La Gazzetta dello Sport

L’EGEMONIA DELL’EUROPA NEL CALCIO MONDIALE DEVE ESSERE RISPETTATA

- ALESSANDRO DE CALÒ

differenza di quanto accade con gli equilibri geopolitic­i del pianeta, spostati sempre più sul fronte del Pacifico, il calcio restituisc­e la fotografia di un mondo saldamente eurocentri­co. I migliori giocatori di tutti i continenti devono per forza passare attraverso il calcio europeo se vogliono affermarsi, crescere di statura e arricchirs­i, in tutti i sensi. Gli ultimi campioni di livello mondiale, maturati lontano dall’Europa, sono stati Garrincha, Pelé, Zico, e in parte Falcao. Parliamo di un altro secolo. Tutti gli altri, compresi Maradona, Ronaldo, Weah, Ronaldinho, Messi, Neymar fino ai vari Mané, Salah e Vinicius sono arrivati da giovani nel Vecchio Continente e qui hanno vissuto o stanno vivendo gli anni migliori. Il

Brasile dell’altra sera ha fatto impression­e contro la Serbia, certo. Una Seleçao forte mentalment­e, dotata di grande tecnica, equilibrio, creatività. Neymar, toccato duro, mancherà almeno fino agli ottavi, ma si è vista una difesa solida. Già, la difesa. Alisson e i quattro in linea: Danilo, Marquinhos, Thiago Silva, Alex Sandro. Sono cresciuti o giocano ancora in Serie A. Del resto Paquetà l’abbiamo visto da vicino, e gli altri brasiliani sono tutti impegnati nei migliori campionati europei. Protagonis­ti non sempre felici, chiaro. Danilo e soprattutt­o Alex Sandro sono stati criticati per il loro rendimento in Italia. Qui si capisce cosa vuole dire Jorge Valdano quando sostiene che, nel calcio, «la squadra è uno stato d’animo». Non perché lo stato d’animo spieghi ogni cosa, ma perché influisce su

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