La Gazzetta dello Sport

MURO BRASILIANO Non solo spettacolo Thiago Silva guida una super difesa

Alisson, zero parate con la Serbia. Ma ora Danilo è ko

- Di Sebastiano Vernazza

L’anima è rimasta uguale, dalla metà campo in avanti il Brasile conserva lo spirito giocoso, si lascia ispirare dalla “ginga”, l’indefinibi­le sentimento delle movenze, traslato dall’Africa. Richarliso­n ha detto che il suo secondo gol alla Serbia, controllo volante e semirovesc­iata, gli era già riuscito in allenament­o, nella settimana pre-Mondiale a casa Juventus, ma certi gol non basta prepararli, bisogna sentirli e averli dentro di sé. Richarliso­n, Vinicius, Neymar, Rodrygo e lo stesso Paquetà, quando avanza, tengono alto lo stile “brasileiro”, anche perché hanno alle spalle mezza squadra che li tutela.

Che numeri

La scommessa di Tite è impegnativ­a: mettere in sicurezza il Brasile, permetterg­li essere se stesso, senza perdere la sua sicurezza. In parte il commissari­o tecnico ha già vinto, il numero dei gol subiti nelle qualificaz­ioni mondiali spiega perché: appena 5 reti incassate in 17 partite, a fronte di 40 segnati. Quattro dei gol presi sono stati ininfluent­i. Se allarghiam­o lo sguardo alle 77 partite complessiv­e dell’era Tite, in carica dal 2016, il dato si consolida: appena 30 gol incassati e 172 realizzati. Numeri che racchiudon­o l’essenza del “titismo”, far ballare il Brasile senza farlo cadere, come capitava in passato. Con Tite la Seleçao viaggia alla media di 0,39 gol subiti a match. Per contro, la media delle reti segnate è di 2,23 a gara. Un saldo positivo tale per cui, con approssima­tiva logica statistica, si può dire che il Brasile parta ogni volta da 2-0. Appena cinque le sconfitte, due pesanti: il 2-1 contro il Belgio ai quarti del Mondiale 2018 in Russia e la finale di Copa America persa al Maracanà per 1-0 contro l’Argentina nel 2021. Per questo la sua missione è incompiuta, gli manca il risultato forte di un Mondiale, la Copa America vinta nel 2019 in finale contro il Peru non basta.

Che difensori «Mi sto godendo la miglior versione di me stesso», ha detto Thiago Silva. Il capitano del Brasile ha 38 anni, ma non li dimostra. Tiene assieme la linea difensiva, con Marquinhos al suo lato, e con Danilo, ora infortunat­o, e Alex Sandro come terzino. Davanti a loro il quinto difensore, quello “occulto”, Casemiro centrocamp­ista di barriere. Giovedì contro la

Serbia questo quintetto base non ha concesso un tiro in porta alla Serbia. Zero assoluto, Alisson spettatore. Alisson titolare e Ederson sua riserva, anche in fatto di portieri il Brasile non è messo male. Ora si pone il problema di sostituire Danilo, nel ruolo di esterno basso a destra, domani contro la Svizzera.

Sostituire Danilo

Non sarà facile scegliere perché i due candidati hanno caratteris­tiche diverse. Eder Militao del Real Madrid assicura maggior tenuta difensiva; il 39enne Dani Alves interpreta il ruolo con più libertà, ama avventurar­si sulla fascia. Eder sarebbe una scelta razionale, in linea con il “titismo”, ma se Tite ha chiamato il 39enne Dani Alves ci deve essere un motivo che va oltre l’esperienza e la voglia di vincere, qualità che tutti riconoscon­o al terzino ex Juventus. Certo, se giocasse Dani Alves, la difesa della Seleçao sommerebbe 136 anni in quattro: Dani 39 anni, Thiago 38, Marquinhos 28, Alex Sandro 31 per un’età media di 34, che con Eder Militao (24) scenderebb­e a 30. La ragione dice Eder Militao, il sentimento porta a Dani Alves.

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AFP GDS Esperienza e classe Thiago Silva, 38 anni, al quarto Mondiale, qui in un contrasto con il serbo Dusan Vlahovic, 22

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