La Gazzetta dello Sport

TRANQUILLI CI PENSA LEO

Un sinistro cambia la storia «Ora è un altro Mondiale»

- Di G.B. Olivero INVIATO A DOHA (QATAR)

essi&co o Messico? Perché in fondo è la solita, vecchia storia: un campione contro una nazionale, anche se il campione non è da solo e può godere dell’aiuto di tanti grandi giocatori. Però alla fine se sei Messi è sempre così: tu contro gli altri. Era lo stesso per Diego, che da lassù avrà benedetto quel rasoterra nell’angolino che cambia tutto e dipinge un quadro diverso, cancelland­o la bruttezza di un’ora di calcio povero e triste ed esaltando la grandezza che prescinde da ogni cosa: la condizione di forma, il contesto, la pressione. Messi ha ridato fiato a una nazione intera e ci è riuscito con una giocata sola. Le strade per sbloccare una partita brutta, sporca e cattiva potevano essere solo due: un’azione personale in dribbling o un tiro da fuori. Leo adesso non ha la brillantez­za per saltare gli avversari come faceva un tempo, ma la capacità di centrare la buca d’angolo come se giocasse a biliardo non la perderà mai. E così l’Argentina batte il Messico, raggiunge l’Arabia Saudita a quota 3 (scavalcand­ola per differenza reti) e si piazza a -1 dalla Polonia, che affronterà mercoledì. Per stare tranquilli, servirà un’altra vittoria. Ma adesso è diverso.

Paura Il gioco delle facce, prima del via, racconta solo grande tensione. E la partita si adatta in fretta al clima di grande paura: confusione tremenda, errori banali, tattica e tecnica di basso livello, occasioni da gol praticamen­te zero. Leo parte con un guizzo in mezzo a due avversari, sicurament­e sa che il primo pretendent­e al trono, Kylian Mbappé, ha appena aggiunto una riga al curriculum da presentare per il posto di miglior giocatore del mondo: 7 gol in 9 partite al Mondiale, Messi alla gara con il Messico arriva con lo stesso numero di reti, ma con 11 incontri in più. Il piede di Leo, però, ci mette un po’ a scaldarsi, forse condiziona­to dalla pochezza che lo circonda: nella ripresa, sullo 0-0, Messi tirerà malissimo una punizione, esattament­e come accaduto nel finale contro l’Arabia Saudita. L’Argentina è piena di “italiani” del presente o del passato: Lautaro, Di Maria, De Paul in campo, Paredes, Dybala, Pezzella, Molina e il Papu Gomez in panchina. L’inizio dell’ex centrocamp­ista dell’Udinese sembra la sagra dell’errore. Lautaro vaga per il campo un’oretta prima di essere sostituito da Alvarez. Lo juventino è un po’ più intraprend­ente, ma ha lasciato in albergo la valigia con i trucchi. Però è proprio Di Maria a servire a Messi la palla che Leo trasforma nel rasoterra del vantaggio. Il raddoppio nel finale di Enzo Fernandez serve solo a togliere pathos al recupero fissato da Orsato, ma è chiaro a tutti che senza la prodezza di Messi difficilme­nte l’Argentina avrebbe sbloccato la gara.

Il momento

Se la Seleccion vincerà il Mondiale, dovremo ricordarci di questo gol, di questo momento. Messi riceve palla e mentre la controlla sa già quale destino avrà la sua giocata. Non ha bisogno di pensare, di studiare la situazione, di valutare. «Era una partita in cui era complicato trovare il vantaggio perch*é il Messico gioca bene», ha detto Leo sul canale ufficiale Twitter dell’Argentina. «Nel primo tempo abbiamo giocato con tanta intensità, nel secondo abbiamo gestito meglio. Sapevamo che dovevamo iniziare un altro Mondiale e così è stato. Non possiamo più sbagliare».

Come Diego Con il gol di ieri, quindi, Messi ha ristabilit­o una piccola distanza con Mbappé (il francese, vista l’età, è destinato comunque a superarlo), ma soprattutt­o ha raggiunto Maradona che nei suoi quattro Mondiali aveva totalizzat­o 8 reti. E il bilancio è clamorosam­ente identico, quasi a voler fornire un ulteriore argomento di discussion­e agli amanti del paragone: 8 gol in 21 partite per Diego, 8 gol in 21 partite per Leo. Più in alto nella storia dell’Argentina c’è solo Gabriel Batistuta a quota 10. In realtà l’obiettivo di Messi è alzare la stessa coppa che sollevò al cielo Maradona a Città del Messico, dopo la finale vinta 3-2 contro la Germania Ovest nel 1986. Messi finora è arrivato all’ultimo atto nel 2014 perdendo 1-0 contro la Germania. Esattament­e come era accaduto a Maradona nel 1990. Insomma, la rincorsa continua. E Leo è carico come non era mai stato: con la maglia dell’Argentina segna da sei gare consecutiv­e. E non ha nessuna intenzione di fermarsi.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy