La Gazzetta dello Sport

TROPPI STOP Le caviglie punto debole del brasiliano In 4 anni 5 infortuni

Quello contro la Serbia è l’ultimo di una serie iniziata nel 2018 E Thiago Motta gli consigliò...

- Di Alessandro Grandesso PARIGI

C’è il genio, inconfutab­ile, riconoscib­ile nel tocco, nelle giocate che in pochi al mondo possono permetters­i. Ma quel genio, che fa di Neymar uno dei giocatori più spettacola­ri in circolazio­ne, ha pure un prezzo salato. Ne sa qualcosa l’emiro del Qatar che lo pagò la cifra record di 222 milioni nel 2017, ma che da allora ha pure dovuto accettarne pazienteme­nte le lunghe assenze, dovute alla fragilità delle caviglie in particolar­e. Destra come sinistra. Un punto debole un po’ di natura, un po’ per lo stile di gioco del brasiliano cui in tempi non sospetti, il tecnico del Bologna Thiago Motta, suo ex compagno a Parigi e promesso alla panchina del Psg, gli consigliav­a di adattarsi, per «non permettere agli avversari di toccarlo».

Barella

Un consiglio prezioso per Neymar che ha vissuto a Parigi una sorta di Via Crucis, con inevitabil­e strascico di polemiche, e di partite saltate. Fin dalla prima stagione, la più sfortunata per il brasiliano che aveva scelto Parigi per uscire dall’ombra di Messi e puntare sia alla Champions sia al Pallone d’oro. Un piano mandato in fumo il 25 febbraio 2018, durante il “clasico” in versione francese, contro il Marsiglia. Insomma, una di quelle partite dove i colpi proibiti non mancano. E Neymar fu preso di mira dagli avversari, tartassato con otto falli prima di farsi male però da solo, con un doppio saltello fatale alla caviglia destra, la stessa dell’altro ieri, sovraccari­cata dopo un movimento anomalo. Subito urla e lacrime, con uscita in barella. Non di buon auspicio, come poi confermò il verdetto medico: frattura del quinto metatarso e stagione finita. Almeno con il Psg, che poi venne eliminato agli ottavi di Champions dal Real Madrid. Ma partì subito la rincorsa per il Mondiale in Russia. Obiettivo raggiunto saltando 16 gare di club, sottoponen­dosi a un intervento chirurgico in patria, tra polemiche incrociate degli staff medici.

Socialisti La stagione seguente andò tutto bene fino a gennaio 2019 e una gara di coppa di Francia, contro lo Strasburgo. Altra partita dura, con il brasiliano preso di mira, sempre costretto a evitare tackle assassini, magari di vendetta dopo qualche dribbling un po’ beffardo. E proprio evitandone tre di fila, Neymar si fratturò di nuovo il metatarso del piede destro, piegando in modo innaturale la solita caviglia. Una ricaduta che mandò su tutte le furie il padre del fuoriclass­e: «Basta con questo calcio socialista che mette tutti i giocatori sullo stesso piano». Insomma, Neymar andava protetto, secondo il genitore scandalizz­ato anche dal commento del tecnico dello Strasburgo: «Se ti diverti a umiliare l’avversario, normale pagarne le conseguenz­e». Il brasiliano restò fuori per 18 partite, saltando l’ottavo di Champions perso con il Manchester United, rientrando a fine stagione.

Deve adattarsi: soltanto così gli avversari non lo toccherann­o

Il giorno in cui lo capirà, Neymar vincerà il Pallone d’oro Thiago Motta Ai tempi del Psg

Beffa In tempo solo per farsi di nuovo male, alla solita maledetta caviglia. Stavolta non con il Psg, ma con il Brasile. Un infortunio con doppia beffa, visto che il 6 giugno Neymar dopo un altro tackle subì la rottura dei legamenti in amichevole con il Qatar, e dovette poi saltare la Coppa America, vinta dalla Seleçao senza di lui. Abbastanza forse per spingerlo a provare a tornarsene al Barcellona. Tentativo fallito per diktat dell’emiro. Rimasto al Psg, la tregua durò fino al 13 dicembre del 2020: partita con il Lione, altra entrata da dietro, ma alla caviglia sinistra, da parte del connaziona­le Mendes. Anche allora, lacrime e barella. Ma solo cinque partite fuori. Diventate 13 un anno dopo. Ossia un anno fa, in seguito a un altro tackle identico, sempre alla stessa caviglia, contro il Saint Etienne. Di nuovo barella, lacrime, ma un ritorno in tempo per lanciare in gol Mbappé nell’effimera vittoria agli ottavi di andata con il Real, ribaltata da Benzema al ritorno. Insomma, tanta sofferenza, evitabile se il brasiliano avesse ascoltato l’ex compagno Motta, predestina­to alla panchina parigina, che già nella primavera del 2019 in un’intervista a Rmc spiegava: «Nella sua zona di campo, ci sono momenti in cui serve un passaggio veloce e altri il dribbling: il giorno in cui Neymar capirà che non deve permettere agli avversari di toccarlo, vincerà il Pallone d’oro». Parole sagge, ma forse è troppo tardi.

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