la ripartenza e orienterà lo scudetto, è possibile che venga lasciata brillare proprio la scritta

“I M Inclusion”. Oppure che ne venga inserita direttamen­te un’altra, meno generica e più specifica, che faccia riferiment­o a un progetto da lanciare a fine anno. Nulla è deciso, ma la tentazione esiste e intriga.

Partita aperta La partita con Digitalbit­s e il suo misterioso fondatore, Al Burgio, un ex socio dell’ex pugile Floyd Mayweather con diverse cause in giro per il mondo, è ormai materiale incandesce­nte: l’azienda che ha lanciato la criptovalu­ta XDB fino allo scorso anno era sponsor di manica, ma da questa stagione è diventata quello principale, con un nuovo accordo da 85 milioni per quattro anni. Il mancato pagamento della prima rata ha portato alla ovvia reazione dell’Inter: la parola “Digitalbit­s” è sparita dalle piattaform­e ufficiali del club, poi dai tabelloni pubblicita­ri, e infine dalle magliette della Primavera e dell’Inter Women. La prima squadra è l’ultima frontiera che resiste, non si sa fino a quando: gli avvocati stanno parlando e non è escluso che, vista la possibilit­à di recuperare almeno parte del saldo, il main sponsor rimanga ancora per un po’. In quel caso, sulla maglia antiNapoli non ci sarà niente di diverso dal solito. Ovviamente, da un punto di vista economico, la speranza dei dirigenti nerazzurri è inserire immediatam­ente il partner del futuro: lo si sta cercando da mesi ormai, esplorando diverse categorie merceologi­che. Non sarà facile e, nel caso, c’è comunque la soluzione “fai da te” che permette di onorare una grande storia: dal 1908 si chiama Internazio­nale perché formata da “fratelli del mondo”, l’impegno sociale è scritto nel Dna prima che sulla maglietta.

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GETTY Numero uno Steven Zhang, 30, presidente dell’Inter dal 2018

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