La Gazzetta dello Sport

LA GERMANIA NON FA PIÙ PAURA E NE HA MOLTA

- Di FILIPPO MARIA RICCI

La Germania ha paura. Una gran paura. L’ultima volta che ha affrontato la Spagna, due anni fa a Siviglia, ha perso 6-0. E domani sera a Doha la posta è ancora più alta: la nazionale che ha vinto il Mondiale del 2014 annichilen­do il Brasile a casa sua rischia di uscire di nuovo al primo turno. Cose mai viste. Impensabil­i. In Russia i tedeschi erano finiti quarti in un girone con Svezia, Messico e Corea del Sud. Joachim Löw aveva guadagnato troppo credito per poter essere allontanat­o e ha finito col trascinars­i penosament­e fino all’Europeo, chiudendo con la sconfitta contro l’Inghilterr­a negli ottavi. Doveva andar via dopo il set incassato dalla Spagna, ma non era chiaro chi potesse sostituirl­o. La scorsa estate è stato scelto Hansi Flick, che nella sua prima stagione col Bayern aveva vinto il triplete. Il cambio però non ha portato a grandi progressi. E per questo ora i tedeschi hanno paura. La nazionale sembra riflettere le difficoltà che sta attraversa­ndo il Paese, con i grandi problemi generati dalla distribuzi­one del gas, i treni che arrivano in ritardo e gli attriti sociali in pericolosa crescita. Anche nella squadra di Flick ci sono problemi simili, di rapporti, si parla di contrasti tra i giocatori del Bayern e quelli del Borussia, e d’infrastrut­ture: la mancanza di un centravant­i, i due terzini che vanno male come i treni della Deutsche Bahn, l’eccessivo credito concesso alle stelle del Bayern, l’acciaccato Neuer su tutti, ma anche Kimmich e Muller. Intoccabil­i, da Flick, che in nazionale non ha fatto altro che sposare e riproporre il blocco del suo Bayern, ma anche dalla stampa. Che sta contribuen­do a creare un clima assai complicato attorno alla nazionale: la Bild questa settimana ha lanciato un sondaggio sull’opportunit­à di ritirare la squadra dal Mondiale per protesta nei confronti del governo del Qatar.

Il tema dei diritti umani, simbolizza­to dalla fascia di capitano con la scritta “One Love” proibita ai giocatori ma indossata in tribuna a Doha dal Ministro dell’Interno Nancy Faeser, ha finito col travolgere la squadra oltre che dividere l’opinione pubblica. Altre nazionali, come l’Olanda, si sono espresse prima del torneo e poi si sono concentrat­e sul calcio. Thomas Müller ha chiesto di fare la stessa cosa ma nel camp della Germania il dibattito è più vivo che mai. E toglie energie a una squadra in riserva. Mercoledì notte dopo la sconfitta col Giappone la squadra si è riunita d’urgenza ed stata programmat­a una conferenza stampa di Flick per il giorno dopo. Ieri hanno parlato Brandt e Havertz, e il tema è sempre lo stesso: il timore che vive una nazionale abituata a incuterlo. Paradossal­mente domani la Germania rischia di uscire per mano della Spagna, un modello che negli ultimi anni ha cercato di scimmiotta­re nel gioco e nel modulo, con tanto di “falso nueve”. La Germania ha perso la strada, e ha paura di non saperla ritrovare. Chi l’avrebbe mai detto?

La nazionale riflette i problemi del Paese: attriti sociali e il tema dei diritti umani divide

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In crisi Hans-Dieter Flick, 57 anni, c.t. della Germania. Ha dato credito alle stelle del suo Bayern. Una fiducia che finora non ha pagato
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