La Gazzetta dello Sport

Harry ancora a secco Ora il centravant­i preoccupa Southgate

Superato il problema alla caviglia, non quello del gol: l’attaccante del Tottenham non segna più

- Di Davide Stoppini

Altro che numeri, altro che Rooney. Harry Kane è un carro armato che non si muove e non si sblocca. Cambia la faccia dell’Inghilterr­a, non quella dell’attaccante del Tottenham. Siamo al passo del gambero: la mossa in avanti era il recupero dall’infortunio alla caviglia che lo aveva tenuto in dubbio fino alla vigilia. I due passi indietro sono invece figli di un’altra partita senza reti nel curriculum. Strano per lui, strano pure per l’Inghilterr­a, rimasta appesa al primo set rifilato all’Iran lunedì scorso, che per una sera si è scoperta nuda lì davanti. Strano perché Kane non è tipo che lascia per strada troppi appuntamen­ti. Non lo è mai stato. Tanto che quando al minuto 93 sulla testa gli è capitato il pallone della vittoria, in pochi avrebbero scommesso su un errore.

Addio media

Errore, così è stato. Come pure dopo pochi giri di partita, su un’assistenza al bacio di Saka. Kane fermo al palo, il Mondiale in Qatar che si fa in salita almeno per lui. E un numero che comincia probabilme­nte a essere un peso, molto più che un obiettivo. Perché al centravant­i mancano giusto 2 gol per agganciare Rooney a quota 53 reti, così da diventare il miglior marcatore di sempre dell’Inghilterr­a. Wayne l’ha pure incoraggia­to, nei giorni scorsi: non è servito, almeno non ancora. Ripassare, please. Magari contro il Galles, nell’ultima gara del girone. Nel frattempo c’è da riaggiorna­re una media che tanto bene suonava, prima dell’arrivo a Doha. Kane era attaccante da un gol a partita, in una fase finale di una Coppa del Mondo, frutto delle 6 reti in 6 gare in Russia nel 2018. Di più: con l’Inghilterr­a aveva una media di 0,68 reti ogni 90 minuti, il migliore attaccante al mondo. Ecco perché due gare a secco, contro Iran e Stati Uniti, hanno il sapore di una preoccupaz­ione vera per il c.t. Southgate. Ecco pure perché bastava farsi un giro sui social, dopo la partita, per capire quanto i tifosi inglesi non fossero felici della sua prestazion­e. Eppure è rimasto in campo fino in fondo, segnale evidente di come il c.t. volesse spingerlo al gol, volesse anche regalargli più minuti possibili per trovare la migliore condizione. Kane è apparso lento. Ha girato spesso a largo dell’area di rigore. E ha fatto male anche lì, perdendo 12 palloni: peggio di lui, nell’Inghilterr­a, solo Shaw (14). «Ma un pareggio non è la fine del mondo – ha commentato lui -, ora pensiamo alla prossima partita. Certo, sappiamo tutti, io per primo, di poter giocare meglio. Ma è un pareggio al Mondiale: chi pensava che dopo la prima partita avremmo schiacciat­o tutti, era fuori strada. Siamo in una buona posizione nel girone, anche se non è stata la nostra miglior prestazion­e». Eufemismo. I quotidiani inglesi on line ieri sera già pungevano, nonostante una qualificaz­ione a portata di mano. Serve un’altra Inghilterr­a, per pensare in grande. Serve un altro Kane.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy