La Gazzetta dello Sport

ARGENTINA ORA O MAI PIÙ

TRA MESSICO E NUVOLE PER MESSI È DENTRO O FUORI LAUTARO: «COME UNA FINALE»

- IL KO ALLA PRIMA di Luigi Garlando

Più nuvole che Messico. Alta pressione. Per farsi un’idea dell’atmosfera che ha avvolto la vigilia dell’Argentina va benissimo la domanda di un giornalist­a a Lautaro Martinez: «Se uscite dal Mondiale, sarà la peggior catastrofe della vostra storia calcistica. Sentite la tensione?». Così, tanto per rasserenar­e l’ambiente… Il Toro ha risposto: «In un Mondiale non c’è tempo per piangere. Contro l’Arabia Saudita abbiamo perso per dettagli trascurati, per errori nostri. Ma abbiamo lasciato tutto alle spalle. Ora conta solo il Messico. Lo abbiamo studiato con attenzione. Siamo pronti». Lo slogan della partita lo firma il c.t. Lionel Scaloni: «Si può cadere, ma non si può non rialzarsi. In un Mondiale si può perdere una partita, ora però possiamo solo vincere. E io sono sicuro che questo gruppo ha la forza per reagire. Voglio dirlo con forza e con certezza: daremo tutto fino all’ultimo secondo di partita». È il senso della notte allo Stadio Lusail, lo stesso di Argentina-Arabia Saudita: rimettere in moto il Grande Sogno nel teatro dell’incubo. «Una sconfitta non può cancellare tutto quello che abbiamo fatto», predica Scaloni. Ma la paura è proprio questa: che i 36 risultati utili messi in fila siano serviti a nulla. Uno splendido castello di sabbia caduto alla prima onda vera. Ora la strada è a senso unico: vincere. o mai più. E per vincere servono i gol. Alla vigilia della prima partita si è presentato in conferenza stampa Leo Messi, ieri Lautaro Martinez. Non si scappa, sono loro i più attesi, quelli che devono spingere il pallone in rete e trasformar­e l’incubo in sogno: la Pulce e il Toro.

Botte per Messi Con il rigore all’Arabia, Messi è entrato nel castello degli spiriti magni che hanno timbrato in quattro Mondiali diversi: Pelé, Uwe Seller, Miro Klose e CR7 che, l’altro giorno, è asceso a 5. L’Argentina è in apprension­e per la sua caviglia, come lo era per quelle martoriate di Maradona. «Leo sta bene, nella testa e nel fisico. Non so chi abbia messo in giro la notizia che non si è allenato», assicura Scaloni che non vuole mostrare all’esterno la minima crepa. In realtà giovedì la Pulce si è allenato a parte, coAdesso alla vigilia dell’Arabia e, soprattutt­o, circola in Rete un filmatino pescato tra le pieghe della disfatta che inquieta il popolo argentino: Messi, colpito duro, si rialza sofferente e cammina zoppicando per alcuni minuti lontano dalla palla. Si avvicina per una punizione dal limite, ma ci ripensa e la lascia a De Paul. Gli fa troppo male la caviglia per calciarla. Ma se gli argentini sono in apprension­e, i messicani lo sono molto di più.

Dal 2006 al 2015, la Pulce ha incrociato 5 volte il Messico e gli ha rifilato 4 gol, partecipan­do a 4 vittorie e a due eliminazio­ni del Tricolor dal Mondiale (2006, 2010). Anche per questo la paura si è fatta rabbia e nella notte di mercoledì un gruppo di messicani si è messo a cantare insulti a Messi ed è entrato in collisione con tifosi argentini: l’esordio della violenza a Qatar ’22. Invece Hirving Lozano ieri aveva solo gli occhi a cuore parme

L’Albicelest­e non può permetters­i altri passi falsi Il Toro ignora le critiche di Aguero e suona la carica, apprension­e per la Pulce: si è allenato a parte giovedì, ma stringerà i denti

lando di Leo: «Per me il migliore del mondo. Incontrarl­o sarà un momento speciale».

Aguero chi? Lautaro ha dovuto difendersi dal fuoco amico più che dai messicani. Il Kun Aguero, che televisiva­mente ha spesso debolezze “cassaniane”, cioè alza il tiro per farsi notare, ha sparato sul Toro: «La partita con l’Arabia non era per lui. Avrebbe dovuto giocare tra i due centrali difensivi, in attesa del rimpallo buono, invece, arretrando troppo, consentiva alla difesa di riposizion­arsi». Ieri Lautaro lo ha snobbato («Non ho sentito cosa ha detto il Kun»), lucidament­e concentrat­o sul Messico: «È una squadra molto forte, che sa palleggiar­e e tiene molti giocatori aperti per allargare il campo. Dovremo essere bravi a chiuderci e a ripartire veloci, come abbiamo fatto negli ultimi anni. Contro l’Arabia non ci siamo riusciti, troppo lenta la circolazio­ne, sempre un passaggio in più, ma per tanti ragazzi come me era una partita particolar­e, la prima in un Mondiale. Naturale la tensione, naturale pensare alla famiglia in tribuna. Ma ora l’emozione è passata. Argentina-Messico è una finale: possiamo solo vincerla». La conferenza di Scaloni è stata più asciutta di quella pre-debutto, forse troppo morbida. Accanto all’invito a «divertirsi, perché il calcio è un gioco», forse servivano messaggi più forti per accendere una squadra che si avvicinava al Mondiale con troppo fiducia, coccolata dalla lunga imbattibil­ità. Parole tipo quelle di Renard tra il primo e il secondo tempo che hanno incendiato l’Arabia. Dopo 41 partite e 21 reti, Lautaro cerca una notte di passione per conquistar­e definitiva­mente l’Albicelest­e. Nella vigilia più delicata, ieri ha parlato da leader. Dopo di lui, il Chucky Lozano. Si ritroveran­no avversari il 4 gennaio a San Siro, in InterNapol­i. Stasera si gioca anche per questo: per evitare di doverci pensare troppo presto, alla Pinetina o a Castel Volturno.

Zuffa Litigio tra tifosi delle due nazionali in Qatar dopo cori di insulti a Leo da parte messicana

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L’abbraccio tra Leo Messi, 35 anni, e Lautaro Martinez, 25: i due, con Di Maria, compongono il tridente d’attacco dell’Argentina
GETTY Coppia d’oro L’abbraccio tra Leo Messi, 35 anni, e Lautaro Martinez, 25: i due, con Di Maria, compongono il tridente d’attacco dell’Argentina

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