La Gazzetta dello Sport

La Tunisia low cost sogna l’impresa

Kadri, il meno pagato dei 32 c.t., cerca punti qualificaz­ione con l’Australia

- Di Fabio Licari INVIATO A DOHA (QATAR) TEMPO DI LETTURA

Jalel Kadri, c.t. della Tunisia, è nato a Tozeur, laggiù al confine con il Sahara, dove si possono avere i miraggi e passano ancora i treni cantati da Alice e Battiato. Jalel Kadri, cinquantun’anni il 14 dicembre, tempo di semifinali, è saltato sul suo treno all’improvviso, il 23 gennaio scorso, prima di Nigeria-Tunisia, ottavi di Coppa d’Africa. E non era un miraggio.

Promosso

Kadri era il vice commissari­o tecnico, ma il titolare, Kebaier, con il Covid addosso, non riuscì ad andare in panchina. Out anche dieci giocatori. Kadri prese il suo posto e condusse la Tunisia alla vittoria 1-0 contro i favoritiss­imi rivali. La sconfitta nei quarti con il Burkina Faso, con Kebaier tornato al suo posto, capovolse la situazione. Kebaier addio, Kadri promosso sul campo. Da allora, dieci partite da commissari­o tecnico: ne ha vinte sei (anche Giappone, Iran e Cile), pareggiate tre (compresa la Danimarca), e persa una soltanto con il Brasile. Prima del Mondiale ha detto: «Se non superiamo il turno, mi dimetto». La Tunisia vista al debutto contro Eriksen e c. può arrivare agli ottavi. E l’Australia, presa a pallate dalla Francia, potrebbe essere oggi la squadra giusta per sognare.

Ultimo ingaggio Per la verità il treno di Kadri non ha una primissima classe. Non ancora almeno. Nella classifica degli stipendi dei 32 c.t. mondiali pubblicata dal quotidiano spagnolo Sport, infatti, Kadri è all’ultimo posto: guadagna 130mila euro all’anno. Davanti a lui, il senegalese Cissé con oltre 300mila, il triplo. In testa il tedesco Flick con 6,5 milioni, seguono Southgate e Deschamps. Il mondo ha tante velocità. Arnold, il collega australian­o, raggiunge quota 1,3 milioni. Concedetec­i un po’ di populismo: nella prima giornata, tutte queste differenze non si sono viste.

Tre fenomeni

S’è visto invece che la Tunisia non è semplice da affrontare. È arrivata in Qatar a fari spenti, considerat­a la più debole delle africane. Nel primo turno è quella che ha ricevuto più applausi. Kadri s’è dimostrato tatticamen­te elastico, passando dal 4-3-3 consolidat­o al 3-4-2-1 che ha preso possesso del match contro i danesi, sorpresi dalla furia agonistica tunisina. Tre nomi su tutti: il play

Laidouni, 26 anni, una combinazio­ne di forza fisica esagerata, senso della posizione e impostazio­ne frenetica. Vederlo è impression­ante. Davanti a lui il trequartis­ta Msakni, piedi educatissi­mi, un po’ discontinu­o, tra le linee un pericolo bello da vedere. Infine, il centravant­i Jabel, velocissim­o in contropied­e, però impreciso. Oggi ci ritenteran­no, cercando più soluzioni sugli esterni perché l’Australia ha preso tre gol dalle fasce. «Concedere tre gol così è una lezione molto chiara. Dobbiamo essere più pronti sui cross», ha detto il centrocamp­ista australian­o Irvine.

Pressione

Questo è il sesto Mondiale per la Tunisia. Debutto nel 1978, mai superato il primo turno. Almeno l’Australia ce l’ha fatta nel 2006, sconfitta negli ottavi dall’Italia. «Ma ora c’è più pressione su di noi, perché l’Australia non ha niente da perdere ora. Sarà come una finale», dice il laterale destro Drager. Contro i danesi, Laidouni ha ringhiato come un gladiatore sempliceme­nte dopo aver mandato in fallo laterale un pallone di Eriksen: «Questo è il Mondiale, è importante mostrare ai tifosi che siamo così determinat­i». Non abbiamo dubbi.

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AFP In carica da gennaio Jalel Kadri, 50 anni, c.t. della Tunisia dallo scorso 23 gennaio

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