L’EGEMONIA DELL’EUROPA NEL CALCIO MONDIALE DEVE ESSERE RISPETTATA
differenza di quanto accade con gli equilibri geopolitici del pianeta, spostati sempre più sul fronte del Pacifico, il calcio restituisce la fotografia di un mondo saldamente eurocentrico. I migliori giocatori di tutti i continenti devono per forza passare attraverso il calcio europeo se vogliono affermarsi, crescere di statura e arricchirsi, in tutti i sensi. Gli ultimi campioni di livello mondiale, maturati lontano dall’Europa, sono stati Garrincha, Pelé, Zico, e in parte Falcao. Parliamo di un altro secolo. Tutti gli altri, compresi Maradona, Ronaldo, Weah, Ronaldinho, Messi, Neymar fino ai vari Mané, Salah e Vinicius sono arrivati da giovani nel Vecchio Continente e qui hanno vissuto o stanno vivendo gli anni migliori. Il
Brasile dell’altra sera ha fatto impressione contro la Serbia, certo. Una Seleçao forte mentalmente, dotata di grande tecnica, equilibrio, creatività. Neymar, toccato duro, mancherà almeno fino agli ottavi, ma si è vista una difesa solida. Già, la difesa. Alisson e i quattro in linea: Danilo, Marquinhos, Thiago Silva, Alex Sandro. Sono cresciuti o giocano ancora in Serie A. Del resto Paquetà l’abbiamo visto da vicino, e gli altri brasiliani sono tutti impegnati nei migliori campionati europei. Protagonisti non sempre felici, chiaro. Danilo e soprattutto Alex Sandro sono stati criticati per il loro rendimento in Italia. Qui si capisce cosa vuole dire Jorge Valdano quando sostiene che, nel calcio, «la squadra è uno stato d’animo». Non perché lo stato d’animo spieghi ogni cosa, ma perché influisce su