MURO BRASILIANO Non solo spettacolo Thiago Silva guida una super difesa
Alisson, zero parate con la Serbia. Ma ora Danilo è ko
L’anima è rimasta uguale, dalla metà campo in avanti il Brasile conserva lo spirito giocoso, si lascia ispirare dalla “ginga”, l’indefinibile sentimento delle movenze, traslato dall’Africa. Richarlison ha detto che il suo secondo gol alla Serbia, controllo volante e semirovesciata, gli era già riuscito in allenamento, nella settimana pre-Mondiale a casa Juventus, ma certi gol non basta prepararli, bisogna sentirli e averli dentro di sé. Richarlison, Vinicius, Neymar, Rodrygo e lo stesso Paquetà, quando avanza, tengono alto lo stile “brasileiro”, anche perché hanno alle spalle mezza squadra che li tutela.
Che numeri
La scommessa di Tite è impegnativa: mettere in sicurezza il Brasile, permettergli essere se stesso, senza perdere la sua sicurezza. In parte il commissario tecnico ha già vinto, il numero dei gol subiti nelle qualificazioni mondiali spiega perché: appena 5 reti incassate in 17 partite, a fronte di 40 segnati. Quattro dei gol presi sono stati ininfluenti. Se allarghiamo lo sguardo alle 77 partite complessive dell’era Tite, in carica dal 2016, il dato si consolida: appena 30 gol incassati e 172 realizzati. Numeri che racchiudono l’essenza del “titismo”, far ballare il Brasile senza farlo cadere, come capitava in passato. Con Tite la Seleçao viaggia alla media di 0,39 gol subiti a match. Per contro, la media delle reti segnate è di 2,23 a gara. Un saldo positivo tale per cui, con approssimativa logica statistica, si può dire che il Brasile parta ogni volta da 2-0. Appena cinque le sconfitte, due pesanti: il 2-1 contro il Belgio ai quarti del Mondiale 2018 in Russia e la finale di Copa America persa al Maracanà per 1-0 contro l’Argentina nel 2021. Per questo la sua missione è incompiuta, gli manca il risultato forte di un Mondiale, la Copa America vinta nel 2019 in finale contro il Peru non basta.
Che difensori «Mi sto godendo la miglior versione di me stesso», ha detto Thiago Silva. Il capitano del Brasile ha 38 anni, ma non li dimostra. Tiene assieme la linea difensiva, con Marquinhos al suo lato, e con Danilo, ora infortunato, e Alex Sandro come terzino. Davanti a loro il quinto difensore, quello “occulto”, Casemiro centrocampista di barriere. Giovedì contro la
Serbia questo quintetto base non ha concesso un tiro in porta alla Serbia. Zero assoluto, Alisson spettatore. Alisson titolare e Ederson sua riserva, anche in fatto di portieri il Brasile non è messo male. Ora si pone il problema di sostituire Danilo, nel ruolo di esterno basso a destra, domani contro la Svizzera.
Sostituire Danilo
Non sarà facile scegliere perché i due candidati hanno caratteristiche diverse. Eder Militao del Real Madrid assicura maggior tenuta difensiva; il 39enne Dani Alves interpreta il ruolo con più libertà, ama avventurarsi sulla fascia. Eder sarebbe una scelta razionale, in linea con il “titismo”, ma se Tite ha chiamato il 39enne Dani Alves ci deve essere un motivo che va oltre l’esperienza e la voglia di vincere, qualità che tutti riconoscono al terzino ex Juventus. Certo, se giocasse Dani Alves, la difesa della Seleçao sommerebbe 136 anni in quattro: Dani 39 anni, Thiago 38, Marquinhos 28, Alex Sandro 31 per un’età media di 34, che con Eder Militao (24) scenderebbe a 30. La ragione dice Eder Militao, il sentimento porta a Dani Alves.